Fda approva test Hiv fai-da-te. Cauti i microbiologi
Molto simile a un test di gravidanza, il kit per eseguire il test dell'Hiv a casa propria approvato dalla Food and Drug Administration sarà messo in vendita dal prossimo ottobre negli Stati Uniti.
(DoctorNews)17/07/2012
l test OraQuick si effettua passando un tampone nella bocca, e immergendolo poi in una soluzione che dà la risposta in 40 minuti, con un'accuratezza superiore al 99% nell'escludere la presenza del virus, mentre rileva i casi positivi il 92% delle volte, con qualche difficoltà soprattutto se si è nei primi tre mesi dell'infezione.
L'approvazione arriva dopo un decennio di dibattito tra chi crede che possa contribuire a far emergere il gran numero di malati che non sanno di avere il virus e chi, come l'Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli), sostiene che «non risolve i problemi diagnostici complessi che l'infezione da Hiv pone nelle sue diverse fasi» e non si può sostituire alle «indagini indispensabili per una corretta gestione dei pazienti che solo un laboratorio di microbiologia clinica può offrire».
«La ricerca diretta del virus» spiega Pierangelo Clerici, presidente Amcli, entrando nel merito «la sua quantizzazione, la determinazione della presenza di resistenze ai farmaci attualmente in uso sono indagini indispensabili per una corretta gestione dei pazienti e solo un laboratorio di microbiologia clinica può offrire».
Un invito alla cautela arriva anche da Mariapaola Landini, direttore di Microbiologia del Policlinico Sant'Orsola di Bologna: «La ricerca degli anticorpi può dare risultato positivo solo dopo che gli anticorpi vengono prodotti dall'organismo. Ciò avviene dopo un periodo di tempo molto variabile da persona a persona che può andare da 12 giorni a sei mesi. In tutto questo periodo di tempo l'individuo non ha anticorpi ma ha il virus ed è contagioso. Si tratta del cosiddetto periodo finestra. Il risultato di questo e di altri test che ricercano la presenza di anticorpi, quindi» conclude «ha molto valore se positivo ma deve essere ignorato, se negativo».
Fonte: DoctorNews 33 (9-07-2012)
L'approvazione arriva dopo un decennio di dibattito tra chi crede che possa contribuire a far emergere il gran numero di malati che non sanno di avere il virus e chi, come l'Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli), sostiene che «non risolve i problemi diagnostici complessi che l'infezione da Hiv pone nelle sue diverse fasi» e non si può sostituire alle «indagini indispensabili per una corretta gestione dei pazienti che solo un laboratorio di microbiologia clinica può offrire».
«La ricerca diretta del virus» spiega Pierangelo Clerici, presidente Amcli, entrando nel merito «la sua quantizzazione, la determinazione della presenza di resistenze ai farmaci attualmente in uso sono indagini indispensabili per una corretta gestione dei pazienti e solo un laboratorio di microbiologia clinica può offrire».
Un invito alla cautela arriva anche da Mariapaola Landini, direttore di Microbiologia del Policlinico Sant'Orsola di Bologna: «La ricerca degli anticorpi può dare risultato positivo solo dopo che gli anticorpi vengono prodotti dall'organismo. Ciò avviene dopo un periodo di tempo molto variabile da persona a persona che può andare da 12 giorni a sei mesi. In tutto questo periodo di tempo l'individuo non ha anticorpi ma ha il virus ed è contagioso. Si tratta del cosiddetto periodo finestra. Il risultato di questo e di altri test che ricercano la presenza di anticorpi, quindi» conclude «ha molto valore se positivo ma deve essere ignorato, se negativo».
Fonte: DoctorNews 33 (9-07-2012)
