A proposito di Spazio

Spazio è una galleria-libreria aperta da poco più di un anno in via Spallanzani. Abbiamo incontrato Mariana Siracusa che ne cura il coordinamento e la progettazione. ()
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Mariana Siracusa, laureata in Design degli interni con un dottorato in Architettura degli interni e Allestimento, svolge attività di ricerca per mostre dal 2007. Dal 2010 al 2014 è stata ricercatrice presso il Canadian Center for Architecture di Montréal per cui ha anche curato numerose mostre. Ha pubblicato suoi testi su Domus, Inventario e AA Files.
Nel 2017 ha fondato a Milano la galleria-libreria Spazio.

Cos’è Spazio e qual è la sua vocazione?
Spazio è una libreria d’architettura ed è anche uno spazio espositivo. L’obiettivo è essenzialmente raccontare storie, incontrare persone con punti di vista interessanti, parlare di libri e creare cultura. Siamo appassionati di architettura, urbanistica, ingegneria, geografia, fotografia, arte, paesaggio e in generale ci interessano tutte quelle discipline che comportano pratiche spaziali. Questi temi possono essere indagati con strumenti molto diversi. Io amo i libri da sempre e penso che siano uno di quegli oggetti semplici e magici che avvicinano le persone. Le gallerie sono a volte dei luoghi un po’ formali dove si ha paura ad entrare. I libri invece permettono di rompere il ghiaccio e di iniziare in modo informale un dialogo con chi entra dalla porta. Sono anche perfetti per avvicinare un pubblico che sempre più spesso preferisce entrare dalla “finestra”. Mi riferisco a un pubblico lontano che segue ciò che facciamo comodamente seduto davanti al computer.

Come e quando è nato il progetto?
Il progetto è nato proprio così, sullo schermo del computer. Nel 2015 Spazio era un blog e i temi erano gli stessi: scrivevo di libri, di architettura, di città, di paesaggio, di spazio in senso lato. Restava però un progetto troppo personale, forse un po’ specialistico e a un certo punto mi è sembrato naturale aprire anche a contributi esterni e cercare di dialogare con persone che non necessariamente si interessano solo di mattoni e cemento armato. Avere tre vetrine su strada e uno spazio in cui poter concretizzare le idee aiuta molto. Certo, è uno spazio commerciale, i libri sono in vendita. Ma i centocinquanta titoli a rotazione che trovate da noi vengono selezionati uno ad uno, e ci fa piacere raccontarli a tutti quelli che sono interessati. Sono libri in inglese, francese, spagnolo, tedesco, giapponese e ovviamente anche italiano. Per la maggior parte sono libri usciti nell’ultimo anno. La bibliografia che ruota intorno alle mostre può invece spaziare leggermente e accogliere anche libri esauriti e ormai fuori catalogo. Si tratta sempre di mostre tematiche che durano circa tre mesi, e questo mi da tutto il tempo di raccogliere un insieme di libri che rendano esplicito il fatto che la mostra che vediamo in quel momento è solo uno dei mille modi possibili di affrontare il tema.

Com’è composta la squadra che vi lavora?

Collaboro regolarmente con Alberto Antoniazzi, grafico bravissimo, che ha fatto il progetto di immagine coordinata dello spazio e di solito progetta i pieghevoli e la grafica che accompagnano le mostre. Ma ogni progetto è diverso e ogni volta cerco di dialogare con persone diverse che possano proporre ricerche nuove, curare e produrre progetti propri.

Quali rapporti avete con il territorio in cui siete inseriti?
Essendo uno spazio aperto al pubblico entrano sempre persone dagli interessi più svariati e benché la maggior parte delle cose che proponiamo siano rivolte a giovani progettisti e ricercatori, cerchiamo sempre di rendere accessibili i contenuti anche a un pubblico più vasto. Ci interessa ovviamente il confronto con gli studenti universitari e in generale con gli amanti dei bei libri. Poiché i temi delle mostre sono sempre diversi, ogni progetto richiama anche un micro-pubblico di appassionati che ogni volta ci fa scoprire mondi nuovi pur all’interno di una disciplina come quella architettonica che sembra consolidata.

Quali sono le iniziative in corso?
Abbiamo adesso una mostra dal titolo “Un’altra Milano”. La città è un luogo di immagini precarie ed effimere, dove finito e non finito si sovrappongono e si confrontano. Attraverso il disegno, il giovane artista Stefano Rosselli, paesaggista di formazione, ci mostra come Milano continui ad incorporare nuove architetture e spazi pubblici, e documenta questi scenari urbani mettendoli a confronto sia con vedute della città storica che con ambienti intimi legati alla sua quotidianità.
Poi una volta al mese, di solito il secondo sabato del mese, la mattina dalle 11 alle 13, presentiamo dieci libri che ci hanno colpito tra quelli appena usciti. Si tratta di presentazioni molto informali, fatte attorno a un tavolo. Il pubblico è sempre invitato a interrompere, commentare, fare domande. È un modo per avvicinare anche i più pigri a volumi che non sono necessariamente di facile fruizione. È l’occasione per tenersi aggiornati sulle nuove uscite, incontrare talvolta gli autori e anche facce nuove.

E quelle nel prossimo futuro?
La prossima mostra sarà dedicata allo Sport. Attraverso quattro incontri storici di boxe, calcio, tennis e pallacanestro vedremo atleti che hanno fatto storia muoversi all’interno di spazi che pur avendo dimensioni predefinite permettono infinite possibilità di gioco.
A giugno avremo poi una mostra dedicata a un’oggetto che usiamo tutti: il WC. E in autunno riprenderemo con un progetto dedicato al carattere nella calligrafia cinese.

Per concludere: qualche riflessione a ruota libera?
Credo nella necessità, oggi più che mai, di fare cultura. Spazio è una piccola realtà con risorse limitate ma ci impegniamo tutti i giorni per dare un contributo positivo, costruttivo. È un progetto a lungo termine ma continuo a incontrare persone che hanno voglia di percorrere insieme a noi questa strada con entusiasmo e lo prendo come un ottimo segno.

Spazio

Via Spallanzani, 19 Milano

www.spaziomilano.org

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