Asteroid City

L’ultimo film di Wes Anderson si trascina un po’ stancamente senza colpire perfettamente nel segno. Non mancano esercizi di fantasia estrema. ()
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In principio (o quasi) era “Rushmore” (1998), attore principale Jason Schwartzman che nel 2023 compare ancora come tale in “Asteroid City”, undicesimo film (compresi due stop-motion) di Wes Anderson, tra i più geniali e creativi registi made USA.
Che dopo 25 anni Schwartzman compaia ancora come protagonista di un film di Anderson non è un dettaglio trascurabile, denotando il particolare rapporto del regista con i suoi attori che, regolarmente, compaiono nelle sue opere per offrire continuità narrativa e creativa come dimostrano, oltre a quella citata, le presenze plurime di Bill Murray e Owen Wilson.
Il fantasioso fantastico a cui ci avevano abituato i film di Anderson non manca anche in questa sua ultima fatica anche se, a conti fatti, un po’ di amaro in bocca lo lascia.
Teatro, per quanto improbabile, nel cinema, la sperduta cittadina di Asteroid City (pop.87) ospita umanità varia, ricorrente in Anderson, in una minimalista località del deserto del Nevada dove qualche secolo prima era caduto un asteroide.
Lo spunto per un premio dedicato a giovani inventori offre la possibilità al regista di giocare sugli effetti estremi della finzione ricostruita ed esasperata sino all’eccesso.
Come spesso accade in Anderson è tutto così maledettamente falso da apparire persino plausibile.
Non serve cercare di tracciare i temi di una trama perché sono talmente labili da apparire persino ininfluenti.
Tutta la vicenda si gioca sul contrasto tra bianco/nero e colore, sulla dilatazione delle immagini, sulla verbosa bizzarria della sceneggiatura che gli attori, in un continuo gioco di sovrapposizione con i personaggi da loro interpretati, si sforzano di rendere accessibile.
Oltre al citato Schwartzman, ecco in ordine sparso Tom Hanks, Tilda Swinton, Willem Defoe, Margot Robbie, Scarlett Johansson, Bryan Cranston, Edward Norton, Adrien Brody, Liev Schreiber, Rupert Friend, Steve Carell e Jeff Goldblum nella parte dell’alieno. Un super cast, dunque, al servizio di uno spettacolo che stenta a decollare, forse un po’ troppo compiaciuto del vuoto (“vacancy”, termine ricorrente) nel quale tutti gli interpreti si trovano a nuotare.
Bizzarro saggio di sapienza registica che non possiede però la magia e la complessità di altri film di Anderson. Abbondano le citazioni.
Splendente la fotografia, affascinanti le scene e sorprendenti come sempre i dettagli: i vagoni del lungo convoglio, le auto d’epoca e l’esemplare di geoccyx californianus (corridore della strada) meglio noto al cinema come “Beep Beep” che danza irrequieto sui titoli di coda.
Sconsigliato a chi è prevenuto. Da assumere comunque con la dovuta cura.


In programmazione all’ Arcobaleno Film Center e al cinema Plinius

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