A colloquio con Claudio Trotta

Il grande promoter milanese che ha portato in Italia Bruce Springsteen ci dice che, per far uscire la musica dallo stop per la pandemia, occorrono non grandi raduni ma tanti piccoli e medi eventi, sicuri ed ecosostenibili. ()
Trotta immagime microfono
Claudio Trotta, nato a Milano nel 1957, è un produttore artistico attivo nella realizzazione di spettacoli di musica dal vivo. È tra i fondatori di Yourope, Associazione che raggruppa i principali Festival Musicali Europei, e di Assomusica, l’Associazione dei promoter ed organizzatori di concerti italiani.
Si è diplomato nel 1979 Operatore Musicale presso la Scuola del Piccolo Teatro di Milano, con tirocinio presso il Teatro alla Scala. Molto presto ha avviato la sua attività organizzativa, prima per conto di Radio Canale 96 e in seguito creando una propria agenzia, la Barley Arts.

In oltre quarant'anni, Trotta ha prodotto oltre quindicimila concerti di artisti italiani e internazionali. Tra questi ultimi: Bruce Springsteen, Tom Waits, Frank Zappa, Van Morrison, Ray Charles, Ry Cooder, Aerosmith, Chemical Brothers, Deep Purple, Pearl Jam. Tra gli italiani: Ligabue, Renato Zero, Gianna Nannini, Litfiba, Elio e le Storie Tese, Niccolò Fabi. Ha ideato e organizzato numerosi festival e rassegne di diversi generi musicali. Recentemente ha prodotto e portato in tournée il musical “We Will Rock You”, basato sulle musiche dei Queen.
Nel 2017 Trotta ha pubblicato per Mondadori/Electa la sua autobiografia "No Pasta No Show".
Nel 2018 ha fondato Slow Music, Associazione no-profit il cui scopo è creare una rete di cooperazione tra gli operatori del settore e i fruitori di musica. Con essa e con il Comune di Milano, ha lanciato l’iniziativa “I luoghi della Musica” e promosso la serata “Slow Club Live”, che si è tenuta nel Cortile del Castello Sforzesco di Milano, nell’ambito di “Estate Sforzesca”.
Assieme a tanti operatori del settore, sindacati ed associazioni di categoria, Trotta è tra i promotori di #ricominciamo, un Protocollo operativo per la riapertura degli spazi dello spettacolo dal vivo e degli eventi, chiusi a causa della pandemia di Covid 19. Inoltre si batte attivamente contro il fenomeno del Secondary Ticketing, il bagarinaggio elettronico.
Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo rivolto alcune domande.

La tua attività di produttore di musica e spettacolo ti ha portato spesso in giro per l’Italia, ma molti degli eventi che hai organizzato si sono svolti nella nostra città. A quali sei rimasto più legato?

Ho iniziato a Milano nella seconda metà degli anni 70 organizzando concerti per Canale 96, prima radio libera di informazione, e amo pensare che una delle mie principali eredità sarà quella di aver creato da allora svariati momenti di contaminazione artistica e culturale, presentando generi musicali diversi nelle location più svariate, sia all’aperto che al chiuso. Così è stato con "Le Corde Del Mondo", rassegna dedicata agli strumenti a corde tenutasi al Teatro Uomo, una delle tante ricchezze che questa città ha perso e poi con “Milano Blues Festival” all’Arco della Pace, “Sonoria” al Parco Aquatica di Baggio, “Balkanika” e “Irlanda in Festa” al Palalido, “Barley Arts Festival” al Palatrussardi, “Eurock” all’Arena Civica, e tante altre occasioni. Per il resto amo tutto quello che ho fatto, anche i molteplici errori e le troppo ardite sfide, spesso vinte ma anche molte volte perse.

La pandemia sta costringendo promoter, maestranze, tecnici e tutto il mondo professionale connesso ad una lunga inattività. Che sbocco vedi, con che tempi e quali modalità? Cosa suggerisci?

Credo innanzitutto che sia necessario ripartire e farlo al più presto nella adozione di un Protocollo operativo che tuteli maestranze, pubblico, imprese ed artisti, ma che permetta anche di tornare a vivere insieme la creatività umana, necessaria ed efficace cura delle nostre ferite. Penso inoltre ad una nuova e più equa economia di scala che metta al centro gli esseri umani e non i numeri che producono. E’ necessario mettere al centro l’essenza e non la superficie dell’arte, che esiste se condivisa e accessibile, se reale e non solo virtuale. Si tratta per esempio di utilizzare maggiori risorse locali per rafforzare l’identità culturale ed economica del territorio, creando possibilità ed occasioni di crescita formativa ed informativa per i giovani. Si deve abbandonare l’equazione che senza grandi raduni non ci sia live entertainment. Temo che i grandi eventi non si potranno svolgere per lungo tempo, ma tutto il resto rappresenta la maggior parte dello spettacolo dal vivo e degli eventi che sono l’anima di una città e di una comunità e che ne identificano le radici e lo sviluppo.

Lo scorso anno il Comune di Milano ti ha conferito l’Ambrogino d’Oro, riconoscendo di fatto un tuo contributo alla comunità e alla vita culturale della città…

Le motivazioni che hanno portato alla mia candidatura e poi al conferimento mi paiono straordinariamente significative e mi riempiono di speranza e gioia per il futuro. Premiare un uomo o una donna scrivendo che è stato pervicacemente e continuativamente un Davide contro Golia nell’interesse collettivo, credo sia un segnale di considerevole portata per le nuove generazioni. Sono fiero di essere stato insignito dell’Ambrogino e credo anche di essermelo meritato, ma ho ancora molto da dare e da fare.

Sei nato e sempre vissuto a Milano, e da qualche anno abiti a Città Studi, in Zona 3. Ci vuoi dire se ti piace vivere qui, quali sono i pregi e difetti, e cosa potrebbe essere migliorato?

Mi piace molto questa zona, per la presenza multirazziale e multiculturale degli studenti, per la ricchezza di verde, per i piccoli teatri che ospita, per la qualità dell’architettura e per la posizione strategicamente comoda rispetto sia al centro che alle tangenziali. Abito ad un piano alto in Piazza Leonardo Da Vinci e ho un notevole punto di osservazione. Durante il lockdown della primavera 2020, ho assistito a sgradevoli scene di reprimenda di persone che volevano solo respirare e camminare senza danneggiare nessuno o niente, mentre invece non vedo mai di giorno e di notte vigilare su atteggiamenti e azioni improprie di pochi a danno di tutti. Credo che andrebbe meglio attuato il controllo ed il rispetto degli spazi comuni, dei parchi, delle panchine, dei marciapiedi. Sarebbe necessario multare chi danneggia e ruba beni pubblici, ma mi pare succeda davvero poco.

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