Donne come motore di sviluppo economico e sociale

Più donne in economia: non più solo una questione di pari opportunità, ma una leva per la crescita e lo sviluppo del paese. Proposte da sviluppare. 

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Premesse
L'economista Kevin Daly della Goldman Sachs, afferma che l’aumento del tasso di occupazione femminile ha già avuto un ruolo importante nello sviluppo dell’Eurozona, con un contributo medio annuo dello 0,4% alla crescita del PIL. 
• Più donne in economia: non più solo una questione di pari opportunità, ma una leva per la crescita e lo sviluppo del paese. 
• Senza un maggior apporto alla produzione da parte delle donne l'economia mondiale non cresce sufficientemente. 
• Dove la partecipazione al mercato del lavoro è alta, anche i problemi demografici sono minori. In molti Paesi, solo quando le donne lavorano (a condizione di avere servizi sociali di supporto e condivisione di ruoli da parte dei maschi), è possibile fare il secondo figlio o addirittura il primo.
• Questa leva, applicata all’Italia, creerebbe un circuito virtuoso in grado di contribuire favorevolmente alla crescita del Paese. Lo stesso economista ipotizza che se il tasso di occupazione femminile italiano (pari al 46,8% nel 2007) raggiungesse quello maschile (pari a 71,3%) il Pil potrebbe incrementarsi fino al 21%, contribuendo a migliorare il trend economico. E a riportare l’Italia in un quadro più “europeo”.

Temi da discutere:
• Bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro in Italia: le ragioni di un sistema distorto
• Le donne italiane lavorano di più delle donne europee. Ma producono di meno
• Le donne italiane non dispongono di un sistema di servizi efficace ed efficiente a sostegno della famiglia. Inadeguatezza della spesa pubblica
• Stante la situazione di scarsa partecipazione al mercato del lavoro descritta, come si legge nella Nota aggiuntiva al Rapporto Lisbona, “…per affrontare il problema del ruolo delle donne come motore di sviluppo economico e sociale, bisogna adottare una terapia shock per l’occupazione femminile: potenziando le opportunità offerte alle donne nel mondo del lavoro in tutte le sue forme garantendo una relazione reciproca fra flessibilità e sicurezza, tra esigenze dei datori di lavoro ed esigenze delle donne che lavorano”.

Proposte da sviluppare 
Azioni positive per incrementare il tasso di occupazione femminile, potenziare la presenza femminile nelle imprese e valorizzare la presenza delle donne nel lavoro, nell'economia, nella società intera . 

Tra le opzioni attivabili anche a livello cittadino: costruzione Banca virtuale delle buone prassi conciliative (flessibilità negli orari e nelle modalità di lavoro, la messa a disposizione di servizi di assistenza all’infanzia, agli anziani, ai disabili) con premialità in termini di responsabilità sociale di impresa per le aziende impegnate su questa direttrice;

Proposta attivazione progetto "Imprese femminili in rete" 
Premesse
Dal punto di vista del mercato occupazionale, l’Italia continua a essere in ritardo . In controtendenza la crescita delle imprese femminili, fenomeno, in parte dovuto al progressivo comprimersi degli spazi del lavoro dipendente, in parte riferibili alla voglia di costruire una dimensione in cui la conciliazione vita professionale- vita personale sia possibile. Una risorsa da valorizzare e sostenere anche in funzione anticrisi.
• Se rispetto al tasso di occupazione femminile, l’Italia rimane molto distante dal raggiungimento degli obiettivi europei sanciti dal Consiglio di Lisbona (2000) che prevede un incremento dell’occupazione femminile fino al 60% nel 2010), a livello imprenditoriale si registra una crescita maggiore delle imprese femminili rispetto a quelle maschili (v. rapporto Unioncamere - Roma 27 gennaio 2011).
• Nel periodo compreso tra giugno 2009 e giugno 2010 - le prime sono infatti cresciute del 2,1% (pari a un saldo di 29.040 unità) a fronte di una crescita negativa (-0,4%) di quelle maschili che hanno perso, nello stesso periodo, 17.072 unità. 
• Tra le imprese guidate da donne, i saldi maggiori si registrano nel Lazio (+6.638 unità), in Lombardia (5.310) e in Campania (3.248). Mentre, a livello settoriale, i progressi maggiori si registrano nelle attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+4.346 il saldo del periodo), del commercio (+4.129) e delle costruzioni (+4.016). 
• In termini relativi, l'impulso più forte alla crescita dell'imprenditoria rosa nell'ultimo anno è venuto dalla componente più innovativa, quella delle società di capitale, cresciute nei 12 mesi del 18%. In lieve riduzione, invece, la componente più tradizionale delle imprese individuali (-0,48%).
• Le imprese femminili quindi, in crescita anche nel panorama asfittico del sistema produttivo italiano - pur dimensionalmente contenute rispetto ai volumi di fatturato costituiscono un volano importante per la crescita economica del paese. 
• Sono contestualmente un’importante occasione di crescita umana, lavorativa e professionale per moltissime donne qualificate e di valore, che pur in presenza di notevoli difficoltà, riescono a vincere la sfida del mercato, anche sperimentando nuove modalità di organizzazione del lavoro in chiave di conciliazione. 

Area di criticità /miglioramento 
Le imprese femminili sono spesso di dimensioni 'micro', sottocapitalizzate e relegate in aree di mercato a basso valore aggiunto
• Per reggere la sfida dei mercati, specialmente in epoca di congiuntura negativa, è necessario lavorare per incrementare fatturati, dimensioni, integrazione commerciale
• Una strategia possibile è quella di cominciare a costruire reti di impresa per creare sinergie, nuovi lavori, nuovi prodotti per nuovi mercati.

Proposta operativa 
Lancio di un progetto cittadino per la messa in rete sperimentale di un gruppo innovativo di imprese al femminile, con focalizzazione Expo 2015.


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