Indiana Jones e il Quadrante del destino

Quinto e ultimo episodio di una saga di grandissimo successo iniziata nel 1981. Ça suffit… ()
Indiana immagine
Eccolo di nuovo, dopo 15 anni Indy è tornato, lo dicono spesso anche nel film.
L’avevamo lasciato 40enne (Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo - 2008) e lo ritroviamo tale e quale grazie non alla manipolazione genetica ma ai prodigi di tecniche digitali complesse: si usano controfigure alle quali si appone digitalmente il volto di Ford usando le sue espressioni campionate e salvate dai film precedenti.
5° Indiana Jones ma senza la regia di Spielberg che resta invece produttore esecutivo insieme a George Lucas.
Come consuetudine si inizia con 20minuti frenetici, travolgenti e trascinanti. Indy è nelle mani dei nazisti del 1944 che stanno perdendo la guerra ma i fedelissimi vogliono regalare a Hitler la lancia di Longino, quella con cui fu trafitto Gesù, non di grande auspicio. Inseguimenti sui treni, proiettili in libera uscita e il cattivo Jürgen Voller (Mads Mikkelsen) che lo vuole acchiappare. Riuscirà il nostro eroe a salvare la pelle? Ritroviamo Jones nel 1969, appisolato nel suo modesto appartamento newyorkese davanti al televisore che rimanda le immagini dello sbarco sulla luna del giorno prima, tranquillità interrotta dai giovani e rumorosi vicini che sparano a tutto volume i Beatles e David Bowie. Ora Indy insegna archeologia all’Università ed è arrivato anche il giorno della pensione. Ma dentro cova sempre l’Indiana Jones di un tempo. Nell’incontro con Helena (Phoebe Waller-Bridge) figlia del suo vecchio amico Basil Shaw (Toby Jones) morto per mano dei nazisti, si troverà a dover abbandonare il suo torpore di uomo anziano e stanco per affrontare nuove mirabolanti avventure cercando di recuperare l’altra metà del Quadrante di Antikytera, un marchingegno realmente esistente che si ritiene inventato da Archimede nel 178 a.c. per calcolare i fenomeni astronomici. Nel film però al Quadrante viene attribuita la capacità di manipolare lo spazio-tempo. Perciò riappare anche il cattivissimo Voller, che ora si fa chiamare Smith e collabora con il programma spaziale della NASA. Da eterno nazista lo vuole a tutti i costi per cercare di ribaltare l’esito della Seconda Guerra Mondiale. Nuovi inseguimenti, galoppate a cavallo durante la parata per i festeggiamenti dello sbarco sulla luna (girata a Glasgow ma sembra NY), e sempre a cavallo nei tunnel della metro, nei vicoli di Tangeri in tuk tuk, immersioni in Grecia, nell’antro dell’Orecchio di Dioniso a Siracusa. Non manca il ruolo del ragazzino astuto Teddy (Ethann Isidore) che senza di lui come farebbero.
Non c’è un attimo di tregua, anche troppo, come se si sia cercato di infilare tutto il possibile in un film che dura 2 ore e 30. I fans della saga avranno di che essere soddisfatti, l’intrattenimento non manca, ma la ripetitività e la prevedibilità dell’azione lasciano il tempo a qualche insofferenza. Diamo per scontato che l’incredibilità e l’assenza di logica fanno parte del genere, ma questo è il cinema, sembra vero ma non è vero. Regia conforme di James Mangold.
Ultimo Indiana Jones sicuramente per Harrison Ford che ha voluto esserci forse proprio per mettere lui la parola “Fine”. Tra qualche anno qualcuno penserà ai remake con un nuovo interprete, ma non sarà mai più “Indiana Jones”.
Poteva bastare.

In programmazione all’Arcobaleno Film Center e al Cinema Plinius

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