Com'eravamo: Milano vive

Un documentario del 1952 di Mario Milani racconta la ricostruzione della città dopo la guerra.
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milanovive immagine
In un precedente articolo del nostro giornale si ricordava l’ottima iniziativa della Cineteca italiana di mettere a disposizione, quasi sempre in streaming gratuito, una parte del proprio enorme archivio di film e documentari molti dei quali fanno degnamente parte della storia del cinema.
È sufficiente collegarsi al sito www.cinetecamilano.it , accreditarsi e consultare l’ampio catalogo a disposizione.

Dall’archivio emerge “Milano vive”, un documentario commissionato dall’allora sindaco Virgilio Ferrari che, malgrado il tono a tratti eccessivamente agiografico, racconta la città nei primissimi anni ’50 del secolo scorso.
I titoli di testa recitano: “L’ufficio informazioni del Comune di Milano/Presenta/Milano Vive/ Sintesi documentaria di spirito e d’opere/Regia e commento Mario Milani”.
La citazione vale soprattutto per quel “Sintesi documentaria di spirito e d’opere” che sintetizza, appunto, il piano dell’opera.
Il film del giovane documentarista Mario Milani elenca con puntigliosa benevolenza tutte le iniziative che il Comune di Milano ha messo in atto dalla fine della seconda guerra mondiale per dare nuovo lustro e splendore alla capitale morale d’Italia.

E non si fa mancare nulla: interventi vari di edilizia popolare, il funzionamento delle scuole materne e delle aziende municipalizzate, la costruzione della nuova sede della biblioteca comunale a Palazzo Sormani, il Trotter, la Scala e il Piccolo, la Centrale del latte (350.000 bottiglie di latte al giorno distribuite) e addirittura i primissimi progetti per la metropolitana milanese.
Se il senso e il tono del commento sono decisamente troppo elogiativi, la forza delle immagini però ci restituisce quello che era allora la città con la sua smania positiva di lasciarsi alle spalle la guerra e le sue macerie, metaforiche e non.

Così le immagini spaziano dalla costruzione della Montagnetta di San Siro alla Fiera campionaria, dal traffico definito caotico governato dai 'simpatici' ghisa, dai lavatoi pubblici al Mercato ortofrutticolo, sino agli interventi manutentivi di natura varia in cui “la sinfonia del lavoro sembra non avere mai fine”.
Anche la nostra zona si merita qualche citazione. Viene ricordato il lavoro per realizzare via Palmanova, allora arteria modello di modernità, il deposito dei nuovissimi mezzi della Nettezza urbana a Cascina Gobba, la sede della Refezione scolastica in via Sansovino e le numerose attività dell’Istituto Caterina da Siena, dedicato alla formazione professionale di giovani allieve che aspiravano allora a lavorare nel settore materno infantile, della moda o dell’arte applicata.

Una Milano che, in gran parte, non esiste più, almeno “nello spirito e nelle opere”, dove il Comune metteva a disposizione dei senza tetto persino un magazzino dove poter depositare i propri vecchi mobili, in attesa di una collocazione magari in una delle ambitissime case popolari in costruzione.

Buona visione.

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