Se son Macao fioriranno
A Milano esplode il progetto Macao intorno al quale si mobilitano migliaia di giovani nel segno dell’arte e della cultura.
(Massimo Cecconi)14/05/2012

Alcuni testi dicono sia alta 104 metri per 31 piani, altri 109 metri per 32 piani, ma questi sono dettagli.
Non è certo un dettaglio che la Torre, oggi di proprietà della famiglia Ligresti, sia in disuso da anni quindici circa, quando, poco lontano, nell’area di Porta Nuova, stanno sorgendo decine di palazzi alti, alcuni molto ma molto più alti della nostra Torre, senza tacere del nuovo grattacielo/mausoleo della Regione Lombardia che dalla Torre Galfa dista poche decine di metri in linea d’aria.

Centinaia e centinaia di giovani (ma anche di meno giovani) accorrono a sostenere il progetto, battezzato MACAO, che prevede la creazione di un centro per l’arte e la cultura, ricco di stimoli e di provocazioni, di manifesti politici e di ricreazione spirituale.
Vengono organizzati quotidianamente tavoli di lavoro su disparati temi, squadre di improvvisati (o meno) artigiani si dedicano agli interventi più urgenti per sanare il degrado e per mettere in sicurezza il luogo, artisti di spessore vario suonano, cantano, poetano e discutono intorno alla riappropriazione del sé.
Scattano immediatamente le polemiche e le precisazioni

I giovani occupanti, in odore di area antagonista, rivendicano la libertà dell’arte e della cultura e denunciano lo scandalo diffuso di spazi non utilizzati. Questa torre arrugginita diviene così un simbolo di lotta contro l’abbandono e lo spreco. E questo sembra essere opera meritoria.
Resta però da definire il solito dilemma, per dirla con Francesco De Gregori: “Stai dalla parte di chi ruba nei supermercati? O di chi li ha costruiti? Rubando?”.
Al momento non si sa quanto l’avventura possa durare, ma se son Macao fioriranno.