Al cinema al cinema: Intorno a Cannes e dintorni

Direttamente dal vivo della kermesse milanese, un piccolo percorso personale che anticipa, nel bene e nel male, gli appuntamenti della prossima stagione.

()
La vie dAdele

Pronti via e alle ore 13 del 12 giugno, primo giorno di programmazione, primo film in assoluto, eccoci in sala a vedere La vie d’Adele-Chapitre 1&2 di Abdellatif Kechiche, addirittura la Palma d’oro! Film atteso che farà discutere, un po’ lungo forse con i suoi 187 minuti, racconta senza veli una turbolenta storia d’amore tra due ragazze. Scava nei loro sentimenti e mostra i loro corpi, descrive e giudica la società in cui le ragazze (talmente brave da essersi meritate anche loro la Palma) cercano disperatamente un ruolo, un riconoscimento. Dialoghi serrati. Consiglio: assolutamente da vedere.


Cambia genere ma resta sempre in territorio francese (la Francia ultimamente ci sovrasta in materia di cinema) anche l’ autobiografia un po’ romanzata Un chateau en Italie di Valeria Bruni Tedeschi, in verità in gran parte ambientata in Piemonte, regione d’origine della famiglia della regista.

Nel film compaiono la vera mamma(brava nella parte) di Valeria Bruni Tedeschi, il vero (ex) compagno e Filippo Timi nella parte del fratello che morì veramente di Sida o Aids che dir si voglia. Completamente oscurata la famosissima sorella Carlà. E ci sarà un perché. Il film non è un capolavoro ma conosce momenti molto intensi e racconta con pudore il forte legame tra fratello e sorella. Pippo Del Bono interpreta uno stralunato prete che sbaglia chiesa. Consiglio: si può vedere ma anche no.

Si cambia continente per La Jaula de Oro di Diego Quemada-Diez in cui si narra la fuga di quattro ragazzini dal Guatemala con destinazione San Francisco, via Messico. Basti dire che partiti in quattro ne arriva uno. C’è buon cinema, ci sono infinite citazioni e c’è una storia molto dura molto ben raccontata. Consiglio: da vedere.

Eccoci di nuovo in Francia per un film che vi sorprenderà per quanto è sfrontato e anomalo. Trattasi di Les garcons et Guillaume, à table! di Guillaume Gallienne che ne è regista e (doppio) interprete. Ammesso che il film verrà distribuito, siamo già angosciati nell’attesa di conoscere quale sarà il titolo che gli affibbieranno i distributori italiani (ma ci sarà quasi sicuramente di mezzo la mamma), ci siamo divertiti nell’apprezzare la bravura teatrale dell’interprete che, pur sempre sopra le righe, è spassoso e ironico, iconoclasta e, persino, perbenista (si è mai sentito di uno che fa outing eterosessuale?). Consiglio: da vedere, sans doute.


Ancora Francia ( e ci sarà un perché) anche se il regista è l’iraniano Asghar Farhadi. Il film si intitola Le Passè ed è un bel dramma familiare in cui gli interpreti, bravissimi i bambini, si lacerano in una vicenda contorta ma credibile, in una banlieu parigina grigia e povera. Tutto bene, salvo il finale che si poteva/doveva evitare. Consiglio: da vedere senza affrettarsi, magari uscendo qualche minuto prima della fine.

Eccoci poi alle prese con un curioso film cinese tradotto in A touch of Sin di Jia Zhangke, un tocco di peccato per quattro storie che si intrecciano e che richiamano, a tratti, Quentin Tarantino e, a tratti, persino Ermanno Olmi. Verrebbe da dire film irrisolto che ha il merito però di metterci sotto gli occhi una Cina dura e spietata, alle prese con i rigori (in tutti i sensi) del capitalismo rampante. Consiglio: da vedere previo corso sulla nuova Cina.

Per il finale, lo schermo ci riserva l’ultimo film di Francois Ozon (ma quanto gira costui?) che, conJeune&Jolie, racconta con qualche compiacimento morboso di troppo la vicenda di una diciassettenne della buona borghesia parigina che, per noia o per disperazione, si prostituisce con autentica convinzione (anche di carattere economico). Tags: adolescenza, famiglia, fragilità. Consiglio: si può evitare. Chiude la nostra personale rassegna un film italiano molto atteso che, grazie a Cannes, ha trovato distribuzione. Salvo degli esordienti Fabio Grassadonia e Antonio Piazza rischia però di deludere con la sua lettura romantica di una vicenda ai limiti della credibilità trattandosi, pur sempre, di un film di mafia con tanto di padrino e di ammazzatine. Consiglio: se proprio costretti…

Ecco una settimana trascorsa a vedere del buon cinema e a benedire l’aria condizionata quando fuori il caldo faceva sfracelli. Nelle sale, sempre piene, l’abituale viavai di cinefili di età un po’ stagionata che annunciano la loro compilation con l’orgoglio di chi c’è.

Quest’anno è andata e, con l’augurio che l’Agis non ci rimetta troppi soldi, aspettiamo Venezia e Locarno per vedere ancora del buon cinema fuori dagli schemi abituali della distribuzione che, per ragioni imponderabili (si fa per dire), nasconde ai più la visione di film che meriterebbero il loro pubblico. Grazie agli organizzatori. Alla prossima.


(Massimo Cecconi)

 


Commenta

 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha