Cento domeniche

La classe operaia va in banca e perde il paradiso. Amarezza e depressione nell’ultimo film di Antonio Albanese con un eccellente cast. ()
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Prima dell’assalto dei film natalizi, si rileva una tendenza del cinema italiano a occuparsi di temi di impegno civile e sociale. Il grande successo di Paola Cortellesi con “C’è ancora domani” guida la classifica e in attesa di “Palazzina LAF” di Michele Riondino è uscito nelle sale “Cento domeniche”, l’ultimo film di Antonio Abanese che parla di raggiri bancari, ma non solo.
Antonio Riva (Antonio Albanese) è un operaio specializzato prepensionato. Essendo il più bravo tornitore va ancora in fabbrica a lavorare gratuitamente per insegnare il mestiere ai più giovani. In cambio il padrone (Elio de Capitani) gli concede l’uso di un orto. Antonio conduce una tranquilla vita di provincia: il campionato provinciale di bocce (un vero campione) con i suoi vecchi amici (Maurizio Donadoni, Martin Chishimba, Bebo Storti), si occupa della anziana madre sorda e sulla via della demenza (Giulia Lazzarini), ha una ex moglie (Sandra Ceccarelli) con cui è in buoni rapporti e ha pure un’amante (Sandra Toffolatti) che non si sogna nemmeno di lasciare il ricco marito e i suoi privilegi. Emilia (Liliana Bottone) è l’amatissima figlia che annuncia la decisione di convolare a nozze. Grande felicità ma cominciano i guai quando Antonio decide di offrire il pranzo dopo la cerimonia. Nella banca del paese, dove tutti si conoscono e tutti lo conoscono, chiede di prelevare dal conto il necessario. Viene però a sapere che i suoi risparmi sono stati investiti in azioni e che non conviene rinunciare, meglio chiedere un finanziamento che si ripagherà con i guadagni delle azioni stesse.

Antonio ignorava di avere investito in azioni convinto fossero obbligazioni, ma come succede spesso, quando ci si fida e ti presentano da firmare carte scritte piccolo-piccolo e fitto-fitto non si legge e si firma sulla fiducia. Molti in paese subiscono lo stesso danno ma pensano che quella banca non può certo fallire se no “andrebbero a gambe all’aria tutti quanti”. E invece… Mentre gli altri cercano di organizzarsi, con riunioni, psicologi, avvocati, decisi a combattere e chiedere giustizia, Antonio cade in uno stato depressivo senza uscita. Avrebbe potuto essere uno di quei temi cari a Ken Loach, ma il grande Ken avrebbe ribadito che quello che conta è restare uniti, conta la solidarietà e le azioni comuni, che il benessere e la felicità del singolo non esistono senza la felicità degli altri. Antonio invece si allontana, si isola, sconfitto dai sensi di colpa per essersi lasciato raggirare, si sente inadeguato e sprovveduto. Oltre al dolore per aver perso tutti i suoi risparmi prova quell’infelicità totale per la vergogna della sua ingenuità. Come capita con le truffe agli anziani, l’umiliazione è più forte della rabbia. Girato nei luoghi di origine del regista e attore, Olginate e la provincia lecchese, ben descrive l’ambiente di gente laboriosa dalla vita tranquilla fatta di poche cose e di poche gioie.

Dedicato a tutte quelle persone che per ingenuità o fiducia hanno perso i loro risparmi, Albanese ha fatto un film sincero ma privo di speranza, non necessariamente un difetto ma portatore di amarezza sì. Rassegnato.

In programmazione all’Arcobaleno Film Center e al Cinema Palestrina

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