Viaggio in Giappone

Oppressa da dolore, apatia e una sorta di rassegnazione, Sidonie è poco predisposta ad accettare il viaggio. Senza entusiasmo arriva in ritardo all’aeroporto ma anche l’aereo è in ritardo, il destino ha deciso per lei. Viene così catapultata in un paese che appare così tanto diverso dal suo occidente per quell’aria di mistero che infonde la lontananza dalle nostre abitudini. Kenzo l’accompagnerà per tutto il tour delle presentazioni e delle conferenze stampa facendole conoscere non solo i rituali e le usanze del paese, ma anche luoghi iconici, la cucina, monumenti e paesaggi che, ça va sans dire, includono i peschi in fiore.

Nel corso di una settimana tra i due nasce una confidenza che li porta a svelarsi, a esporre i loro traumi. Così lontani e così vicini. Lei ha smesso di scrivere dopo la morte del marito in un incidente d’auto, così come aveva iniziato il suo primo romanzo per superare la morte dei genitori e del fratello per un altro incidente. La scrittura come terapia. Lui che da giovane ha studiato a Parigi, ha perso la famiglia paterna a Hiroshima e la famiglia del fratello in un terremoto, ma è anche in crisi con la moglie.

Due sopravvissuti al dolore che si tendono la mano. Ma “il Giappone è il paese dei fantasmi” come spiega Kenzo e infatti il soggiorno di Sidonie è allietato e ossessionato dal fantasma del marito Antoine (August Diehl) che le appare nei momenti più impensati. Ma non è un horror, Antoine sta solo cercando di indicarle la strada per ritrovare la sua vita, per lasciarlo andare e finalmente morire davvero. Tutto questo la regista Elise Girard lo racconta con lievità, con tratti ironici, in un dialogo lento tra la vita e la morte che della vita è parte. Umori orientali che portano Sidonie a lasciar andare il passato e per iniziare il risveglio verso la rinascita. Uscire di casa, lasciare la tana per elaborare il lutto.
Meditativo.

In programmazione al Cinema Palestrina