Se son Macao fioriranno


A Milano esplode il progetto Macao intorno al quale si mobilitano migliaia di giovani nel segno dell’arte e della cultura.
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Fo Macao
Eccoci a parlare di Torre (o grattacielo) Galfa, costruita tra il 1956 e il 1959 dall’architetto Melchiorre Bega per conto della Società Sarom all’angolo delle vie Galvani e Fara dalle cui lettere iniziali prende nome.
Alcuni testi dicono sia alta 104 metri per 31 piani, altri 109 metri per 32 piani, ma questi sono dettagli.
Non è certo un dettaglio che la Torre, oggi  di proprietà della famiglia Ligresti, sia in disuso da anni quindici circa, quando, poco lontano, nell’area di Porta Nuova, stanno sorgendo decine di palazzi alti, alcuni molto ma molto più alti della nostra Torre, senza tacere del nuovo grattacielo/mausoleo della Regione Lombardia che dalla Torre Galfa dista poche decine di metri in linea d’aria.

Accade che il 5 maggio scorso un gruppo di “lavoratori dell’arte” decida di prendere possesso del nostro manufatto e di restituirlo, così sostengono, alla città.
Centinaia e centinaia di giovani (ma anche di meno giovani) accorrono a sostenere il progetto, battezzato MACAO,  che prevede la creazione di un centro per l’arte e la cultura, ricco di stimoli e di provocazioni, di manifesti politici e di ricreazione spirituale.
Vengono organizzati quotidianamente tavoli di lavoro su disparati temi, squadre di improvvisati (o meno) artigiani si dedicano agli interventi più urgenti per sanare il degrado e per mettere in sicurezza il luogo, artisti di spessore vario suonano, cantano, poetano e discutono intorno alla riappropriazione del sé.

Scattano immediatamente le polemiche e le precisazioni anche in seno alla nuova Giunta comunale che certo retriva non è. Non sono pochi quelli che sostengono che l’occupazione abusiva non è un buon metodo di lavoro, interviene Dario Fo per ricordare la sua analoga esperienza alla Palazzina Liberty con La Comune, la destra denuncia l’illegalità dell’intera operazione. Non è dato sapere se, sotto questo cielo molto confuso,  la situazione sia eccellente, sicuramente è un dato (benefico) che se ne parli e se ne discuta con passione.
I giovani occupanti, in odore di area antagonista, rivendicano la libertà dell’arte e della cultura e denunciano lo scandalo diffuso di spazi non utilizzati. Questa torre arrugginita diviene così un simbolo di lotta contro l’abbandono e lo spreco. E questo sembra essere opera meritoria.

Resta però da definire il solito dilemma, per dirla con Francesco De Gregori: “Stai dalla parte di chi ruba nei supermercati? O di chi li ha costruiti? Rubando?”.
Al momento non si sa quanto l’avventura possa durare, ma se son Macao fioriranno.



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Re: Se son Macao fioriranno
17/05/2012 alessandra bruno
Chiederei gentilente alla proprieta' Ligresti,
di offrire la torre Galfa ai cittadini di Milano...Una parte ai lavoratori dell'arte,una parte messa a reddito con affitti da devolvere a progetti nel settore delle pari opportunita'.
Per il sostegno economico alle varie necessita' dei portatori di Handicap per esempio,La messa a norma degli accessi e dei servizi scolastici per i disabili,i sussidi ai non udenti con basso reddito per i servizi di interpretariato Lim di cui necessitano nella comunicazione con gli uffici pubblici.Aggiungerei la domanda di gemellare la torre Galfa con le case degli americani abbandonate sull'Isola della Maddalena che fanno capo anch'esse alla proprieta' Ligresti.Giacciono vuote.Con gentilezza chiedo che siamo donate agli artisti nascosti,i resistenti al regime dei grandi critici e dei mercanti.(Chissa' se Duchamp si sarebbe mai immaginato che il suo genio sarebbe stato tanto abusato dalla storia.)


 
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