Fecondazione eterologa: La Consulta non decide

No all'eterologa, la Corte costituzionale "ha deciso di non decidere". In Italia permane il divieto alla fecondazione eterologa stabilita dalla legge n.40 del 2004. Le coppie con problemi di sterilità continueranno quindi a migrare all'estero. Il divieto assoluto esiste solo in Italia, Turchia e Lituania. Proponiamo una review per comprendere il responso.

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La Corte Costituzionale non si pronuncia su fecondazione eterologa: la questione torni ai tribunali, si consideri sentenza Cedu
La Corte Costituzionale si è pronunciata ieri, non pronunciandosi, sulla fecondazione eterologa vietata dalla legge 40. Nei giorni scorsi i parlamentari cattolici si erano attivati per preparare il terreno ad una nuova legge, nel caso la Consulta avesse cassato il divieto oggetto del contendere.

Ma la Consulta ha rimandato la questione ai tribunali che l’avevano sollevata, facendo riferimento alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’Uomo sull’analogo caso dell’Austria. Lo scorso novembre, La Cedu, decidendo sul ricorso di due coppie austriache sterili contro una legge simile a quella italiana, aveva stabilito che la normativa non viola il diritto “al rispetto della vita privata e familiare” (art. 8) della Convenzione Europea. All’epoca, non a caso, l’Austria era sostenuta contro il ricorso anche dal Governo Italiano.

Quindi la Corte non si pronuncia per l’incostituzionalità, ma nemmeno avalla la problematica legge, che risponde ai desiderata del Vaticano. La trafila potrebbe ricominciare: i tribunali di primo grado devono decidere se riproporre o meno la questione alla stessa Corte Costituzionale. Che per alcuni ha di fatto fornito un ‘aiutino’, in sostanza lavandosene le mani e rimandando alla poco coraggiosa decisione della Cedu.

Esultano soprattutto gli integralisti cattolici e i movimenti no-choice, per un parere che di fatto blocca ancora l’allargamento dei diritti alle coppie con problemi di fertilità. Da segnalare il parere indignato di Carlo Flamigni, noto ginecologo membro del Comitato di Bioetica nonché presidente onorario Uaar.

L’Italia rimane così ancora “al di fuori dell’Europa con una legislazione così profondamente diversa e lontana dalla società civile”, afferma. Ma, aggiunge, “sono convinto che alla fine il divieto di eterologa salterà”. Alludendo alla forte ingerenza della Chiesa cattolica sul tema, si è chiesto: “Quando ci decidere ad essere uno stato veramente laico in cui i cittadini hanno diritti e libertà di scelta?”. Ce lo chiediamo anche noi. E di certo la non decisione della Consulta non aiuta.
Fonte: http://www.uaar.it/news/2012/05/23

Sentenza su eterologa: inusuale e aperta al contraddittorio
Lascia la porta aperta per alcuni, mentre la chiude definitivamente per altri, ma di certo fa discutere la sentenza della Corte costituzionale che rimanda ai giudici di primo grado la decisione sulla possibilità di accedere alla fecondazione eterologa. «Inusuale», la definisce Amedeo Santosuosso, magistrato e docente di Diritto, Scienza, nuove Tecnologie all'università di Pavia: «Una decisione che però dice chiaramente che uno spazio per altri argomenti e integrazioni ci può essere. Altrimenti avrebbe rigettato subito».
Secondo il giurista, esperto in questioni di bioetica «il fatto che la Consulta abbia rimandato può essere interpretato in due modi: o vuole prendere tempo o invece vuole dare la chance di un contradditorio pieno e ritiene che ci sia la possibilità e lo spazio per integrare e presentare ulteriori argomenti».
L'apertura la coglie anche Ignazio Marino, senatore Pd: «È chiaro che la vicenda non è affatto chiusa. La decisione non conclusiva della Consulta va rispettata, ma potrebbe lasciare spazio a un ravvedimento della politica: la legge è stata approvata sei anni fa con motivazioni puramente ideologiche, senza tenere conto né delle esigenze delle coppie con problemi di infertilità, né della salute delle donne, ma soprattutto ignorando le possibilità che la scienza mette a disposizione della medicina».
Considera, invece, la questione «chiusa nella sostanza e nei fatti», Eugenia Roccella l'ex sottosegretario alla Salute soddisfatta della scelta della Corte che, sostiene, «non è entrata nel merito e la scelta dal punto di vista giuridico probabilmente è la più corretta». E aggiunge: «Resto sempre sorpresa dalla capacità di alcuni tribunali di arrampicarsi sugli specchi con interpretazioni creative su leggi che non gli piacciono». Di fatto ora la partita torna ai giudici e al legislatore ma, come sottolineato da Santosuosso, «affinché la questione possa essere eventualmente riproposta alla Consulta dai tribunali che ora avevano sollevato il caso, credo che ci vorrà almeno un anno».
Fonte: DoctorNews33, 24-5-2012

Sigo, l'eterologa non può avere un divieto assoluto
La donazione di gameti è la soluzione per le donne in menopausa precoce associata a patologie e terapie, nonché la risposta al "turismo procreativo che espone le coppie, soprattutto a basso reddito, a rischi dovuti alla scarsa qualità dei servizi a cui accedono all'estero.
Sono i questi i temi sollevati dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) per dire no al divieto assoluto di fecondazione eterologa.
«Esistono specifiche condizioni di sterilità in cui la fecondazione eterologa dovrebbe essere consentita nel nostro Paese» sostiene Nicola Surico, presidente Sigo in una nota. «La donazione dei gameti rappresenta, infatti, l'unico rimedio disponibile per le donne in menopausa precoce dovuta a patologie invalidanti come l'endometriosi, alle terapie antitumorali e ad alcune malattie genetiche».
E riferendosi al fenomeno delle coppie (una su tre) che vanno all'estero per usufruire della donazione, aggiunge: «Non è disponibile alcuna informazione né sulle caratteristiche genetiche e sugli accertamenti effettuati sul donatore o sulla donatrice, né sul tipo di trattamento eseguito o sul suo esito. Il costante aumento dei cosiddetti viaggi della speranza determina un numero preoccupante di abusi e di seri rischi sanitari per le future madri e i nascituri».
La Sigo sottolinea che sono soprattutto le coppie a basso reddito quelle che si recano all'estero, nei Paesi nei quali non esiste una regolamentazione specifica e dove, quindi, non c'è controllo, esponendosi a seri rischi e a possibili eventi avversi le cui conseguenze ricadono non solo sulle coppie, ma anche sul nostro Servizio sanitario nazionale, che sarà chiamato in causa per garantire le cure mediche.
«L'eliminazione di un divieto assoluto all'eterologa in Italia» conclude Surico «consentirebbe di assicurare servizi di assistenza medica con livelli di sicurezza, organizzazione e controllo tali da prevenire e sanzionare pratiche deontologicamente scorrette e a rischio per le coppie sterili. Vogliamo definire un percorso condiviso con la Società italiana di fertilità e sterilità».
Fonte: DoctorNews33, 25-05-2012


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