Roubaix, une lumière

Se non si può andare al cinema lasciamo che il cinema venga da noi… Ed ecco un buon film che possiamo vedere da casa. ()
roubaix une lumiere
La pandemia, oltre alla chiusura delle sale cinematografiche, sta producendo (paradosso) una carenza di film per via delle enormi difficoltà logistiche di gestire un set nel rispetto delle necessarie regole sanitarie.
Il mercato oggi offre opere realizzate prima del febbraio 2020 e la proposta, a sale chiuse, è giocoforza affidata allo streaming. Facendo di necessità virtù, tra le altre numerose piattaforme, Anteo Spazio Cinema offre la possibilità di acquistare la visione di film di qualità attraverso il suo sito www.spaziocinema.info.

In questo circuito abbiamo visto “Roubaix, une lumière” di Arnaud Desplechin, realizzato nel 2019.
Roubaix è una città di vecchia matrice industriale collocata al nord della Francia, quasi al confine con il Belgio, nota ai più per essere l’arrivo di una delle corse ciclistiche più famose del mondo, la Parigi-Roubaix, appunto.
Nel film la città appare nei suoi aspetti più avvilenti. Notturna, piovosa, sporca, povera, scossa da atti di vandalismo e di malavita, in una complicata gestione di una società multietnica sempre più degradata.

A rappresentare la multietnicità, al di là di qualche teppistello ai limiti della legge, appare qui il commissario Yacoub Daoud, interpretato con enigmatica intensità da Roschdy Zem, di origini algerine, segnato dalla frequentazione della strada e da vicende familiari appena accennate.
Compassato e pacato, indaga con i suoi colleghi, sempre nella parte del poliziotto buono e comprensivo, sull’omicidio di un’anziana signora del quale vengono sospettate due giovani donne che vivono ai margini, ormai consumate dall’uso abituale di alcolici e droghe.

Nella parte delle ragazze indegne un’ambigua Léa Seydoux (Claude), già ottima interprete di “La storia di Adele” (2013), e una fragile Sara Forestier (Marie), apparentemente succube e dipendente dalla compagna di vita.
Gran parte del film, con voluti scenari claustrofobici, è dedicata all’interrogatorio separato delle due indagate in cui la verità sembra, a poco a poco, affiorare. Magistrale invece il confronto tra le due donne che rileva tutte le loro debolezze incrociate, in un fraseggio emotivo di grande tensione narrativa.
Fa da sfondo un clima, sia interno che esterno, respingente e sgradevole. La sotto-storia, una ragazza scappata da casa per sottrarsi all’autorità del padre e alla rassegnazione della madre, è condotta dal commissario a modo suo, senza indulgenze paternalistiche, ma con umanissimo garbo.
Degli interpreti si è detto, perfetti nelle loro parti, attribuiscono valore a una storia già di per sé coinvolgente.

La visione è in lingua originale con sottotitoli in italiano, il che aumenta la credibilità del racconto.
L’acquisto della proiezione è pari, per difetto, al costo di un biglietto cinematografico e, se si rimpiange il fatto di non essere in sala, offe la possibilità di fruire a ogni buon conto di un film di notevole livello narrativo.
Espressivamente livida la fotografia di Irina Lubtchansky ed efficacemente non invasiva la regia di Arnaud Desplechin che di Roubaix è nativo.

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