Un colpo di fortuna - Coup de chance

Woody Allen realizza a 88 anni compiuti un’operina fresca e leggera che sorprende, se ancora possibile, per arguzia e ironia. ()
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Classificato come suo cinquantesimo film, “Un colpo di fortuna-Coup de chance” è il primo lungometraggio di Allan Stewart Königsberg, ai più noto come Woody Allen, girato in lingua francese in una seducente Parigi autunnale, con grande sfoggio di parchi, giardini, ristoranti e interni signorili.

Storia di un triangolo, se è concesso semplificare, è difficile se non impossibile raccontare il film senza svelarne la trama e senza togliere ai futuri spettatori il piacere della visione. Fanny (Lou de Laâge) è una giovane donna sposata a Jean (Melvil Poupaud), un ricco uomo d’affari con un passato chiacchierato, del quale subisce, senza particolari resistenze, il predominio affettuoso e organizzativo sulla sua esistenza. Incontra casualmente Alain (Niels Schneider), un vecchio compagno di liceo, ora scrittore bohémien, con il quale inizia, quasi per gioco, una relazione che diviene sempre più totalizzante. Jean, insospettito dai comportamenti della moglie, affida a un’agenzia di investigazione il compito di pedinare Fanny, finendo per scoprire il tradimento della consorte. Nel frattempo, entra in scena Camille (Valérie Lemercier), madre di Fanny, che avrà un ruolo determinante negli sviluppi della vicenda.

L’accortezza di non svelare il finale ci consiglia di finire qui il racconto e di esortare i prossimi eventuali spettatori ad andare al cinema per scoprire quali soprese riserva la trama.

Si può forse aggiungere che “Un colpo di fortuna” si annovera tra i film più riusciti di Allen, richiama a tratti il suo “Match Point”, confermando suggestioni di riflessione sul caso e sulla fortuna come imprescindibili elementi di vita. Nella migliore tradizione di Allen i dialoghi sono piccoli capolavori di intelligente arguzia.

Confortato dalla luminosa fotografia di Vittorio Storaro, il film di Woody Allen è una piacevole occasione per trascorrere poco meno di due ore in una sala cinematografica, esperienza buona e giusta che è sempre (o quasi sempre) confortante e appagante.

In programmazione all’Arcobaleno Film Center


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