Formentini vs Strehler

La recente scomparsa di Marco Formentini, sindaco di Milano dal 1993 al 1997, riporta alla memoria il difficile rapporto umano e politico con Giorgio Strehler. ()
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In occasione della sua morte, il ruolo di sindaco della città di Marco Formentini è stata ricordato, da destra a sinistra, con benevolenza e persino riconoscenza. Come spesso accade, la scomparsa di un persona induce a considerare positivamente la sua esistenza spesso smussando gli aspetti più difficili e controversi, in una sorta di riappacificazione anche dettata dalla pietas.
Formentini, in quota Lega Nord, diventa sindaco di Milano nel 1993, alla prima elezione diretta per tale carica, sconfiggendo nettamente al ballottaggio il candidato della sinistra Nando dalla Chiesa.
Molti ricorderanno gli anni convulsi di Tangentopoli, la bufera che investì i partiti tradizionali e la conseguente affermazione a Milano di un partito che sembrava rappresentare una totale rottura con il passato.
In quel complesso e articolato contesto, si colloca nella nostra città, la vicenda del Piccolo Teatro e del suo direttore Giorgio Strehler.

La profonda crisi tra il Piccolo Teatro e il Comune di Milano si consuma a partire dal 1996 quando non si è ancora conclusa la costruzione della nuova sede nelle vicinanze del Parco Sempione, che ha avuto quasi 20 anni di iter realizzativo. Strehler e gli uffici comunali si rimpallano le colpe di un così grave ritardo.
Il Piccolo Teatro rivendica anche, in prospettiva per l’anno 1997 in cui compirà cinquant’anni di esistenza, risorse economiche che il Comune sembra non voler elargire.
Inizia una stagione turbolenta di scontri vivaci in cui Strehler minaccia e dà le dimissioni che vengono accettate dal Comune rappresentato dal sindaco Formentini e dal suo assessore alla cultura Philippe Daverio.
Il 25 luglio del 1996 il Corriere della Sera definisce la vicenda: “Baruffe chiozzotte alla Milanese, regia di Giorgio Strehler, sceneggiatura di Marco Formentini”.
Pochi giorni dopo, Giovanni Raboni, sempre sulle pagine del Corriere della Sera, prendeva le parti del regista contro il Comune di Milano che non sembra non volergli riconoscere il suo ruolo.
Certo è una stagione difficile per Strehler, affiorano insicurezze e timori, mentre viene meno il sostegno del Comune che auspica una sua uscita di scena.

Giusto in quegli anni ricoprivo la carica di consigliere di amministrazione al Piccolo Teatro e avevo avuto anche incarico da Giorgio Strehler stesso di rappresentare presso gli enti locali gli interessi del teatro.
In quella veste mi detti da fare per organizzare un incontro tra il regista e il sindaco della città.
La riunione avvenne alla fine del mese di novembre del 1996 nello studio di Strehler in via Rovello.
Dei presenti di allora sono l’unico testimone ancora vivente. Nel dare atto a Formentini e Daverio di aver accettato quale luogo d’incontro la sede del Piccolo Teatro, tra quelle bianche pareti arredate sobriamente con mobili anch’essi bianchi, in un’atmosfera che sarebbe stata confacente a un’opera di Beckett, si consumò una strana messa in scena in cui Strehler dette fondo a tutte le sue capacità seduttive, enormi in verità, per raccontare da par suo i progetti per il nuovo teatro. Un ampio programma proiettato verso il futuro, libero, solare, certo sognante che coinvolgeva teatro, musica, cinema. Uno Strehler infervorato come non mai, creativo, propositivo a cui i suoi interlocutori opposero con sussiegosa cortesia indifferenza e fastidio.
Forse Daverio, persona colta e sagace, era un po’ imbarazzato, sicuramente il sindaco oppose una fredda attenzione alle richieste, anche di carattere economico, del regista. Vedremo, le faremo sapere…
Quando i due rappresentanti del Comune lasciarono la stanza, Strehler mi lanciò uno sguardo costernato che ricorderò con infinita tristezza per tutta la vita.

Dopo l’incontro, il 2 dicembre 1996 Strehler confermò definitivamente le sue dimissioni.
Il 15 dicembre, le maestranze del teatro, a sostegno del loro direttore storico, organizzarono presso la sede del Piccolo una memorabile serata di spettacolo e di testimonianze a cui parteciparono, tra gli altri, Giulia Lazzarini, Valentina Cortese, Moni Ovadia, Franco Graziosi, Ferruccio Soleri, Carla Fracci, Franca Rame, Paolo Villaggio, Vittorio Gassman, Ottavia Piccolo, Ricky Gianco, Franca Nuti, Giancarlo Dettori, Lella Costa, Piero Mazzarella, Aldo, Giovanni e Giacomo e altre decine di artisti e tecnici che avevano lavorato negli anni con il regista.

In questo clima di scontro, pochi forse ricordano o sanno che il nuovo teatro, quello che poi verrà intitolato a Strehler stesso, venne inaugurato, quanto meno informalmente, nel marzo del 1997 per una rappresentazione voluta dalla Giunta leghista dedicata alle Cinque giornate di Milano. E Strehler visse questa vicenda quasi come una profanazione.
Cambiata la Giunta Comunale, dopo le elezioni del maggio 1997, con la nuova veste di “delegato ai compiti artistici del teatro”, Giorgio Strehler profuse il suo impegno per la vera inaugurazione che avrebbe dovuto avvenire nel gennaio del 1998 con l’opera lirica “Così fan tutte” di Mozart.

È noto come sia andata. La notte di Natale del 1997 Strehler morì improvvisamente a Lugano. Nel 2021 avrebbe compiuto 100 anni.

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