Donne e meditazione

La meditazione è una scelta di vita ma non appare facilmente inseribile nel nostro faticoso quotidiano. Una buddista, una donna come tante, racconta come la meditazione intesa come consapevolezza, possa essere praticata in ogni momento della giornata e migliorare il microcosmo di ogni donna. Una testimonianza per tutte quelle che, e sono tante, hanno perso il loro "spazio tempo". A noi donne che non abbiamo mai tempo...
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Nulla può sostituire la pratica della meditazione formale (quella che tutti riconoscono nella posizione del loto) o la meditazione zen o la meditazione - camminata di Thich Nhat Hanh. La vera meditazione può migliorare di molto la vostra vita se praticata con assiduità e costanza e sotto la guida di un maestro. Tuttavia ci vogliono anni, solitudine, pazienza, e ci si sente smarrire davanti a un percorso così lungo.
Ma la consapevolezza, come forma di meditazione, può essere utilizzata in qualsiasi momento del nostro pur stressato quotidiano.
«Vivere in consapevolezza, rallentare i ritmi, godere di ogni passo e respiro è sufficiente. La pace è già presente in ogni passo».

Meditazione è consapevolezza
Spesso bastano i pochi minuti della doccia quotidiana. Ma quei cinque minuti possono trasformarsi in qualcosa di più se, con l’aiuto della consapevolezza, noi siamo lì, in quel momento, con tutta l’attenzione rivolta all’acqua calda che purifica il nostro corpo, come in un nuovo battesimo; tutte le mattine, come sotto una luce bianca che porta via le tensioni del giorno prima, che forse la notte non ha saputo smaltire. Siamo come sotto una cascata, dove non ci sono né ieri, né domani. E respiriamo e sorridiamo.
Questa è meditazione.

Poi usciamo sul terrazzo per vedere che tempo fa e come ci dobbiamo vestire. Pochi minuti per fermarsi a guardare il cielo, respirare e sorridere, e vederlo nuovo, diverso ogni mattina e sapere nel nostro cuore che siamo parte di un Universo infinito di pace. Respirare e sorridere.
Questa è meditazione

Prendiamo il tram, l’autobus, la metropolitana per andare al lavoro: ci trasformiamo. Dal ruolo che ricopriamo dentro casa diventiamo lavoratrici.

Ascoltare le trasformazioni del proprio corpo, da un luogo all’altro, da un ruolo all’altro. Il battito del cuore magari accelera, un pensiero di rabbia o malinconia improvvisamente affiora per un problema non ancora risolto.
Il mio corpo si trasforma e seguo quello che mi dice. Seguo e… lascio andare, perché meditazione significa anche l’affacciarsi di un pensiero e poi lasciarlo andare via.

Guardare la gente e pensare che ognuno degli esseri umani che abbiamo davanti sono o sono stati, almeno una volta nella vita, amati incondizionatamente da qualcuno, o hanno amato incondizionatamente a loro volta. Tutti, anche i peggiori. Ed ecco che anche quei volti tirati, nervosi, diversi, si trasformano, e noi riusciamo a vedere qualcosa che solo la meditazione è in grado di regalarci, uscendo dalla gabbia del proprio io.
Anche questa è meditazione.

La meditazione camminata
Ogni giorno una camminata, breve o lunga, la facciamo. Le donne hanno sempre molte commissioni da fare. Proviamo solo a camminare più adagio, senza parlare facendo le cose che dobbiamo fare, ma un po’ più piano.
Certo, sarebbe bello poter  fare la meditazione camminata in mezzo alla natura, ma possiamo camminare in consapevolezza anche tra grattacieli e cemento.
Respiriamo, appoggiamo un piede alla volta, ascoltiamo i nostri muscoli, stanchi tesi, o tonici e vibranti, respiriamo e sorridiamo. Adagio. Ci metteremo solo qualche minuto in più ad arrivare dove dobbiamo andare, qualche minuto di meditazione camminata.

La meditazione del suono
È bello scoprire, tra tutti i rumori cittadini, il suono delle campane, perché le campane delle chiese suonano ancora, suonano sempre. Cercare quel suono tra mille, respirare e sorridere. Alle volte non ci si riesce. Più frequentemente è il rumore di una moto roboante o un’ambulanza a distrarci. Allora seguiamo quel suono, sentiamolo fino alla fine, finché non si scioglie nell’etere, e respiriamo. Liberiamo la nostra mente dalla battaglia quotidiana di tutti i nostri pensieri inseguendo quel suono per pochi minuti e respiriamo.
C’è sempre un suono da seguire e una meditazione da fare per lasciare la mente sgombra dai pensieri, per qualche attimo.

È inutile dire che seguire il suono del silenzio è lo stato meditativo più gratificante, ma non possiamo pretendere troppo e subito. Quando è possibile creare la situazione giusta, quando avrete imparato un po’ a meditare, vi renderete conto che non ne potrete più fare a meno. Tutto ciò verrà col tempo, con la pratica, con la pazienza, perché il silenzio, il vuoto e il nulla generano ansia e timore, dobbiamo avvicinarci al Nobile Silenzio per gradi e con amore.

La meditazione in un luogo sacro
Ma torniamo alle nostre città, alla nostra vita impegnata.
Non potendo avere templi buddisti dove viviamo, un luogo sacro inteso come posto di raccoglimento ci può aiutare.
Proviamo a sostare in chiesa per una breve meditazione o in qualsiasi posto di culto. Dobbiamo ricordare che quando preghiamo siamo noi che parliamo a Dio e che quando meditiamo è Dio che parla a noi, restiamo seduti in contemplazione, guardiamo la luce di una candela e rimaniamo fermi, seduti, con la schiena eretta, respiriamo e sorridiamo.
Le chiese profumano d’incenso, spesso deserte e nei rosoni hanno dei mandala stupendi attraverso i quali filtra una luce piena di energia e pace. Quando si entra in chiesa puoi stare lì, a farti compagnia, per qualche minuto, in un luogo incantato, fuori dal mondo, ovattato, dove nessuno urla, dove chi cammina lo fa in punta di piedi e puoi anche piangere, nessuno ti chiederà perché.

La meditazione del ringraziamento
Abbiamo comprato una cosa bella per noi. Quindi abbiamo tutto il diritto di essere contente del nostro acquisto. Le donne sono un po’ vanitose, si sa, ed è bello presentarsi bene agli altri, è un segno di rispetto. Ma anche questa volta possiamo essere ancora più felici. Usiamo la meditazione del ringraziamento: pensiamo, in pochi secondi, a tutti gli esseri senzienti che hanno permesso questa piccola, effimera, non permanente felicità. Dalla pecora tosata, al contadino che ha portato la lana a cardare… su su fino al guidatore del tir che ha trasportato in città i maglioni e alla nostra commessa. E ringraziamo dentro di noi tutti gli esseri senzienti, uomini e donne che hanno permesso questo in un organizzatissimo gioco di interdipendenza. Ringraziamo, respiriamo e sorridiamo.

La sera è giunta... Approfittiamo dell’acqua che scorre e scende rapida come una cascata, rilassiamoci guardando la schiuma della vasca da bagno, come se fosse la schiuma delle onde del mare e facciamo a noi stesse la promessa di sentirci come una donna di Varanasi che la sera si bagna nel fiume sacro Gange e nel suo silenzio. La notte sarà più tranquilla.

È vero, noi donne non abbiamo mai tempo ma se vogliamo possiamo.
E ricordando che anche Sua Santità il Dalai Lama dice che con tutto quello che ha da pensare per il suo Tibet fa fatica a trovare ogni giorno il tempo per meditare; quindi respiriamo, sorridiamo e lasciamo andare.

Om Mani Padme Hum

Rosanna Samaya Vargas


Un ringraziamento al Ven. Lama Paljin Tulku Rinpoche del Mandala Centro studi Tibetani di Milano, mio primo maestro di meditazione.

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