Doris Lessing: lezioni di libertà

A distanza di una settimana dalla scomparsa, desideriamo ricordare la scrittrice britannica Doris Lessing, che il 17 novembre 2013, all’età di 94 anni, si è spenta nella casa londinese in cui risiedeva da più di  mezzo secolo.


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DORIS LESSING web
Doris ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 2007 ed è stata definita “cantrice dell’emancipazione femminile, che con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una società divisa”. Ha scritto oltre 50 libri, tra romanzi, racconti, novelle, poesie: ricordiamo L’erba canta, Il taccuino d’oro, Il diario di Jane Somers (pseudonimo della scrittrice), Il sogno più dolce, oltre ai due volumi autobiografici Sotto la pelle e Camminando nell’ombra.

Doris Lessing è stata una donna libera, indipendente, appassionata e anticonformista: «Ho avuto la possibilità di essere più libera di molti altri perché sono una scrittrice, dotata di quella formazione psicologica propria di chi scrive, che ti pone a una certa distanza dalle cose che tratti. L’intero processo della scrittura consiste nel prendere le distanze».

La Lessing ha saputo dimostrare e anche motivare questa libertà soprattutto in un breve scritto intitolato Le prigioni che abbiamo dentro: si tratta di una raccolta di cinque lezioni sulla libertà, trasmesse dal programma radiofonico canadese “Ideas” nel 1985, in cui la scrittrice, partendo dal ricordo degli anni d'infanzia vissuti nella Rhodesia del Sud, riflette sulle dinamiche di gruppo nell’era della comunicazione di massa.

A suo parere, la gente in Occidente può vivere una vita intera senza mettere in discussione la propria immagine di autocompiacimento e finisce per essere esposta a ogni forma di pressione al conformismo e all’omologazione: «Noi siamo molto facili da manipolare, siamo manipolati dai media e non siamo così liberi come pensiamo e speriamo di essere; molte delle scelte che facciamo non sono affatto libere», ha commentato durante una conferenza tenuta a Mantova nel 2004, in occasione del Festival di Letteratura.

Doris Lessing e il Nobel per la Letteratura ricevuto nel 2007,
quando Philip Roth era considerato il favorito.
Lei aveva già 88 anni e commentò con ironia:
"Visto che non possono assegnare il Nobel a un morto,
penso che abbiano scelto me perché temevano morissi
prima di avere un'altra occasione"
.

 
Particolarmente interessante l’idea degli individui “iconoclasti”, dotati di una mente libera, capaci di influenzare il corso degli eventi. Lessing porta un esempio antichissimo: «Akhenaton, faraone egiziano vissuto circa 1350 anni prima di Cristo, era un uomo libero che non amava la religione di Stato, ossessionata dalla morte e dal culto degli dei, per metà animali e per metà uomini, impartito da sacerdoti lugubri e oppressivi. Egli sostituì a quella tetra religione una religione gioiosa, fondata sull’amore e su un solo dio. Il suo regno durò pochi anni e poi tornarono i vecchi sacerdoti. Akhenaton fu chiamato l’Eretico e il Grande Criminale e presto fu dimenticato (Thomas Mann lo riporterà alla memoria nel romanzo Giuseppe e i suoi fratelli). Il faraone, anche se era solo, aveva creduto nella libertà e nella possibilità di fare qualcosa contro la “mastodontica macchina del sacerdozio e dello Stato»

Lessing afferma intelligentemente che i fanatici, i bigotti, come anche i tiranni, hanno tutti una caratteristica che li accomuna: non sono capaci di ridere di se stessi. A tale proposito osserva: «La risata è qualcosa di molto potente: solo le persone civili, libere ed emancipate sanno ridere di se stesse».

La cosa più importante che Doris Lessing ci ha insegnato con le sue opere, le sue lezioni e le sue esperienze di vita è che libertà significa conoscenza: «Approfittare della nostra libertà significa esaminare le idee, da qualunque parte provengano, per vedere come possano utilmente contribuire alla nostra vita e a quella delle società in cui viviamo».

Marco Menna

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