Al cinema al cinema: Attenti a quei due! Omaggio a Enzo Jannacci e Ugo Tognazzi

Il luogo è un po’ fuori mano, ma poi nemmeno troppo ora che c’è la Metro Lilla.

La premiata ditta Cineteca Italiana propone, nella sua sede di viale Fulvio Testi 121, una rassegna cinematografica “doppia” dedicata a Enzo Jannacci e Ugo Tognazzi. Due grandissimi del mondo dello spettacolo da cui ci sarà sempre qualcosa da imparare. Dal 2 maggio al 5 giugno, una piccola ma ghiotta abbuffata.


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la vita agra milano

Due lombardi doc, anche se il ramo paterno di Jannacci aveva origine in Puglia. Ugo Tognazzi era invece della Bassa, dalla città delle “Tre T” che sembra una sigla inventata da Tognazzi stesso, gaudente per antonomasia.

Il MIC-Museo interattivo del cinema, denominazione sotto cui si “cela” una delle attività della Fondazione Cineteca Italiana, dedica ai due personaggi una rassegna incrociata che mette in evidenza le assonanze e le complicità di due espressioni umane (e culturali) per certi versi molto compatibili.

Ne “La vita agra” (Carlo Lizzani, 1964), dal romanzo autobiografico di Luciano Bianciardi, il protagonista Tognazzi, catapultato dalla provincia toscana nella Milano del boom economico, incontra Enzo Jannacci in una cave milanese dove il dottor Vincenzo interpreta se stesso impegnato nella proposizione di una delle sue surreali ballate (L’ombrello di mio fratello). L’incontro è fugace ma significativo per definire il clima di quegli anni.

Ecco poi “L’udienza” (Marco Ferreri, 1971) dove i due recitano alla pari in ruoli complementari. Jannacci è un giovane stralunato che vuole a tutti i costi parlare con il Papa per rivelargli chissà quale segreto. Tognazzi è il poliziotto incaricato di controllarlo e prevenirlo in questa sua assurda determinazione. Va da sé che finisce male.

Il massimo della ”interferenza” avviene però in “Romanzo popolare” (Mario Monicelli, 1974) dove il personaggio interpretato da Tognazzi parla (e pensa) come Jannacci e dove Jannacci canta una delle sue canzoni più strazianti, “Vincenzina e la fabbrica”. I dialoghi di quel film, infatti, vennero rivisitati in chiave milanese dallo stesso Jannacci e dal sempre troppo poco rimpianto Beppe Viola, un grandissimo della cultura milanese di quegli anni. A proposito di Cineteca Italiana, abbiamo già avuto occasione di ricordare che qualche anno fa Jannacci intervenne presso la sala di Spazio Oberdan per parlare del suo rapporto con il cinema. Alla fine dell’incontro, si sedette al pianoforte che sta sul palco dell’Oberdan e improvvisò in acustico una versione a dir poco straziante di “Vincenzina”. Chi c’era si ricorderà a vita dell’episodio. Da brividi, appunto.

La rassegna offre poi pellicole in cui i due protagonisti appaiono in “a solo”. Per Tognazzi, “La donna scimmia” (Marco Ferreri, 1964), “Venga a prendere il caffè da noi” (Alberto Lattuada, 1970), tratto da un romanzo di un altrogran lombardo, Piero Chiara, e “La califfa” (Alberto Bevilacqua, 1971). Il dottor Vincenzo Jannacci compare, ormai in là negli anni in qualità di fidanzato della figlia minorenne di Castellitto in “La bellezza del somaro” (Castellitto, 2010) che sarà anche l’ultima sua apparizione cinematografica.

La programmazione e le modalità di accesso sono disponibili in rete su www.mic.cinetecamilano.it

Intrigante l’occasione di ricordare due grandi dello spettacolo.


(Massimo Cecconi)


Da "L'udienza" di Marco Ferreri 1971

Da "La donna scimmia" di Marco Ferreri 1964


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