Il signore delle formiche

Una battaglia di altri tempi per i diritti civili che ci rimanda drammaticamente ai giorni nostri. Da vedere. ()
formiche immagine
La vicenda sta scritta nella storia delle battaglie per i diritti civili di questo Paese.
Aldo Braibanti, intellettuale scomodo, maître à penser di provincia, omosessuale, eroe della Resistenza viene condannato dal Tribunale di Roma per plagio, se non altro perché i codici fascisti ereditati dall’Italia repubblicana non contemplavano il reato di omosessualità (sembra che Mussolini escludesse che potessero esserci omosessuali nel nostro Paese).
Il film di Gianni Amelio parte lento. Nella prima ora (durata complessiva 130 minuti) si sovrappongono vari piani descrittivi per mettere a fuoco i personaggi e il tema del racconto. E forse un po’ di asciuttezza in più non avrebbe guastato.
Nella seconda parte, quando la vicenda affronta i tempi del processo, la trama si infittisce attraverso infingardaggini di natura varia. I familiari del presunto plagiato, gli avvocati, i giudici e la stessa pubblica opinione dimostrano tutta la loro arretratezza in quel 1968 in cui paradossalmente le piazze di tutto il mondo rivendicavano diverse prospettive politiche e nuove libertà.
Nelle aule di un tribunale italiano si consuma invece un anacronistico procedimento penale per condannare l’incondannabile che, secondo giustizia, avrebbe potuto e dovuto risolversi per insussistenza di reato.

Persino la stampa progressista, o presunta tale, si distingue per il suo perbenismo cautamente retrogrado.
Un tenace cronista del l’Unità subisce le angherie del suo direttore perché si prende troppo a cuore il dramma di Braibanti, che per altro era anche stato un militante comunista. Pasolini docet.
Un sedicente militante progressista invita a occuparsi del Vietnam e non degli invertiti.
Se il tema dei diritti civili calpestati fa sempre ribollire il sangue, il pensiero corre immediatamente ai giorni nostri laddove omofobia e simili catastrofi sono ancora all’ordine del giorno con timore che lo saranno ancor di più nei giorni a venire.
Il film, che pur a tratti induce nel melodramma, ricostruisce con attendibilità una vicenda che sia pure ormai dimenticata ha segnato allora e segnala ora un malessere civile ancora irrisolto.
Ben posta la metafora legata al comportamento delle formiche, insetti “comunitari” di cui Braibanti era un riconosciuto esperto.
Bene se non addirittura molto bene l’interpretazione degli attori. Di Luigi Lo Cascio ed Elio Germano è noto lo spessore, sorprendente Leonardo Maltese che impersona il giovane “plagiato” la cui vita è stata completamente distrutta dalla famiglia e dal presunto comune senso del pudore.
Ieri come oggi. E viceversa.

In programmazione nei cinema Arcobaleno Film Center, Palestrina e Plinius.

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