Pillola dei cinque giorni dopo: ma cos'è?


“Per quattro italiane su dieci è un farmaco dimagrante e per altre due serve a prevenire i dolori mestruali”. Sono senz’altro questi i dati più sconcertanti del sondaggio on line realizzato da “Mettiche.it”, il portale promosso dalla Smic, la Società Medica Italiana per la Contraccezione, nelle ultime settimane che ha visto la partecipazione di oltre 2.000 donne dai 14 anni in su, distribuite equamente sull’intero territorio nazionale. Obiettivo dell’indagine: capire quanto le donne siano informate sulla loro salute e sui sistemi contraccettivi in generale.
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Se più della metà delle donne italiane non sa che cosa sia la pillola dei cinque giorni dopo e la stragrande maggioranza chiede che si parli di più di contraccezione già prima dei 14 anni, le istituzioni dovrebbero potenziare il proprio impegno sul fronte informativo compensando le carenze di un sistema scolastico che troppo spesso non affronta queste tematiche all'interno di progetti di educazione sessuale.
Lo sostiene Emilio Arisi, presidente della Società medica italiana per la contraccezione (Smic), commentando un sondaggio online, cui hanno partecipato oltre 2.000 donne dai 14 anni in su, pensato per capire quanto le donne siano informate sulla loro salute e sui sistemi contraccettivi in generale.
Ebbene, solo il 42,9% delle donne, lo individua correttamente, come "un metodo d'emergenza più efficace per evitare una gravidanza indesiderata".
Le restanti, in particolare se sono donne residenti a Sud o Centro Italia, collocano il farmaco come metodo per "dimagrire quando hai mangiato troppo", o "per evitare i dolori mestruali". «Evidentemente, nonostante le informazioni fornite dai media - ha detto Arisi - continua a permanere un'ignoranza preoccupante, in particolare tra le giovanissime, proprio sulla contraccezione d'emergenza. Quotidianamente rispondiamo a richieste d'aiuto da parte di giovani allarmati perché il profilattico si è rotto o è stato posizionato male, oppure hanno scordato di assumere la pillola contraccettiva per più di tre giorni. Per questo - aggiunge - invitiamo le istituzioni a potenziare il proprio impegno». Impegno che deve anche misurarsi con le fonti di informazioni sulla contraccezione cui le donne si rivolgono: il 42,3% a un'amica o a un amico, il 37,8% si informa sul web e appena il 16,2% al medico, in particolare se si tratta di donne adulte.
«Un impegno - conclude Arisi - per il quale è bene siano coinvolte anche le figure professionali adeguate per garantire cultura e informazione sulle tematiche sessuali e riproduttive».
 
Fonte: Ginecologia33

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