ELFOLOGIA – 50 anni di Teatro dell’Elfo
Per la cronaca, e per ulteriore documentazione, ricordiamo che ELFOLOGIA non è il primo volume che l’Elfo ha dedicato alla propria storia. Ce ne sono stati altri due, sia pure con tagli diversi. Il primo ELFO BAZAAR, nel 2003, in occasione dei 30 anni del gruppo, a cura di Ferdinando Bruni e Pietro Cheli, edito da Il Saggiatore. Il secondo nel 2013: Il Teatro dell'Elfo (1973-2013) - Quarant'anni di teatro d'arte contemporanea, a cura di Alberto Bentoglio, Alessia Rondelli e Silvia Tisano, Mimesis Edizioni.
Ma torniamo ad oggi. Un po’ per scelta e un po’ per caso, nel giro di qualche mese tre dei fondatori e maggiori artefici del Teatro dell’Elfo – Elio De Capitani, Ferdinando Bruni e Gabriele Salvatores - hanno visto la pubblicazione di un libro proprio o dedicato al proprio lavoro.
L'America di Elio De Capitani di Laura Mariani, edizioni CuePress, è un’edizione aggiornata del volume che Laura Mariani ha dedicato ai personaggi interpretando i quali De Capitani ha tratteggiato il volto degli Stati Uniti visto dall’Italia. Analizzando diversi spettacoli, l’autrice evidenzia il percorso dell’attore-regista, a cavallo fra tradizione e ricerca; e al contempo rilegge anche la storia collettiva del Teatro dell'Elfo. Si passa dal Willy Loman di Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller all’avvocato anticomunista Roy Cohn di Angels in America di Toni Kushner, fino al Richard Nixon di Frost/Nixon di Peter Morgan. In questa nuova edizione si aggiunge il capitano Ahab del Moby Dick alla prova di Orson Welles, tratto da Herman Melville. Non manca nemmeno il Berlusconi del film Il Caimano di Nanni Moretti, che di americano ha qualche punto in comune con Donald Trump.
Sei Shakespeare per l’Elfo di Ferdinando Bruni, edito da CuePress, raccoglie sei sue traduzioni di alcuni capolavori di William Shakespeare per altrettanti spettacoli del Teatro dell’Elfo: Romeo e Giulietta, Il mercante di Venezia, Otello, Re Lear, Il racconto d’inverno e La tempesta. Sono testi che Bruni ha perfezionato in rapporto con le scelte di regia e alla prova del palcoscenico, tenendo conto dell’interpretazione degli attori e delle reazioni del pubblico.
Infine, Lasciateci perdere di Gabriele Salvatores è un’autobiografia, scritta con Paola Jacobbi ed edita da Rizzoli. Lasciateci perdere era il titolo provvisorio di Mediterraneo (pellicola diretta dallo stesso Salvatores che ha vinto nel 1992 l’Oscar come miglior film straniero) e va inteso come lasciateci stare, lasciate che la nostra generazione giri il mondo per inventarne uno migliore. Nato a Napoli nel 1950 e cresciuto a Milano, Salvatores è stato co-fondatore della compagnia Teatro dell’Elfo per la quale ha curato tutte le prime regie, da Zumbì, Pulcinella, Satyricon, Dracula, fino al Sogno di una notte d’estate, musical tratto da Shakespeare, e poi a Comedians ed Hellzapoppin’. In seguito è stato regista di molti film di successo, da Marrakech Express a Turné, da Mediterraneo a Nirvana, fino al recente Il ritorno di Casanova, passando dalla commedia al drammatico e toccando anche la fantascienza. In questo libro Salvatores racconta per la prima volta le sue vicende umane ed artistiche: la passione per il cinema, la musica e il teatro, le sue amicizie storiche (come quella con Diego Abatantuono), i due amori della sua vita. E ci svela una sua fragilità: l’ansia.
Tornando al Teatro dell’Elfo, Salvatores scrive: “è stata l’unica utopia realizzata nella mia vita”. In occasione del Cinquantenario della compagnia non si può che dargli ragione. Auguri quindi a tutti gli Elfi per i prossimi cinquanta appena cominciati.
Nella foto: Salvatores, Bruni e De Capitani in un'immagine di diversi anni fa.