Voci dal carcere. Una madre invisibile

A San Vittore e al CAM di Viale Piceno, sono recluse molte donne. Hanno sbagliato. Ora sono in cella. A loro, che non hanno voce, apriamo questo spazio. perché i loro pensieri, le loro parole possano raggiungere chi troppo spesso non ha né occhi per vedere, né orecchie per sentire. Per gentile concessione di "Realtà Nascoste" il periodico realizzato dalle detenute e detenuti in S.Vittore.

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Impari presto a conoscerla quella sensazione, come una premonizione, quando sai che devi alzarti per inseguire quei giri di chiave  stretti come viti, che la tua testa cerca di allontanare ma non scompaiono, continuano a girarti dentro, attraversandoti da parte a parte come gelidi frammenti di vetro e vanno a depositarsi nell’inconscio e nel cuore: “Restano lì, aspettando di riorganizzarsi per farti ancora male, taglienti come solo i ricordi possono diventare”.

Ti cancellano dentro, ti segnano per sempre… e questo è il firmamento di una donna rinchiusa, “una madre invisibile”, come ce ne sono tante, forse troppe. Giovani, meno giovani, che hanno sbagliato, certo, ma lasciate evaporate, allineate come bottiglie in poca luce, che non sanno più aprirsi… Non possono più farlo.

Quando la giustizia si misura in metri quadrati, la prima prigione è il cervello: prima c’è stato l’errore, il passo sbagliato, poi la riflessione, l’affetto perduto, il futuro imprevedibile, una continua oscillazione tra malessere, impazienza, sfiducia, sfiducia e paura.

E infine il batticuore, perché quando si sta male, qui c’è solo un modo soltanto: si aspetta che passi e si tace.
Per uno strano meccanismo, ognuno soffoca e comprime, racchiudendo nel proprio pensiero, ogni emozione, trattenendola in sé, inghiottendo ogni cosa, come se ogni corpo non fosse altro che un contenitore vuoto… come se in qualche modo, inconsapevolmente o per pudore, trattenendole si possa impedire a tutte le lacrime, di inondare quel che resta dell’ultimo pensiero: il viso trasparente di un bambino, un viso più tenero di un sogno, nel colore dei suoi sacri anni.

Il proprio bambino… il solo aggancio con la vita, l’unico traguardo.


Cinzia


Le sculture che illustrano questo articolo sono di Lucia Balzano


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