Seveso: Milano va sotto, partiti i lavori al Parco Nord ma i cittadini vogliono salvare gli alberi.

Seveso. Vasca Milano-Parco Nord, partito il cantiere. Avviato tutto il piano per la prevenzione delle esondazioni del Seveso nell’area metropolitana. ()
vasca laminazione Seveso
Ogni anno o quasi il Seveso, uno dei cinque fiumi interrati di Milano, torna a vendicarsi dell’interramento allagando la superficie della città nei quartieri di Niguarda, Pratocentenaro, Ca’ Granda, Istria, Zara, Maggiolina e Isola.

È uno dei più noti fiumi cittadini, soprattutto per le sue ricorrenti esondazioni. Il Seveso è lungo 52 km e nasce a Cavallasca, in provincia di Como, sul monte Sasso a 490 metri. Passa da Bresso nel Parco Nord e raggiunge Milano in Zona Niguarda. Ai tempi dei romani, il fiume proseguiva fino al centro storico cittadino penetrando da Piazza San Babila per alimentare le terme Erculee. Le sue acque arrivavano fino a sud est di Milano e si immettevano nel fiume Lambro dopo aver percorso il moderno canale Cavo Redefossi all’altezza delle successive mura spagnole.

Il millenario sfruttamento dei propri corsi d’acqua non sempre è stato fatto secondo i migliori principi, e non sempre ha portato buoni risultati. Il primo porto fluviale di Milano, situato tra San Babila e via Larga, venne distrutto intorno al 200 d.C. proprio da una piena del Seveso, e nel 1700 il problema delle esondazioni del fiume si presentava in corrispondenza di porta Vittoria, dove all’epoca passava una parte del suo corso.

Questo percorso fu modificato nel 1471, quando vennero terminati i lavori del Naviglio della Martesana. I due corsi d’acqua si incrociano precisamente all’altezza di via Giacomo Carissimi e il Naviglio della Martesana diventa foce del Seveso.

Il fiume venne gradualmente interrato nel corso del 1900, proseguendo nella copertura dal centro verso la periferia, prima fino a Niguarda poi fino al confine comunale con Bresso. Oggi ci sono 9 km di fiume coperto, così Il corso d’acqua, che scorre in condotte sotterranee per gran parte del suo percorso cittadino, straripa ad ogni forte temporale.

Le esondazioni del Seveso non sono un fatto nuovo: abbiamo detto della distruzione del primo porto fluviale nel 200 dc. Ogni anno il Seveso straripa senza che nessuno sembri in grado di fare nulla per impedirlo: nel periodo compreso fra il 1976 e il 2000, il fiume è uscito dalle tubature 62 volte.
La conduttura in cui il Seveso è forzato, è stata forse pensata in modo discutibile e nel corso del tempo ha avuto anche dei problemi di manutenzione. In occasione delle piene del 2014, l’anno peggiore per i danni causati da questi fenomeni, la colpa venne data a una serie di concause tra cui la presenza di numerosi detriti nell’alveo sotterraneo, che restringevano il passaggio dell’acqua favorendo gli straripamenti.

Per capire meglio, è necessario partire da lontano, dalla fondazione stessa della città di Milano. Tanto per cominciare, la città sorge sulla linea delle risorgive: la linea che separa l’alta dalla bassa pianura — è importante perché, mentre l’alta pianura ha la capacità di assorbire meglio l’acqua, la bassa è impermeabile, e quando il terreno cambia l’acqua torna fuori tutta in una volta.

In quello che sarebbe diventato il territorio della futura Milano scorreva un gran numero di piccoli corsi d’acqua. Da Ovest a Est: l’Olona, il Pudiga, il Nirone, il Seveso e il Lambro.

Nel corso di decenni e secoli, il Seveso e tutti gli altri fiumi vennero progressivamente incanalati fino a costruire un anello d’acqua intorno alla città. Il risultato più vistoso e duraturo di quest’opera è stata la cerchia dei navigli, quella di cui oggi si discute la riapertura: ma fino all’ottocento e oltre, il centro di Milano era attraversato e lambito da un gran numero di canali, torrenti e fiumicelli. . Il fiume Seveso è stato intombinato a partire dagli anni ’30 e oggi entra sotto terra prima di Niguarda, in via Ornato. Poi prosegue verso piazzale Istria e viale Zara per poi versare la maggior parte delle acque nel naviglio della Martesana, sotto via Melchiorre Gioia. Ma oggi, nel mondo, si è capito che la copertura dei fiumi è stato un errore a cui rimediare. A Madrid, Seul, Chicago ci sono progetti per recuperare antichi corsi d’acqua urbani, chiusi come a Milano durante lo sviluppo industriale. Al di là del fatto che l’operazione di chiusura del Seveso a Milano sia stata un bene o un male per la città a livello di vivibilità e di paesaggio, è comunque indubbio che sia stata fatta male. Ogni anno o quasi, infatti, una porzione variabile di questi corsi d’acqua sotterranei torna a vendicarsi allagando la superficie della città. Il problema più grave e ricorrente è proprio il Seveso. Nel corso del tempo si è provato ad ovviare al problema delle esondazioni in molti modi, ma senza un successo definitivo.

Negli ultimi trentacinque anni, inoltre, la città è stata protagonista di un curioso fenomeno idrogeologico: la chiusura delle grandi acciaierie a nord della città, che impiegavano una grandissima quantità di acqua dal sottosuolo, ha portato a un progressivo innalzamento dell’aumento dell’acqua di falda, che è tornata su livelli più naturali. Questo minaccia alcune fermate della metropolitana, progettate quando la falda era più bassa, e rende in generale più difficile per il terreno assorbire grandi quantità di precipitazioni. Inoltre, la sempre maggiore cementificazione del suolo urbanizzato riduce la capacità di drenaggio del terreno, quindi aumenta il flusso d’acqua che finisce nei fiumi, facendoli esondare.

Negli anni ’80 venne costruito il cosiddetto canale scolmatore, che da Palazzolo di Paderno sottrae le acque in eccesso del Seveso, per dirottarle, dopo un lungo percorso in pianura, nel Ticino. Questo canale è un’idea discutibile a livello ambientale, inaugurato nel 1980, si è scoperto che non funziona.

L’altra proposta, più concreta, sulla quale invece si sta lavorando da tempo è quella delle cosiddette “vasche di laminazione”. L’idea è piuttosto semplice: creare delle gigantesche piscine in cui il fiume — che per fortuna, nel caso del Seveso, quando è in piena si gonfia a dismisura ma non raggiunge mai portate drammatiche — può riversare una parte delle acque in eccesso. Il problema, principale, in questo caso, è che nessuno vuole avere vicino a casa delle vasche di acqua sporca. I sindaci di Senago e Bresso, due dei comuni in cui le vasche dovrebbero essere costruite, sono riusciti a bloccare il progetto per anni, con una serie di ricorsi e controricorsi che durano ancora oggi.

Forse però ultimamente siamo arrivati ad una svolta. Milano e la Lombardia accelerano. Il grande progetto per dire addio alle esondazioni del Seveso è entrato ufficialmente nel vivo: infatti, dopo l'avvio, allafine dell’anno scorso dei lavori per la vasca di laminazione a Senago e l'aggiudicazione dei lavori per la vasca di laminazione di Milano al Parco Nord, sono state aggiudicate anche le gare d'appalto per i rimanenti lavori sull'asta del fiume.

Si tratta delle aree golenali a Vertemate, Carimate, Cantù e della vasca di laminazione a Lentate, oltre alla progettazione esecutiva dell'area di laminazione a Varedo Paderno.

Tutte le opere individuate nel 2015 sono partite ufficialmente e , nonostante le difficoltà legate all'emergenza sanitaria ancora in corso e agli innumerevoli ricorsi dei comitati ambientalisti, le gare di appalto delle opere principali e dei lavori dei cantieri non hanno avuto soluzione di continuità.

Regione Lombardia sta proseguendo la collaborazione con il Comune di Milano, l'Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po, l'Agenzia interregionale per il fiume Po e con la Città metropolitana, per l'attuazione del Piano Aree Metropolitane avviato nel 2015 con il Ministero dell'Ambiente e per attuare quanto previsto nel Contratto di fiume Seveso per la salvaguardia idraulica e la riqualificazione ecologico-ambientale del fiume e suoi affluenti. Si tratta di un piano complessivo per 142 milioni di euro per il Seveso di cui 112 dal Governo, 20 dal Comune di Milano, 10 da Regione Lombardia, ai quali si erano aggiunti altri 23 milioni di euro di Regione per il potenziamento del Canale Scolmatore di Nord-Ovest.
La fine dei lavori è prevista per l'estate 2022.

La vasca all’interno del Parco Nord è un bacino artificiale, alimentato con acque pulite di falda, costantemente mosse in modo da ossigenare le acque, evitare ristagni e la propagazione di alghe.
È un laghetto adatto anche alla nidificazione e allo stazionamento degli uccelli acquatici. Ma per essere realizzato richiede l’abbattimeto di una partedel bosco cresciuto davanti al “supercondominio” di Bresso.
Meglio salvare il proprio bosco o dare un contributo per evitare che un fiume faccia impazzire la città?

Succede che a Bresso , i cittadini scelgono il loro bosco invece delle vasche per evitare le esondazioni del fiume verso Milano e i 3mila abitanti che hanno visto nascere e crescere il bosco protestano contro Comune di Milano e Regione Lombardia che proprio lì hanno deciso di mettere una delle vasche di laminazione.

I tremila abitanti del ‘supercondominio’ di Bresso che, attraverso le generazioni, hanno visto nascere 50 anni fa e crescere davanti ai loro occhi un bosco, non hanno dubbi e protestano contro l’abbattimento degli alberi e sono anche convinti che si poteva trovare una soluzione diversa per proteggersi dal corso d'acqua nei giorni di pioggia.

Nel mirino hanno il Comune di Milano, nel cui territorio ricade la vasca che è a pochi metri delle loro case, e la Regione Lombardia, gli enti che hanno promosso il progetto ormai in fase avviata.

Alcune decine di residenti, raccolti nel comitato ‘No Vasca’, hanno dato vita a un picchetto con cartelli e slogan dopo che gli operai hanno cominciato a buttare giù gli alberi nello spazio di quattro ettari al centro da anni di ricorsi e contro ricorsi.

“I 3mila abitanti del supercondominio, hanno visto crescere il bosco in quella che 50 anni fa era un’area degradata e hanno assistito alla creazione di un ecosistema molto particolare, col torrente, i pesci, le rane e una spiccata biodiversità”, dice il sindaco.” …Un grosso errore è il posizionamento troppo vicino all’abitato,… Il problema infatti è cosa va nella vasca per un mese all'anno: l'acqua delle fognature del nord Milano perché i tre affluenti del Seveso sono fogne.” L’assessore ai Lavori Pubblici di Milano, Marco Granelli, ha difeso la bontà del progetto sottolineando che “la vasca per undici mesi all’anno sarà un lago con acqua pulita, di falda, e solo durante le esondazioni verrà utilizzata per contenere l’acqua del Seveso”. Il progetto prevede anche lavori di compensazione per 10 ettari con aree verdi recuperate dal degrado e trasformate in parchi e percorsi.”

“L’utilizzo di più metodologie di rilevamento, la valutazione delle modalità di realizzazione dei tagli del bosco e l’individuazione della stagione riproduttiva e dell’andamento della stagione della nidificazione hanno consentito di orientare lo svolgimento dei lavori nel rispetto dell’avifauna locale.”

Così per la quasi totalità dell’anno la vasca sarebbe un luogo ricreativo, con percorsi ciclabili e pedonali a diverse altezze, spazi attrezzati per la sosta e aree verdi. alimentato con acque pulite di falda, costantemente mosse in modo da ossigenare le acque, evitare ristagni e la propagazione di alghe.

Solo nei casi di piogge eccezionali e di esondazione, mediamente 6 volte all’anno, la vasca si riempie di acqua del fiume che, prima di entrare nel bacino artificiale, viene ripulita dai rami e altri materiali grazie a un sistema di griglie.

L’acqua rimane nella vasca per la durata della piena e poi viene reimmessa nel Seveso, il bacino viene ripulito e riempito con acqua pulita, per tornare a essere un lago.

Questo processo dura da due a cinque giorni. Per la sicurezza dei cittadini tutti gli accessi sono videosorvegliati; inoltre, in occasione delle piene, un sistema di barriere automatiche impedisce l'accesso a pedoni e biciclette, dando comunicazione di allerta tramite pannelli a messaggio variabile.

La sicurezza dell’area verrà garantita durante le piene grazie a barriere automatiche con pannelli avvisatori. Inoltre tutti gli acessi saranno videosorvegliati e illuminati.

Lungo il bordo della vasca verranno inserite nuove alberature e arbusti su una superficie di circa 3.000 mq, oltre a 800 metri di siepi e nuovi filari di alberi. Il progetto prevede inoltre di acquistare, a titolo di compensazione ambientale, circa 110.000 mq di nuove aree (3 volte la vasca) nel Parco Nord per realizzare nuove piantumazioni. L’area verde che acquisisce il Parco Nord in compensazione è circa tre volte più grande dell’area in cui verrà realizzata la vasca.

I costi di manutenzione verranno sostenuti da Regione, Citttà Metropolitana,Comune e AIPO nell’ambito dell’”accordo per la difesa idraulica di Milano”, così come avviene per la manutenzione del canale scolmatore Nord Ovest del Seveso versoil Lambro meridionale.

Questa vasca fa dunque parte di un sistema pensato per evitare che le piene del Seveso danneggino centri abitati e quartieri, arrecando rischi alle persone e ingenti danni materiali.
Il progetto di contenimento completo prevede:

  • l'adeguamento delle aree golenali (aree dove il torrente fuoriesce naturalmente quando va in piena) di Cantù, Carimate e Vertemate con Minoprio
  • la vasca 1 - Lentate
  • la vasca 2 - Paderno Dugnano
  • la vasca 3 - Senago
  • la vasca 4 – Milano vicina all’interramento del Seveso, evita che l’acqua fuoriesca dai tombini allagando i quartieri di Niguarda, Pratocentenaro, Ca’ Granda, Istria, Zara, Maggiolina e Isola.

Le nuove aree che entrano a far parte del patrimonio del Parco si trovano nei Comuni di Bresso e di Cormano (area ex-Item, area Fondazione Ca' Granda e area Fondazione Alfonso Pini) sono spazi oggi in parte in disuso e cementificati, sui quali Parco Nord Milano interverrà con dei progetti di riqualificazione, incrementando il capitale naturale secondo i criteri naturalistici che da sempre caratterizzano i progetti del Parco.

Fra queste vi sono anche aree oggi cementificate e quindi impermeabili che saranno trasformate in aree verdi e permeabili, contribuendo ad aumentare l’infiltrazione dell’acqua nel suolo e quindi a limitare il flusso delle acque meteoriche nel bacino del Seveso.

Due opere sono già concluse: l’adeguamento dello scolmatore di nord ovest, realizzato da AIPO, ed il consolidamento del tratto coperto del Seveso a Milano, realizzato da MM.

"Il Parco Nord è un tesoro da proteggere e anzi da ampliare – spiega Marco Granelli, assessore ai Lavori pubblici –. Con questo intervento salvaguardiamo i quartieri della città dalle esondazioni del fiume Seveso ma al contempo investiamo su un'area verde, costruendo un lago, piantando nuovi alberi e sottraendo al degrado altre aree che saranno restituite alla città".

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