“Piccolo uovo. Maschio o femmina?”

È in libreria la nuova avventura di "Piccolo uovo", albo illustrato per bimbi 0-6 anni. Un testo delicato che affronta con grazia e senza pregiudizi o soluzioni preconfezionate, la difficile questione sugli stereotipi di genere.

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Dopo il tema delle famiglie e quello difficile della ricchezza intesa come ricerca della felicità, noi de Lo Stampatello ci eravamo riproposte di trattare un'altra questione che ci stava molto a cuore: gli stereotipi di genere.

Bello affrontarli con i bambini in età prescolare, ancora per la maggior parte al riparo da pregiudizi di sorta. Ma difficile, perché si trattava di non dire anziché suggerire, di conservare libero anziché instradare.
I bambini piccoli hanno bisogno di categorie per appropriarsi del mondo che li circonda, indagano la realtà e imparano che ci sono i maschi e le femmine che hanno caratteristiche diverse, ma quando lo sguardo si allarga e passa dalle forme del corpo a tutto ciò che li circonda, il rischio è che questa categorizzazione coinvolga aspetti della vita che pensiamo debbano rimanere liberi, aspetti del sociale come i mestieri o le attività all’interno della famiglia, che è venuto il momento di liberare da categorie di genere.

Se osserviamo il mondo, tante volte la mamma ha il grembiule e il papà usa il trapano, ancora troppe volte, visto quanti papà sarebbero stati più felici indossando il grembiule o mamme usando il trapano.
La sfida era portare i bambini a interrogarsi sulla categoria maschio o femmina senza che fossero portati ad associare i generi ad attività specifiche, in modo che crescendo si potessero sentire liberi di seguire le proprie inclinazioni senza sentirsi minacciati nella loro identità di genere.
Piccolo uovo non è ancora nato, è un prima, la sua posizione privilegiata di spettatore è quella del bambino che osserva il mondo degli adulti senza ancora farne parte, con la saggezza di chi ancora è libero. E’ già un maschio oppure una femmina, ma ancora non sa se l’uno o l’altra; ha già una sua identità di genere ma ancora non la conosce, non sa cosa questa comporterà.

Per questo vedremo piccolo uovo muoversi libero e felice tra le attività tradizionalmente attribuite a uno o all’altro dei due sessi: guida l’aereo, cambia i pannolini, cucina, avvita, danza, dirige l’orchestra, si trucca… ed è sempre lui (o lei).
Che sia un maschio o che sia una femmina possiede in se le potenzialità per ognuna di queste attività.

Il libro è stato accolto con entusiasmo soprattutto dagli insegnanti delle materne, è un libro aperto, come tutti i “Piccolo uovo”, che non propone soluzioni preconfezionate ma si presta come strumento per lavorare con i bambini a partire dalle loro osservazioni e che vuole stimolarli a parlare di se piuttosto che spingerli ad aderire ad un modello calato dall’alto.
È interessante osservare come la pressione sociale già a quest’età abbia nella categorizzazione un peso maggiore perfino rispetto alla grammatica del linguaggio. Piccolo uovo, che di fatto è neutro, in italiano risulta maschile perché il termine uovo è maschile. Dovrebbe dunque succedere che i bambini vedano in lui (o in lei) un maschio più facilmente che una femmina.

Ma una volta letto il libro, il mescolarsi delle attività tradizionalmente da maschio e da femmina li porta a dire il più delle volte: “è una femmina” perché risulta loro più facile immaginare una femmina che fa cose da maschio che non viceversa. Sappiamo infatti che la pressione sociale (e soprattutto familiare) sulla necessità che un maschio aderisca a un modello socialmente approvato e dominante è molto più forte nella nostra cultura di quella esercitata su una femmina, che invece si sottrae a un modello socialmente sottomesso.

Sopravvive l’idea della supremazia maschile, legata a posizioni di potere nel sociale, anche se una cultura individualista e competitiva come la nostra consente alle femmine di darsi alla scalata di questo modello, a patto di non sovvertire lo schema sociale (restano cose da maschio fatte da una femmina). Eppure sappiamo - come disse Nelson Mandela - che “l’oppressore e l’oppresso sono entrambi derubati della loro umanità”.
Sarebbe interesse della società tutta liberare i generi da uno schema sessista che sottolinea i rapporti di potere molto più delle meravigliose potenzialità di ogni singolo individuo.
E ciò ci racconta più di ogni altra osservazione il perché di questo libro.


“Piccolo uovo. Maschio o femmina?”
di Francesca Pardi
illustrato da Altan, pubblicato da Lo Stampatello
reperibile in tutte le librerie (di solito su ordinazione) oppure direttamente on line

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