Anna Del Bo Boffino, sempre dalla parte delle donne

Il Comune,  la Delegata alle Pari Opportunità, Francesca Zajcyk, e la Camera del lavoro di Milano - insieme a Pina Madami di Pari e Dispari - il 15 maggio 2013 hanno voluto ricordare Anna Del Bo Boffino con un incontro organizzato all’Urban Center al quale hanno partecipato Cristina Tajani, assessore alle politiche del lavoro, dello sviluppo economico e dell’università, e alcune donne che hanno voluto molto bene ad Anna, lavorato con lei e conosciuto e condiviso la sua passione: Bianca Beccali, Ivana Brunato, Lella Ravasi Bellocchio, Letizia Rittatore, e la giovane storica Letizia Stefanucci. ()
anna del bo boffino web
L’hanno, l’abbiamo voluta ricordare non solo per condividere insieme il suo pensiero, ma ancor più per sottolinearne l'attualità. Attualità che, fra l’alto, si concretizza nel premio che la CGIL mette a disposizione della Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano attraverso una borsa di studio da assegnare alla migliore tesi.
È stato un incontro bello, intenso e affettuoso insieme; non retorico perché al centro è rimasta per tutto il tempo la figura di questa donna

Anna Boffino nasce a Milano nel 1925, l’8 di marzo, il giorno della festa delle donne - una data che indica un destino, legato alla ricorrenza che ha segnato la storia delle donne. E a Milano muore il 5 dello stesso mese, nel 1997.
Si laurea in Filosofia nel '48 con Antonio Banfi, un maestro che molto incide sulla sua personalità e sulle sue scelte, e l'anno successivo sposa Sergio Del Bo, dirigente editoriale della Feltrinelli, dal quale ha un figlio, Roberto.
Dal 1952 al 1954 Anna è con il marito a Parigi. In quegli anni la capitale francese è intellettualmente vivissima, con figure quali Sartre, Simone de Beauvoir, Cocteau, e Anna comincia la sua attività giornalistica inviando corrispondenze a l’Unità, per la pagina della donna.

Tornata in Italia, si occupa dell’ufficio stampa della Feltrinelli, entra poi nella redazione del mensile Abitare e successivamente nella casa editrice Il Saggiatore. Qui, lavorare “sulla pagina” con Elio Vittorini è per Anna un’esperienza fondamentale. Lei, che era cresciuta in ambienti intellettuali in cui aveva avuto modo di incontrare personaggi di grande spessore culturale e di approfondire i principi che si ispirano al marxismo, riuscirà ad affrontare con grande rigore logico anche temi considerati allora “di serie B”: le emozioni, i sentimenti, il mondo del quotidiano.
Nel 1968 fu tra le ideatrici del mensile Due più, alla Mondadori, la rivista che, sull'onda dei mutamenti del costume, si occupava di divulgare (in un "inserto chiuso" che all'epoca fece scalpore) i temi della sessualità. Successivamente, Anna Del Bo Boffino, per circa un decennio, lavorò al settimanale Amica, dove curava la rubrica "Da donna a donna", punto di riferimento nel dibattito sulla condizione femminile per Anna lo spazio in cui incontrarsi con molte donne di ogni età e condizione.
La sua passione per la scrittura l’ha portata a scrivere anche molti saggi: da "Pelle e cuore" nel 1980, passando da "Figli di mamma", a "Stavo malissimo", a "Voi uomini" a, ultimo, “Un cerchio dopo l’altro”, scritto con Lella Ravasi Bellocchio nel 1994. E, a proposito di libri, voglio ricordare “Ricordo di Anna”, una pubblicazione del 2003 in cui sono raccolti molti suoi contributi, voluta dal Sindacato nazionale Pensionati della CGIL, con cui Anna collaborò per molti anni.
 
Una vita - quella di Anna - vissuta in prima linea nella battaglia per l'emancipazione, sia negli anni ruggenti del movimento (cosi' attenta anche alle fasce femminili meno elitarie), sia quando decise di far politica nelle istituzioni. Sì, perché Anna è stata - come sottolinea Bianca Beccalli - “sia dentro che fuori”: Il privato è stato per lei fondamentale, come madre e moglie, anche rinunciando ad alcune importanti opportunità di carriera. Ma, in controtendenza rispetto alla posizione del movimento delle donne dell’epoca, Anna decide di fare la propria parte spendendosi anche nelle istituzioni, consapevole della necessità di portare anche a livello politico i problemi delle donne. Si candida, quindi, nel 1975 come indipendente del Pci – Pds nel consiglio comunale di Milano e poi, dal 1985 al 1990, è consigliere alla Provincia di Milano dove dal 1985 al 1997 presiede la Commissione consultiva sui temi della donna.
Anna è stata antesignana di un dilemma ancora attualissimo per le donne: concedersi legittimamente di non scegliere tra “Dentro e Fuori”, tra pubblico e privato, ma non soltanto per conciliare bensì per incrociare e integrare strategie complesse.
 
Utilizzando una naturale capacità di empatia, Anna ascolta, ragiona e poi risale da un disagio o un problema individuale a una riflessione più ampia sulla realtà sociale e politica, con sensibilità e acume, con la grinta spesso necessaria ma anche con una vena di ironia. Diventa dunque una protagonista dell’evoluzione dei periodici femminili che in Italia hanno fatto cultura, proponendo una nuova idea di donna e prendendo posizioni coraggiose su temi quali la libertà sessuale, la contraccezione, il divorzio e l’aborto, la parità nel lavoro, la condivisione dei ruoli in famiglia; questi ultimi due più che mail presenti nella vita quotidiana donne, come ci ricorda Ivana Brunato.

Anna è stata capace di osservare i cambiamenti della società percorrendo strade delicate, cruciali e oscure anche le stesse donne, ma è stata anche la prima - come sottolinea Letizia Rittatore - capace di “gettare acqua sul fuoco degli entusiasmi dell’emancipazione. Analizzava, rifletteva, propositiva sempre, anche se, forse, una delle poche pensatrici che ammetteva di non avere risposte per tutto”. Fra i tanti temi da lei affrontati, incredibilmente attuale le sue parole sul “potere” in “Voi Uomini” del 1985 dove, parlando del fatto che per emanciparsi le donne hanno dovuto appropriarsi di modalità tipiche della cultura maschile riportava i consigli di un manuale americano (Strategies for Women at Wok) elencando 23 blocchi “interiori” che impedirebbero alla donna di muoversi agevolmente nel mondo del lavoro: blocco dell’onestà, dell’efficienza, dello stare alle regole, della disistima di sé, della dipendenza, della modestia, del perfezionismo, dell’ambivalenza, del vogliamoci bene… «Ma quale altra strada hanno le donne per raggiungere la parità, se non quella di mascolinizzarsi?» si chiedeva Anna azzardando una previsione: «la loro cultura è considerata inferiore. Ma forse la perdita della cultura femminile può risultare una vera e propria catastrofe».

E le vecchie amiche di Anna presenti all’incontro sono rabbrividite a queste parole, scambiandosi veloci sguardi di assenso e preoccupazione; preoccupazione per le donne e, soprattutto, per le giovani donne. Perché se è vero che - come avverte la giovanissima Letizia Stefanucci che ha letto i testi di Anna - la realtà è molto cambiata, molti problemi rimangono gli stessi.
Anna, dunque, è sempre stata dalla parte delle donne e ha messo sempre al centro della sua vita - nel pubblico e nel privato - il tema delle relazioni, realizzando attorno a lei l'utopia della solidarietà femminile. Quando Anna parlava di emozioni e sentimenti parlava proprio di quello. Come dice Lella Ravasi Bellocchio: «Competenza dei sentimenti e degli affetti, autenticità che tiene dentro gioia e dolore».
 
Francesca Zajczyk
 

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