Ricordo di un milanese d.o.c. che ci ha lasciato nei giorni scorsi: Roberto Brivio

Dall’esperienza unica dei Gufi all’interpretazione della milanesità in tutte le sue forme, una vita tutta spettacolare. ()
Roberto Brivio, foto di Filippo Giovagnoni
Dopo Gianni Magni e Nanni Svampa, se n’è andato un altro membro dei Gufi: Roberto Brivio è morto il 22 gennaio, ucciso dal Covid a poco meno di 83 anni, dopo qualche giorno di ricovero all'ospedale San Gerardo di Monza. Proprio in Zona 3, all’Auditorium Cerri di Via Valvassori Peroni, il 25 ottobre 2017 Brivio era stato tra i protagonisti di uno dei momenti di commemorazione del collega ed amico Nanni Svampa, che era da poco scomparso.

Diplomato all'Accademia dei Filodrammatici nel 1959, Brivio incontrava Svampa e Lino Patruno nel 1964: con loro, più il mimo Gianni Magni, dava vita al gruppo I Gufi, che in quegli anni contribuì a creare il cabaret musicale in Italia: l’avventura sarebbe durata solo cinque anni (1964-1969) ma fu una folgorazione nell'Italia di allora, che vide arrivare in teatro e in tv quattro scatenati in tutina nera a cantare di satira politica, cimiteri, sesso, religione (nonché canzoni da osteria in dialetto milanese). Il tutto con un senso dell'umorismo folgorante. Nei Gufi, Brivio era chiamato il “cantamacabro”: era lui a scrivere le canzoni a sfondo noir, come “Cipressi e bitume”.

Poi il gruppo si sciolse (salvo successive brevi reunion) ma Brivio sarebbe sempre rimasto legato a quell’esperienza e pare che negli ultimi tempi stesse lavorando ad un analogo progetto con nuovi compagni come Flavio Oreglio, Alberto Patrucco e David Riondino. Purtroppo le cose sono andate diversamente.
Dopo i Gufi, Brivio non è comunque stato con le mani in mano. E’ stato attore, produttore e regista di spettacoli di prosa e musical. Con la moglie Grazia Maria Raimondi è stato protagonista di numerose operette. A Milano ha aperto e diretto locali dove si faceva spettacolo musicale e umoristico: il Refettorio, Il Teatro del Corso, l'Art Mondial Cabaret, il Briviotenda, il Cabaret in via S. Maurilio, il Cristallo, l'Ariberto, La Scala della Vita.
In televisione, è apparso in molte trasmissioni televisive, tra cui Zelig, Domenica in, Maurizio Costanzo Show, ed ha svolto un’intensa attività televisiva ad Antenna 3 Lombardia, storica emittente commerciale. Ha anche collaborato con Radio Montecarlo, tenendo una rubrica nella quale commentava a modo suo i fatti della settimana.
Dall’ottobre 2007 era docente all'Università IULM di Milano di un corso di dizione ed arte declamatoria.
Ha scritto e pubblicato numerosi libri: “I canti Goliardici”, “El Liber di Parolasc”, “Meglio Bastardi che mai... dal diario di un cane”, “Canzoni sporche all'osteria”, “Cabaret di merda”, “Malalcoolia, storie di bianchi rossi e spiritosi”, “Il romanzo della Vedova Allegra”.

Da più di tre anni, Brivio curava sul quotidiano Il Giorno una rubrica di costume e cultura in milanese. L’ultimo pezzo, uscito il 10 gennaio, era dedicato al poeta dialettale Franco Loi, scomparso sa Milano sei giorni prima.
Per finire, ricordiamo che lo scorso Ferragosto Brivio è stato uno dei protagonisti della “Milanesada”, festa che il locale lo Spirit de Milan ha organizzato al Castello Sforzesco, nell’ambito della rassegna del Comune di Milano “Estate Sforzesca”: una serata che ha raccontato la storia dei primi cabaret cittadini degli anni Sessanta, dall’Intra’s Derby Club al Refettorio.
Una storia gloriosa che ora ha perso uno dei suoi principali protagonisti.


Si ringraziano Filippo Giovagnoni per l’immagine di Roberto Brivio e l’Archivio Storico del Cabaret Italiano per quella con Nanni Svampa.

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