Violenza contro le donne, ultimo atto

La Lombardia, ultima regione a dotarsi di una legge contro la violenza sulle donne, ne è oggi funzionalmente priva perché, fra i suoi ultimi atti, la giunta di Formigoni ne ha negato il finanziamento. ()
tre grazie
Una donna uccisa ogni due giorni. Più di 100 vittime in Italia nel 2012.
Le donne continuano a essere oggetto di atti di violenza, e il fenomeno è in crescita, in Italia e nel mondo.
I dati relativi alla Città di Milano, forniti dalla Rete "prevenire e contrastare la violenza e il maltrattamento contro le donne", parlano di 712 donne prese in carico nei soli primi 6 mesi del 2011, un numero che eguaglia quasi quello delle vittime complessive del 2010.
L'età media delle vittime è sempre più bassa: una donna su tre ha meno di diciotto anni, numero quasi raddoppiato in soli 36 mesi.
Allarme rosso quindi. Il fenomeno è riconosciuto come un problema sociale che coinvolge per le sue conseguenze non solo tutta la cittadinanza, ma anche e specialmente le istituzioni.

Come si è mossa in Lombardia la Giunta Formigoni? Una sola risposta: la legge contro la violenza sulle donne che in Lombardia era stata varata a fatica, a luglio 2012 è stata bloccata. I fondi non ci sono.
Non solo, respinto anche il tentativo in extremis di non perdere i fondi non utilizzati nel 2012. Parliamo dell'emendamento al Bilancio presentato in Consiglio Regionale in cui si chiedeva che nel 2013 fosse stanziato il doppio dell’importo appostato e non utilizzato nel 2012, pari a 2 milioni di euro. (legge regionale 3 luglio 2012, n. 11, "Interventi di prevenzione, contrasto e sostegno a favore di donne vittime di violenza").
In poche parole, legge bloccata, nessun finanziamento, fondi persi.

Le conseguenze politiche sono duplici. Da una parte, e non è cosa da poco, il reale rischio di chiusura dei Centri Antiviolenza ormai al collasso, operanti in regione da oltre 20 anni e il finanziamento di iniziative concentriche.
Dall'altra viene resa vana una legge che ha alle spalle un iter quanto mai burocratico, durato anni, rallentato e sempre ostacolato dalla giunta regionale di Formigoni. Si parte da lontano con la proposta di legge a iniziativa popolare, promossa dalla Rete dei Centri Antiviolenza, che ha depositato in Regione oltre 10.200 firme nel 2010.
Un testo unico, frutto di laboriose mediazioni presentato da PD, SEL, e ultimo arrivato PDL, ne ha concluso l'iter con l'approvazione definitiva della legge.

Le conclusioni da trarne, alquanto desolanti, sono scontate. La Lombardia ultima regione a varare una legge per la lotta e la prevenzione della violenza sulle donne, ne è a tuttoggi funzionalmente priva. Difficile capire nell'ingarbugliato sistema del bilancio regionale, Ia destinazione ultima dei fondi predestinati. L'appellarsi alla scarsità di risorse, vaga risposta della giunta, non giustifica una mancata programmazione nella visione e nelle politiche per contrastare la violenza e gli abusi sulle donne.

In definitiva: è questo il risultato finale contro la discriminazione e in favore delle donne che in anni di governo ci lascia in eredità la giunta di Formigoni?
Desolante.


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