Vitamina D: linee guida
Studi epidemiologici e prospettici hanno collegato la carenza di vitamina D non solo con l'osteoporosi, ma anche con malattie cardiovascolari, diabete, cancro, infezioni e malattie neurodegenerative.
(Medscape/Ob/Gyn.(2012))06/05/2012
(Medscape/Ob/Gyn.(2012))06/05/2012
L'evidenza è supportata da importanti studi per malattie dello scheletro
ma mancano dati provenienti da ampi studi prospettici per le altre
patologie.
La principale fonte naturale di vitamina D è la sintesi cutanea attraverso l'esposizione alla luce solare con una piccola quantità di alimenti di origine animale come il pesce grasso, uova e latte, introdotti con la dieta.
Il livello della vitamina D viene determinata misurando nel siero i livelli di 25-idrossivitamina D [25 (OH) D]. Ottimali livelli sierici di 25 (OH) D sono i compresi tra i 30-90ng/mL (75-225nmol / L) anche se non c'è consenso internazionale. I livelli variano a seconda del periodo dell'anno (più basso in inverno), latitudine, altitudine, l'inquinamento atmosferico, la pigmentazione della pelle, l'uso di filtri solari e la copertura del corpo.
Fattori di rischio per bassi livelli sierici di 25 (OH) D sono: obesità, sindromi da malassorbimento, uso di farmaci (ad esempio, anticonvulsivanti, antiretrovirali), l'invecchiamento della pelle, scarsa esposizione al sole.
Cibi supplementari non necessariamente forniscono quantità sufficienti di vitamina D.
L' esposizione alla luce solare, regolare (senza filtri solari) per 15 minuti, 3-4 volte alla settimana, in una giornata estiva, genera livelli sufficienti.
La dose giornaliera raccomandata è 600IU/day da aumentare a 800IU/day dai 71 anni di età in avanti. Supplementi possono essere assunti sia con vitamina D2 (ergocalciferolo) o vitamina D3 (colecalciferolo) con sorveglianza in funzione della dose utilizzata e la presenza di concomitanti condizioni mediche come malattia renale.
Fonte: Medscape/Ob/Gyn.(2012)
La principale fonte naturale di vitamina D è la sintesi cutanea attraverso l'esposizione alla luce solare con una piccola quantità di alimenti di origine animale come il pesce grasso, uova e latte, introdotti con la dieta.
Il livello della vitamina D viene determinata misurando nel siero i livelli di 25-idrossivitamina D [25 (OH) D]. Ottimali livelli sierici di 25 (OH) D sono i compresi tra i 30-90ng/mL (75-225nmol / L) anche se non c'è consenso internazionale. I livelli variano a seconda del periodo dell'anno (più basso in inverno), latitudine, altitudine, l'inquinamento atmosferico, la pigmentazione della pelle, l'uso di filtri solari e la copertura del corpo.
Fattori di rischio per bassi livelli sierici di 25 (OH) D sono: obesità, sindromi da malassorbimento, uso di farmaci (ad esempio, anticonvulsivanti, antiretrovirali), l'invecchiamento della pelle, scarsa esposizione al sole.
Cibi supplementari non necessariamente forniscono quantità sufficienti di vitamina D.
L' esposizione alla luce solare, regolare (senza filtri solari) per 15 minuti, 3-4 volte alla settimana, in una giornata estiva, genera livelli sufficienti.
La dose giornaliera raccomandata è 600IU/day da aumentare a 800IU/day dai 71 anni di età in avanti. Supplementi possono essere assunti sia con vitamina D2 (ergocalciferolo) o vitamina D3 (colecalciferolo) con sorveglianza in funzione della dose utilizzata e la presenza di concomitanti condizioni mediche come malattia renale.
Fonte: Medscape/Ob/Gyn.(2012)
