A teatro e al cinema…a piedi La parte degli angeli

Un film alquanto “spiritoso” che si sviluppa attorno alla botte di whisky più preziosa del mondo. Buoni sentimenti non sdolcinati. È pur sempre la rude Gran Bretagna del grande Ken Loach. ()
la parte degli angeli web
Il testé trascorso anno, matricola numero 2012, non è stato avaro di buon cinema. Ci piace ricordare, tra gli altri da non dimenticare troppo presto, lo straziante “Amour” di Michael Haneke, il notturno “C’era una volta in Anatolia” di Nuri Bilge Ceylan e l’equivoco “Il sospetto” di Thomas Vinterberg.

L’anno citato si chiude (abbastanza) bene con l’ultimo film di Ken Loach, classe 1936. Siamo, ancora una volta, dalle parti del Regno Unito (U.K.) dove, ancora una volta, ci troviamo a che fare con un rinnovato (ma sempre uguale a se stesso) lumpenproletariat popolato di piccoli delinquenti che vivono, decisamente violentemente, di piccoli espedienti tra alcool e droghe in quel di Glasgow. Quando il nostro eroe, un delinquentello piccolo piccolo (appunto) anche piuttosto denutrito, diventa padre, scatta in lui la molla del riscatto sociale aiutato in questo da una sorta di angelo custode in carne (tanta) e ossa e da un gruppo di scriteriati fuori di testa che condividono con lui una condanna a lavori socialmente utili.
Con i suoi compari, il nostro compie una piccola impresa truffaldina che si sviluppa narrativamente  nello spiritoso mondo del whisky più raffinato del mondo dove, persino oltre lo schermo, sembra di cogliere morbidi umori di torba millenaria e di salmastro marino. Tutto è bene quel che finisce bene, il nostro eroe si avvia con la famigliola ad una affascinante prospettiva di vita come degustatore di liquore sopraffino nelle Highlands.

Con Loach sembra che l’era Thatcher non finisca mai, la Grande Bretagna, o almeno una parte significativa di essa,  sembra sempre uguale a se stessa alle prese con le più misere miserie umane. In questo caso (è per questo che il film è stato distribuito sotto Natale?) vincono i buoni sentimenti e si intravedono barlumi corposi di speranziella nei confronti del futuro.  Un film “buonista”, ogni tanto, non guasta (vi ricordate Frank Capra?), basta non esagerare. Si sorride e si ride spesso. Non male per la salute dello “spirito”.

p.s. La parte degli angeli è quella porzione di liquore che, all’apertura delle botti, inesorabilmente evapora. Per gli angeli, appunto. Il film ha vinto il Premio della Giuria al Festival di Cannes 2012.


Massimo Cecconi

La parte degli angeli
(The Angel’s Share)
di Ken Loach
con Paul Brannigan, John Henshaw, Gary Maitland
GB, Fra, Bel, Ita 2012

In programmazione al cinema Plinius


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