Ensemble Quintana. En la mar

Piccole magie culturali. Accadono, a volte. In quel di Vimogno di Primaluna, Valsassina, un concerto coloratissimo dell’Ensemble Quintana. Un’emozione musicale perfetta.


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Fuori porta per fuori porta, eccoci approdare nella non lontana Valsassina (poco più di un’ora da Milano) sulle tracce di una delle iniziative organizzate e promosse da Voces. Dare voce al pubblico. Festival di musica e cultura tradizionale antica.

L’appuntamento è a Vimogno, frazione di Primaluna, giusto dirimpetto alla Grigna che è la montagna preferita da sempre dai milanesi, oltre che dai lecchesi, naturalmente.

Vimogno è costituito da un grumo di case quasi tutte coeve che presentano un tessuto urbano particolarmente intatto e ben conservato. Un’osteria con vecchia insegna, un paio di chiese, stradine strette e scoscese, fontane e abbeveratoi, tutto pulito tutto in ordine.

Nell’ambito di una rassegna che si svolge da giugno a ottobre in varie località del lecchese, è di scena l’Ensemble Quintana, un duo musicale declinato al femminile, con lo spettacolo En la mar. Musica dall’antica Spagna.

Il prologo avviene nella cornice naturale di un cortile di una casa che risale al 1600, quindi in piena sintonia con le musiche barocche che andremo ad ascoltare. Di più, il palazzotto, illuminato a giorno da numerose torce, è in stile spagnolo come le musiche previste in programma. Su un balcone naturale scenograficamente fiorito si esibiscono Katerina Ghannudi, di nazionalità ceca, e Ilaria Fantin.

Due brani giusto per capire in quale ambito ci muoviamo e poi ci si trasferisce nella vicina chiesa di S.Anna, piccola quanto si voglia ma ben presto gremita di pubblico che si accomoda anche dietro l’altare. La chiesetta è per altro un delizioso esempio, molto ben conservato, di barocco di campagna. Qui prende forma un concerto perfetto nella sua esecuzione, Katerina Ghannudi suona una splendida arpa barocca e presta ottima voce a composizioni dell’area mediterranea tra cui canti di origine sefardita, onore degli ebrei di Spagna almeno sino a quando, alla fine del XV secolo, non furono costretti alla fuga o qualificati come marrani dalla terribile Inquisizione di quel paese.

Da par suo, Ilaria Fantin improvvisa melodie e controcanti con il suo arciliuto e la sua voce dai timbri caldi, con qualche abile utilizzo di tamburello.

La musica spagnola barocca, e più specificamente la musica sefardita, la fa da padrona accanto a villanelle napoletane e musiche popolari siciliane, filastrocche francesi e, giusto per il bis, un canto popolare inglese del XVII secolo. Un tuffo inebriante nei saperi e nei colori di una musicalità mediterranea che tanto ispirò, tra gli altri, Fabrizio De Andrè.

Le musiche sefardite richiamano temi orientali frutto però di un assoluto amalgama di culture diverse, rimandando almeno idealmente alle invenzioni musicali dell’est europeo dove la cultura musicale klezmer ha avuto forse vita più lunga ma altrettanto drammatica.

Le due musiciste, con grande generosità, propongono la loro assoluta maestria interpretativa che nasconde, ma non troppo, una serissima ricerca storica coniugata con una virtuosa capacità di improvvisazione. Applausi lunghissimi e meritatissimi.

Questo per dire che se vi capitasse di captare un concerto dell’Ensemble Quintana predisponetevi al viaggio. Sul significato poi di “quintana” sia essa febbre intermittente o gioco di destrezza ben si presta alla carica musicale delle due interpreti che, ciò non guasta, contrappuntano i loro brani, spesso gioiosi, con arguta ironia verbale e sorrisi sdrammatizzanti.

Non resta che parlare più che bene della rassegna Voces ottimamente coordinata da Angelo Rusconi e dai suoi collaboratori. Per saperne di più anche sui prossimi appuntamenti: www.voces.artemusicfestival.it

Ne vale la pena. Potreste assistere ad altre piccole magie.


(Massimo Cecconi)

 



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