MilanoMusicaMondo. Pizzica la tarantola

Le radici profonde di una tradizione popolare che si perpetua nei secoli. ()
pizzica
La tradizione del tarantismo è ancora viva ai nostri giorni con la messa-esorcismo del 29 giugno – di ogni anno - nella chiesa di San Paolo di Galatina, in provincia di Lecce. Una enorme partecipazione collettiva cinge d’assedio la cattedrale per dare luogo al rituale. In una mescolanza straniante tra la comunità contadina riunita a condividere la stessa esperienza ancestrale e culturale con folle di curiosi e visitatori lontani, affascinati dall’atmosfera magica di questo antico rito.

Ne raccontava splendidamente Ernesto De Martino nel suo "Sud e Magia" del 1959, analisi e saggio insieme, del folklore del nostro Mezzogiorno. Il rituale del tarantismo coniuga in sé alcuni elementi del paganesimo (Brizio Montinaro, Salento povero - 1977), caratteristici delle società antiche, ad elementi della religione cattolica delle origini. L’esorcismo (cui si accennava in premessa) inizia quando il tarantato avverte i primi sintomi del tarantismo e chiede che vengano i musicisti a suonare la pizzica. Al suono della musica il tarantato comincia a scatenarsi in una danza sfrenata che in questa fase del rito (questo è storicamente la tradizione della pizzica) serve a determinare da quale tipo di taranta è stato avvelenato (ad esempio, si distinguono diversi tipi di ragni velenosi –cioè le tarante- la taranta libertina, la taranta triste e muta, la taranta tempestosa, la taranta d’acqua).

Attraverso la musica era dunque possibile dare guarigione ai tarantati: dei suonatori di viola e armonica a bocca –tra gli altri- si recavano nella piazza principale del paese e per ore trascinavano la vittima e gli astanti in danze e urla, sino allo sfinimento ed alla liberazione dal veleno dal corpo e dai suoi effetti sulla psiche. Il tarantismo infatti è una sindrome culturale di tipo isterico collegata ad una patologia che si riteneva essere causata da animali velenosi. Tale fenomeno si manifestava soprattutto nei mesi estivi (il periodo della mietitura del grano in Puglia) ed era caratterizzato da sintomi di malessere generale, depressone, melanconia, sino ad includere elementi in passato associati alle nozioni di epilessia ed isteria. Simile in ciò alla passacaglia, forma musicale -legata a viandanti e girovaghi (derivata dalla follia, da intendersi quale tema musicale del barocco) di origine spagnola, che sfociava spesso in frenetici balli popolari.

Dal tarantismo il passo è breve per giungere alla tarantella. Con tale termine vengono definite alcune danze tradizionali e le corrispondenti melodie musicali del Sud Italia che sono prevalentemente in tempo veloce. Da considerare che molti compositori si sono ispirati a tali ritmi, componendo e costituendo un genere a sé di tarantella colta, tra le più famose trasposizioni quella composta per pianoforte da Gioacchino Rossini, intitolata La danza, che fu arrangiata per esecuzione orchestrale da Ottorino Respighi per il balletto La boutique fantasque, coreografato da Lèonide Massine per i Ballets Russes di Serge Diaghilev.

La tarantella pugliese classica indica varie tarantelle diffuse nella regione e tutte di taglio popolare, la pizzica è una di queste, senza però dimenticare la coeva tarantella del Gargano. Della pizzica sono famosi gli stornelli, brevi strofe rimate, cantate solitamente in coppia, dove i due (o più) esecutori cantano a turno. Nel canto può avvenire una sfida a suon di rime oppure un racconto vero e proprio dove ogni esecutore continua la storia. Spesso sono improvvisate, ma ricalcano uno schema fonetico ben preciso. Il canto può essere alla stisa (canti polivocalici, privi di un accompagnamento musicale, eseguiti soprattutto durante il lavoro, quando la voce si diffondeva e si “stendeva” appunto nei campi. I canti alla stisa erano talvolta ritmati dal battito delle mani o dagli attrezzi da lavoro (ancora il blues!) oppure accompagnato dai tradizionali strumenti quali chitarra, organetto, tamburello e infine la cupa-cupa, citata nel romanzo di Carlo Levi, “Cristo si è fermato ad Eboli”, strumento costituito da un recipiente di terracotta coperto da una membrana e una canna lunga e sottile e che produce sempre lo stesso suono, che varia solo grazie all’abilità del suonatore che da quell’unica nota deve ricavare le varianze dell’accompagnamento. Oltre agli stornelli abbiamo, si diceva, le romanza, canti poetici di contenuto sentimentale o epico. Sono tipici della letteratura romantica e sono entrati nella cultura popolare grazie alle continue migrazioni e alfabetizzazione delle masse popolari. In altre parole le romanze pizzicate sono canti aulici e colti ma resi comprensibili per il proletariato contadino, riadattando e riscrivendo per includere così storie locali.

Il ballo poi è altro elemento sostanziale, propriamente caratterizzante di questa sub-cultura. Si balla generalmente in coppia e non è da considerarsi strettamente quale danza di corteggiamento. Le figurazioni basilari sono il ballo (parte frontale) e il giro, ai quali si affiancano rotazioni, figure legate per mano o per braccia ed anche – quando fra i due ballerini vi è maggiore familiarità- anche parti mimiche alludenti la sfera erotica o gestualità scherzosa, con le posture e gli atteggiamenti dei corpi che si rifanno ad un linguaggio corporeo forte ed energico, tipico della cultura contadina. Il tutto condito dall’euforia dei suoni e delle grida che si scatenano dalla ronda, ossia quel tipico cerchio, composto da musicisti, aspiranti ballerini o curiosi, che si forma spontaneamente dando vita al momento collettivo del ballo. Come tutti gli altri canti popolari, le pizziche-pizziche (questa la precisa dizione di antica tradizione comunitaria) trattano i temi del lavoro, della protesta, del rimpianto, dell’invettiva, del dileggio, ma soprattutto dell’amore, o quantomeno dell’aspetto sessuale, ma sempre mitigato attraverso l’uso delle metafore. Modalità d’espressione tipica delle comunità contadine e di quelle dedite alla pastorizia, pastori che transumando hanno reso la pizzica-pizzica costume comune dal Salento alla Bassa Murgia e Matera (un tempo porzioni geografiche conosciute come Terra d’Otranto).

Musica senza confini.

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