I profumi di madame Walberg

Lui, Guillaume Fave (Grégory Montel) è autista di auto private, ha appena divorziato, rischia di perdere anche il lavoro ma, per potersi permettere una casa più grande dei suoi 25 metri quadri dove ospitare la figlia, accetta qualsiasi cosa. Così gli affidano l’incarico difficile di scarrozzare l’altezzosa Mademoiselle Walberg, cliente egoista e snob. L’inizio del rapporto è ovviamente conflittuale, lei è abituata a farsi servire e a non pronunciare mai un “grazie”. Lui che servitore non è, sta per mollare l’incarico. Invece i due caratteri si completeranno: Guillaume imparerà a conoscere i profumi e lei a riconoscere la gentilezza.

Nulla di nuovo nel cinema, il rapporto tra sconosciuti che si amalgamano (A spasso con Daisy, Green Book), ma anche se già dall’inizio possiamo prevedere come andrà a finire, il bello è seguire il percorso. In questo film tutto è gradevole e ben congeniato, ma soprattutto ci risparmia la banale complicazione amorosa. Interessante la parte nella grotta: per poter accogliere i turisti senza danneggiare il delicato ecosistema della grotta preistorica, questa viene ricostruita e a Mademoiselle Walberg è affidato l’incarico di ricrearne gli stessi odori. La grotta in questione è la Chauvet, nell’Ardèche, dove si trovano i più antichi dipinti dell’umanità, risalenti a 32.000 anni fa, protagonista del meraviglioso documentario di Werner Herzog Cave of Forgotten Dreams. Se l’avete perso cercatelo!