Andar per mostre: Arte Natura Poesia. Interventi a Morterone 2013

Dalla seconda metà degli anni ’80, il comune di Morterone, tra i meno abitati d’Italia, ospita un museo a cielo aperto di opere di arte contemporanea. Curiosa e originale contaminazione tra cultura e natura che merita un approccio non prevenuto. ()
Valsassina luglio 2013 Ciussi web
In apertura: Carlo Ciussi, Senza titolo

Accade a volte che il comune di Morterone assurga agli onori delle cronache per via della sua vocazione ad essere il comune italiano con meno abitanti. Attualmente si colloca al secondo posto con 37 abitanti, ognuno dei quali ha a disposizione una bella fetta di territorio. Densità: 2,7 abitanti per chilometro quadrato. Belli comodi, in un paesaggio mozzafiato.
La strada da Ballabio (quindi ci troviamo all’imbocco della Valsassina) si inerpica per quindici chilometri tornante dopo tornante, spesso si stringe ai limiti della doppia circolazione e finalmente sfocia in un verdissimo altopiano ai piedi del Monte Mani e del Resegone, giusto alle spalle di Lecco, laggiù in fondo, almeno mille metri sotto.

Dalla metà degli anni ‘80, grazie alla passione di alcuni amici dell’arte, confluiti poi nell’Associazione Amici di Morterone animata dalla famiglia Invernizzi, soprattutto nel periodo estivo la località si trasforma in un autentico museo a cielo aperto, abitato da decine di sculture, di installazioni e di opere d’arte che vanno a collocarsi, in un’evidente quanto benefica forzatura, nel contesto di un ambiente naturalisticamente incontaminato con poche case sparse e, come detto, con pochissimi abitanti residenti.
Le opere d’arte, oltre trenta, sono disseminate nel vasto territorio del comune, con una concentrazione significativa nella Località Centro e un cuore operativo nel Palazzo comunale giustamente contrapposto alla chiesa a significare forse colloquio tra i poteri.
Nello stesso Palazzo Comunale, sino a fine agosto, è anche ospitata la mostra “Marines-Morterone: meme combat”, una selezione di opere del minimalismo americano provenienti dalla collezione Billarant, esperti d’arte parigini.

La mostra a cielo aperto, invece, si è arricchita nel corso degli anni di opere importanti, ormai stanziali, che trovano collocazione, non solo simbolica, sulle facciate delle case (Pino Pinelli, Bruno Querci, Nelio Sonego, tra gli altri), nei prati scoscesi e assolati, tra gli alberi della fitta vegetazione boschiva come la colonna di Lucilla Catania. Sculture e installazioni disseminate nello spazio, tra cui opere di Rudi Wach, Uhrich Ruckriem, Igino Legnaghi, Mauro Staccioli, Carlo Ciussi, David Tremlett, Michel Verjux ed altri ancora.

Le nuove installazioni sono paradigmatiche.
Nella citata Località Centro si collocano quattro opere “Senza titolo” (una è riprodotta in apertura di articolo) di Carlo Ciussi, artista friulano scomparso lo scorso anno. Quattro sculture  in acciaio cor-ten che sembrano collegare la terra al cielo, minimaliste quanto basta per essere ridotte all’essenzialità, senza prevaricare il territorio circostante.

In località Bosco, spuntano dal prato, improvvisamente, tre grandi forme colorate non univoche, quasi tre enormi proiettili (proiettare, gettare avanti), opera di Mauro Staccioli, assoluto maestro dell’arte contemporanea italiana. “Forme perdute” recita la didascalia per sintetizzare una ricerca estrema (foto a sinistra). Covoni, come li definisce in semplicità lo stesso autore, o addirittura pagliai della tradizione contadina, elementi di conservazione culturale e di manifestazione di sapere “alto” e “basso”.

Tra le strutture permanenti, la più rappresentativa di questo rapporto arte/natura sembra essere l’opera “Architettura cacogoniometrica” di Gianni Colombo, qui collocata nel 1988 dopo essere stata esposta alla Biennale di Venezia del 1984. L’opera, decisamente inserita tra le abitazioni della Località Centro, è costituita da otto colonne in PVC che sembrano rievocare un tempio ultra moderno dove la linearità classica è sostituita dalla precarietà della materia e dello spazio: uno squilibrio equilibratissimo. Affascinante il sottile gioco di luci e ombre che le colonne evocano nella loro dissequenza assoluta. Solo quest’opera vale abbondantemente il viaggio.


Nel corso degli anni, da qui sono passati, tra gli altri, artisti come Mario Nigro, Dadamaino, Rodolfo Aricò, a dimostrazione dell’attenzione dell’arte italiana per questa iniziativa.
Il museo a cielo aperto di Morterone merita una visita. Il materiale di documentazione lo potete trovare presso il Comune o andando a curiosare in rete. Senza farsi spaventare dalla prosa un po’ aulica di certa critica, farete un viaggio nell’arte contemporanea in un luogo di serenissima bellezza.

Massimo Cecconi

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Re: Andar per mostre: Arte Natura Poesia. Interventi a Morterone 2013
26/07/2013 luciana
Molto suggestivo. Da vedere


 
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