Perfect Days

L’ultima opera di Wim Wenders è sorprendente come la luce che filtra tra le foglie degli alberi. Un film semplicemente perfetto. ()
perfect days immagine
Non perdete l’occasione di vedere un film che definire bello è riduttivo. “Perfect Days” di Wim Wenders riconcilia con il cinema, anzi valorizza gli aspetti più alti e più coinvolgenti di un’espressione artistica che molto spesso si compiace solo di se stessa, senza lasciare alcuna traccia.
Invece la traccia del film di Wenders, per quanto lieve come una piuma, lascia un segno profondo a chi ha la costanza di seguire senza prevenzione alcuna la sua perfetta narrazione.
I giorni perfetti sono quelli di Hirayama (Kôji Yakusho), taciturno addetto alle pulizie delle toilette pubbliche di Tokyo che esegue il suo lavoro quotidiano con metodo meticoloso come se fosse il mestiere più importante del mondo.
Rispetto degli altri e dignità sono le doti esplicite di cui Hirayama è portatore sano da quando si alza al mattino presto e, uscendo di casa, alza gli occhi al cielo e li illumina con un piccolo sorriso.
Sale sul suo piccolo van per raggiungere i luoghi del suo lavoro e accompagna il viaggio nelle strade brulicanti di una immensa Tokyo ascoltando le musicassette che riproducono la sua musica preferita.
La colonna sonora del film è semplicemente strepitosa dai The Animals di “The House of the Rising Sun” a Patti Smith, da “(Sittin’on) the Dock of the Bay” di Otis Redding a Nina Simone e Van Morrison.
E certo, c’è anche “Perfect Day” di Lou Reed.
La sua giornata è scandita da una magnifica routine, le pulizie, il pranzo consumato in un piccolo parco cittadino nel quale, ogni giorno, scatta foto in bianco e nero alla “luce che filtra tra le foglie degli alberi”, fenomeno che, in Giappone, è noto come “komorebi”, dove le immagini percepite non possono mai essere le stesse.
Prima di raggiungere per la notte il suo minuscolo appartamento in una vecchia casa in un quartiere periferico, si concede un bagno ristoratore in una doccia pubblica e una modesta cena in una tavola calda di cui è cliente abitudinario.
In qualche occasione frequenta un piccolo ristorante più raffinato dove la padrona a volte canta una struggente versione giapponese della stessa ballata interpretata dai The Animals.
Rientrato a casa, prima di addormentarsi legge ottima letteratura tra cui “Urla d’amore” di Patricia Highsmith, autrice anche del romanzo “L’amico americano” che, nel 1977, lo stesso Wenders ridusse cinematograficamente.
Wenders compare anche di schiena in un negozio di musica specializzato in musicassette analogiche.
Il sonno di Hirayama è popolato da sogni in bianco e nero e si ricavano, da un breve incontro con la sorella e la nipote, le tracce di un passato doloroso.
Un’autentica poesia rivelatrice avvolge il film quando Hirayama annaffia con amorevole cura le piante in germoglio del suo appartamento, o quando intraprende su un foglietto una partita a tris con un anonimo frequentatore di una toilette da lui pulita.
Liberatorio poi il gioco di calpestare le ombre in cui si cimenta con uno sconosciuto che gli appena rivelato di essere ammalato di tumore.
Hirayama inizia le sue giornate sotto un’altissima torre e va incontro al sole del mattino con la dignitosa tenacia di un uomo che ama, accetta e conquista giorno dopo giorno le piccole cose che fanno il mondo degno di essere vissuto.
“Perfect Days” è un film che aiuta a riflettere su una condizione umana non omologata, libera ed espressiva nel suo apparire tenacemente legata ai valori più profondi.
Wim Wenders dirige in stato di grazia mentre è semplicemente superlativa l’interpretazione di Kôji Yakusho, miglior attore protagonista all’ultima edizione del Festival di Cannes.
Senza esagerare: imperdibile.


In programmazione al Cinema Palestrina e all’Arcobaleno Film Center

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Re: Perfect Days
18/01/2024 Angela Vezzani
Grazie Massimo, la tua recensione è 'semplicemente perfetta' , come il film. Concordo su tutto, da tempo non ne vedevo uno così bello, toccante, poetico.


 
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