Risoluzione "Estrela". Lettera aperta al Partito Democratico

Associazioni femminili milanesi, e non solo, con una lettera aperta chiedono conto al PD della sua posizione in tema di aborto, contraccezione e procreazione medicalmente assistita dopo la bocciatura della risoluzione "Estrela", grazie al voto contrario dei popolari, delle destre, dei conservatori e di europarlamentari cattolici del Partito Democratico. È arrivato il tempo che i partiti assumano le proprie responsabilità.
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Risoluzione Estrela
È partita da Milano la campagna in difesa dei diritti sessuali e riproduttivi, dopo che il Parlamento Europeo ha rigettato la risoluzione dell'eurodeputata socialista del gruppo S&D, Edithe Estrella, volto a incoraggiare un'educazione sessuale adeguata e una lotta decisa contro ogni discriminazione di genere. La risoluzione è stata bocciata grazie al voto contrario dei conservatori, dei popolari, delle destre e quello determinante dei cattolici del PD che fanno parte dello stesso gruppo S&D: 334 no e 35 astenuti.

Uno scontro fra le forze laiche e quelle conservatrici che ha portato al boicottaggio del rapporto  sulla “salute e diritti sessuali e riproduttivi” negando il diritto all'aborto sicuro e legale all’interno degli stati membri. L’eurodeputata chiedeva, tra gli altri punti, alle nazioni dell'Unione  Europea non soltanto di “garantire che i professionisti sanitari che praticano l’aborto e svolgono servizi connessi all’aborto, non siano perseguibili o penalizzati in virtù di strumenti di diritto penale per aver prestato tali servizi”, ma anche di garantire a tutte le donne l’accesso ai servizi sanitari per contraccezione, educazione sessuale e pianificazione familiare.

Ben 35 gli astenuti tra cui molti eurodeputati del Partito Democratico, tutti di provenienza cattolica. Fra questi le eurodeputate del Pd, Patrizia Toia e Silvia Costa, il capo¬gruppo David Sassoli, Mario Pirillo, Franco Fri¬go e Vittorio Prodi.
Come ha sostenuto il leader del gruppo ‘SD’, Hannes Swoboda : “sono inorridito. In varie occasioni l’assemblea aveva riconosciuto il diritto per tutti di fare le proprie scelte informate e responsabili sulla vita sessuale e riproduttiva, compreso il diritto all’aborto”. Un voto con cui popolari, conservatori e destre, con l’apporto decisivo dei cattolici del Pd, ha concluso Swoboda, “gettano via anni di progressi in materia di diritti delle donne”.

Marzia Frateschi



Su iniziativa di alcune associazioni, è partita da Milano una campagna diretta a:
  chiedere conto al PD della propria posizione in tema di aborto, contraccezione e procreazione medicalmente assistita, alla luce della vicenda Relazione Estrela;
 sensibilizzare le italiane e gli italiani sugli effetti di una politica delle istituzioni di stampo confessionale;
 informare le elettrici e gli elettori del prossimo Parlamento Europeo sulle posizioni prese dai deputati italiani il 10 dicembre 2013 in tema di diritti delle donne.


LETTERA APERTA

Milano, 11 dicembre 2013
Onorevoli Deputate italiane, Onorevoli Deputati italiani Gruppo S&D
Segreteria Nazionale del Partito Democratico

In Italia diritti sabotati e in Europa diritti negati:
una certa politica che odia le donne

Gentili tutte e tutti,
come associazioni e organizzazioni che da anni si impegnano con serietà e professionalità, nonostante i pochi mezzi, a garantire che le giovani e le donne vivano in condizioni di parità, abbiamo organizzato una mobilitazione tra ottobre e dicembre 2013 al fine di supportare la Relazione Estrela.

Con due serie di appelli abbiamo chiesto alle deputate e ai deputati del Parlamento Europeo di approvare il documento sia nella versione del 22 ottobre che in quella del 3 dicembre 2013, nonostante la discriminazione operata contro lesbiche e persone trans.

Gli esiti della Plenaria del 10 dicembre 2013 hanno dimostrato che l’Istituzione europea che dovrebbe garantire anche la difesa della salute delle donne europee (e delle persone LGBT), sollecitando gli Stati Membri a implementare una legislazione che garantisca il diritto a vivere una sessualità informata e a scegliere liberamente e in sicurezza se interrompere la gravidanza, ha tradito la propria missione.
  
Come si argomentava nelle motivazioni della Relazione, era fondamentale che il PE si ergesse a difesa dei diritti delle donne, visto che “l'attuale contesto politico ed economico minaccia il rispetto della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi. Con la crisi finanziaria e la recessione economica...gli Stati membri tendono ad accelerare la privatizzazione dei servizi sanitari e a ridurre l'accesso e la qualità dei servizi stessi” e “l'opposizione alla liberta di scelta sta diventando più forte e più vigorosa”.

Alcune deputate e deputati italiani in particolare, si sono distinti per aver ritirato il proprio voto e aver contribuito a spaccare la posizione del gruppo europeo della relatrice: Silvia Costa, Franco Frigo, Mario Pirillo, Vittorio Prodi, David Sassoli e Patrizia Toia, cui si aggiungono altre 5 astensioni, tutte all’interno dello stesso gruppo parlamentare europeo.

È a loro e al Partito Democratico che ci rivolgiamo perché ci venga reso conto.

Solo pochi mesi fa, a giugno 2013, lo stesso PD aveva presentato e sostenuto la MOZIONE 1/00074 alla Camera, ottenendone l'approvazione ed impegnando così il governo a "predisporre, nei limiti delle proprie competenze, tutte le iniziative necessarie affinché nell'organizzazione dei sistemi sanitari regionali si attui il quarto comma dell'articolo 9 della legge n. 194 del 1978, nella parte in cui si prevede l'obbligo di controllare e garantire l'attuazione del diritto della donna alla scelta libera e consapevole" ed affermando che l'obiezione di coscienza non può essere esercitata a detrimento del diritto alla salute delle donne.

Vorremmo un chiarimento sulle posizioni del PD in materia di interruzione volontaria di gravidanza, educazione sessuale e salute riproduttiva. Ne terremo conto, in vista delle prossime elezioni europee del 2014.

La relazione era il risultato di un ampio lavoro di composizione di risposte ai bisogni delle donne e delle giovani donne, a prescindere dallo status sociale, dall'età, dall'orientamento sessuale, dall'identità di genere, dall'origine etnica, dalla disabilità, dalla religione o dalle convinzioni individuali.

Il testo rigettato conteneva, oltre alla questione dell’aborto, una serie di indirizzi, peraltro non vincolanti per i Paesi Membri, ma essenziali per la politica dell’UE, in materia di salute sessuale e riproduttiva: accesso alla contraccezione, educazione sessuale completa e su misura per gli adolescenti, prevenzione e cura delle infezioni sessualmente trasmissibili, lotta alla violenza in relazione ai diritti sessuali e riproduttivi, aiuti pubblici allo sviluppo.

Come italiane e italiani sapete molto bene che in materia di interruzione volontaria di gravidanza, l’altissima percentuale di obiettori di coscienza limita gravemente, fino ad impedire in certe situazioni, l’esercizio del diritto all’IVG favorendo di fatto il ritorno all’aborto clandestino.

Sapete anche che in materia di educazione sessuale il nostro Paese dimostra un pericoloso vuoto formativo e che il modello culturale vincente già dalle scuole primarie è quello veicolato ai media e al web, machista e omofobico, e che lo stesso è alla base dei fenomeni del bullismo, della prostituzione infantile, degli stupri di gruppo, dell’aumento delle malattie a trasmissione sessuale.

Allora , come appartenenti a un gruppo europeo che tanto ha fatto per mantenere l’Europa sui binari della laicità e del progresso dei diritti civili contro le discriminazioni
ci chiediamo e vi chiediamo

PERCHÈ
negare alle donne europee il diritto all’autodeterminazione?
votare in pieno ed aperto contrasto con una legge della Repubblica Italiana?
boicottare la parità di genere, uno dei principi fondativi dell’Unione Europea?
rendere l’Europa una fortezza sessuofobica ed avversa alla laicità?
irrobustire le fila della posizioni di destra e di estrema-destra?




Le Associazioni che esigono una risposta
Associazione Amici della Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni
Associazione per una Libera Università delle Donne di Milano
Associazione Casa delle Donne di Milano
Tavolo Consultori del Comune di Milano
Associazione Usciamo dal Silenzio
Donne e Cultura Comitato x Milano Zona 3
La Città delle Donne di z3xmi.it
L'Ombelico associazione onlus
Nonsolocicogna, associazione post adozione
Consultorio CED di Milano
Consultorio Cemp di Milano
Associazione Italiana per l’Educazione Demografica Pisa
Collettivo Donne e Diritto di Milano
ArciLesbica Associazione Nazionale
Centro Progetti Donna (CPD)
Progetto Rebeldia ex-Colorificio Liberato
Circolo Carlo Rosselli - Milano

Gruppo UDI ‘Donnedioggi’- Cernusco e Martesana


Per informazioni e adesioni:

salutedirittosessuale.wordpress.com
salutedirittosessuale@gmail.com

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Re: Risoluzione
20/12/2013 VINCENZO ROBUSTELLI
Ma la lettera aperta al PD ha trovato l'indirizzo visto nel frattempo ha cambiato nome e ha preso quello di DC?
Non perdiamo tempo a chiedere conti a chi sa farli per gli interessi del proprio blocco sociale e ha tra gli alleati di governo, fondamentali per la sua sopravvivenza, tipi come Giovanardi, Formigoni, Lupi, Quagliarello. Un misto di omofobia, xenofobia, ciellismo, antifemminismo, oscurantismo.
Se poi mettiamo quelli dentro lo stesso PD come si dice abbiamo fatto centro.
Pertanto non perdiamo tempo con lettere, appelli e facciamo propaganda verso i cittadini avendo il coraggio di indicare senza mezzi termini le responsabilità del PD.
Le stesse che ritroviamo sui problemi del lavoro, occupazione, precariato.
Vedi per ultimo le uscite di Renzi e Letta sull'Art 18


Re: Risoluzione
18/12/2013 Giuseppe Maria Greco
Credo che il PD debba riflettere e decidere cosa intende per diritto della persona. Se il diritto procede dall'idea che il singolo ne ha sulla base delle scelte di vita sue e di coloro di cui è il riferimento elettorale oppure sulla base delle necessità delle persone (tutte) che rappresenta in quanto corresponsabile del benessere collettivo.Deve decidere se è giusto, per un suo rappresentante, porre la discriminante della propria fede oppure assumersi la responsabilità anche di coloro che, senza offendere alcuna legge dello stato, hanno una visione della vita diversa oppure una condizione di vita che non gli permette di far prevalere quella che hanno.


 
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