A teatro e al cinema…a piedi: Michael Haneke. Professione:regista

È in corso presso Spazio Oberdan per iniziativa della Cineteca Italiana una rassegna dedicata a Michael Haneke, un autore straordinariamente complesso a cui si devono alcuni dei più importanti film di questo nuovo secolo. Avete tempo sino al 27 giugno per rimediare eventuali lacune. ()
Haneke web
Michael Haneke (Monaco di Baviera, 1942) è un regista estremo e impietoso. Pochi come lui hanno saputo descrivere le pulsioni più nascoste dell’animo umano, attraverso una lettura fortemente imparentata con la cultura europea di questo secolo, a sua volta plasmata dalle contraddizioni irrisolte del secolo precedente.
Del resto Haneke vanta studi di psicologia e filosofia all’Università di Vienna e riconosce la forte influenza di Ingmar Bergman e di Thomas Bernardt.

La rassegna in corso allo Spazio Oberdan propone, tra l’altro, in anteprima per l’Italia, il documentario Michael Haneke. Professione:regista (2013) che Yves Montmayeur ha dedicato a questo maestro del cinema contemporaneo, seguendo il suo lavoro per dieci lunghi anni e incontrando coloro che con Haneke hanno lavorato.

Maestro decisamente riconosciuto perché ogni qualvolta un suo film viene presentato al Festival di Cannes torna a casa con un premio importantissimo. Amour nel 2013 ha vinto anche l’Oscar come miglior film straniero.
Il cinema di Haneke è spesso inquietante, basti pensare a Funny Games (edizione europea del 1997) dove il massacro psicologico si tramuta in un vero e proprio massacro fisico.
Il cinema di Haneke è spesso sgradevole, entra nei personaggi e li scandaglia con precisione scientifica per restituire personalità spesso abnormi, sempre contorte.

Vedere per credere Il nastro bianco (2009), che preconizza quella che sarà la Germania nazista, affidando il ruolo di persecutori a ragazzini che hanno assorbito il clima di violenza della società in cui vivono. Quegli stessi ragazzi saranno poi i protagonisti di una pagina di storia tragicamente sconvolgente.
Anche Niente da nascondere (2005) è imbevuto in dose abbondante di inquietudine che si cela dietro una voyeuristica macchina da presa che indaga su una reminiscenza di una torbida vicenda infantile.
Ultimo capitolo di questa straordinaria vicenda di cinema è Amour (2012), film di straziante bellezza, interpretato in modo encomiabile da Jean-Louis Trintignant e Emmanuelle Riva. Un’opera che resterà nella memoria e nell’immaginario degli spettatori più attenti.

Si aggiungano La pianista (2001) e Storie-Racconto incompleto di diversi viaggi (2000) e il gioco è fatto.
Ecco Haneke e il suo impietosissimo cinema, senza indulgenza per alcuno e senza compiacimento alcuno. Grandissimo cinema e basta.
Per la programmazione e le modalità di accesso vale sempre il consiglio di interpellare il sito www.cinetecamilano.it
Sarebbe grave mancare. Non fatelo.

Massimo Cecconi