A teatro e al cinema…a piedi: Sole a catinelle

Checco Zalone sbanca il botteghino. C’è da chiedersi perché.


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sole a catinelle checco zalone

Se un film incassa quasi 50 milioni di euro, record italiano assoluto, e 7 milioni di spettatori una ragione ci deve essere. Anche il più tenace degli snob non può sottrarsi all’interrogativo sulla ragione di tale successo.

Gli ingredienti sono quelli della commedia all’italiana: la famiglia, un bambino di 10 anni che più simpatico non si può, la crisi del mondo del lavoro, la finanza truffaldina, i paesaggi del Bel Paese, dal Veneto al Molise, dalla Toscana alla Liguria di Portofino. Una trama esile esile, quasi scevra di oscenità, non ci sono scene di sesso, solo qua e là qualche parolaccia ben dosata. Pochissime allusioni. Un film confezionato per le famiglie.

Non mancano invece i luoghi comuni. Il film è stracolmo di luoghi comuni: l’ottimismo rampante, lo spettro del comunismo, il berlusconismo, il dio denaro che tutto compra e risolve, l’italietta di sempre, becera e cafona.

C’è poi il dottor Luca Pasquale Medici, in arte Checco Zalone, con la sua maschera di perfetto italiano furbo quanto basta, ma anche generoso e un po’ ingenuo. Una sorta di Alberto Sordi, ma meno cattivo, meno sarcastico. Zalone non è una sprovveduto, è un comico naturale, possiede la maschera e la vis dei grandi comici. Ammicca, gioca con la lingua italiana, la infarcisce di pugliesismi così come hanno fatto prima di lui Abatantuono e Banfi. E’ naturalmente qualunquista, con una grande dote di autoironia. E’ persino spiazzante, a volte.

Il titolo del film è un perfetto ossimoro e anche questo la dice lunga sulla capacità di confezionare un prodotto da 50 milioni di euro.

Senza fare bieco sociologismo, la banda Zalone conosce i gusti del pubblico, li vezzeggia, dà al pubblico quello che il suo pubblico si aspetta: novanta minuti di spensieratezza. E in questi tempi bui non è poco.

Fatte le debite differenze, torna alla memoria “I dimenticati” (1941) di Preston Sturges, un bel film americano in cui i detenuti di un carcere superano momentaneamente le durezze della loro condizione guardando un film di Topolino.

In sala, il pubblico ride ad ogni battuta, a volte, la risata precede la battuta stessa perché Zalone previene tutti con lo sguardo, con una smorfia ben dosata.

Non abbiamo il coraggio di consigliarvi la visione. Fate voi. C’è però da meditare.


Sole a catinelle
di Gennaro Nunziante
con Checco Zalone, Robert Dancs, Aurore Erguy, Marco Paolini
Italia 2013

In programmazione nei cinema Arcobaleno e Plinius

(Massimo Cecconi)



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