I campi magnetici. (The Magnetic Fields)

Sino al 19 luglio la Galleria Giò Marconi di via Tadino 20 ospita una mostra a tema tutta da scoprire. ()
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Il portoncino di via Tadino 20 è chiuso. Per poter visitare la mostra occorre citofonare (dalle 11 alle 19) e vi verrà aperto. Attraversati due piccoli cortili che, in stagione, offrono piacevolissimo profumo di gelsomino, sulla sinistra si entra, per una porta quasi modernamente anonima, nei locali della galleria.
Un piccolo ingresso quasi al buio, per via di una proiezione a loop, ospita già alcune opere, per accedere, subito dopo, nella penombra, in un saloncino foderato di colore bordeaux (qualcuno direbbe vinaccia e un vero milanese appellerebbe ancora in altro modo), dove sono in mostra tutte le altre opere.
Il titolo dell’esposizione è un palese omaggio alla pubblicazione del 1920 “I campi magnetici” scritta da André Breton e Paul Soupault, summa di esperimenti esasperati di scrittura automatica a quattro mani.
Il libro anticipa di quattro anni il manifesto del movimento surrealista di cui già contiene molte suggestioni.

Dopo cento anni, la mostra in corso presso la Galleria Giò Marconi “prende spunto da questo essenziale testo surrealista per intessere un dialogo tra diverse generazioni di artisti che usano la rappresentazione del corpo e delle sue metamorfosi come veicoli per riflettere su tematiche quali l’identità e il desiderio”.
Lasciata la parola, anche per non incorrere in grossolani fraintendimenti, alla scheda della mostra curata da Cecilia Alemani, l’invito esplicito è a visitare l’esposizione per coglierne tutti i significati e i significanti.
Tra gli autori delle opere (dipinti, video, sculture, fotografie, collage, piccoli oggetti…) ricorrono i nomi di Enrico Baj, Santiago de Paoli, Richard Hamilton e, soprattutto, di Man Ray di cui si segnala una “Venus restaurée” (1936-1971), collocata quasi in disparte.
La mostra si caratterizza però per la presenza di molte artiste tra cui Kerstin Brätsch, Gina Beavers, Elaine Cameron-Weir, Summer Wheat e Louise Nevelson quasi a suggerire che il discorso intorno al corpo abbia una maggior attenzione da parte dell’espressività femminile.
Va da sé che siamo nel campo della sperimentazione e anche della provocazione (cfr. “Cadeau” di Man Ray e “The Critic Laughs” di Richard Hamilton) con la quale è opportuno e non sgradevole confrontarsi.
L’ingresso è libero negli orari indicati, per condividere un percorso artistico e un’originale visione del mondo.

I campi magnetici
Galleria Giò Marconi
Via Tadino, 20 Milano
Lunedì-venerdì ore 11-19
Ingresso libero
www.giomarconi.com

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