Chiamami col tuo nome

Un film patinato che non stupisce sia piaciuto alla selezione degli Oscar. Più che di educazione sentimentale trattasi di educazione fisica. ()
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Anno 1983, assolata pianura lombarda nelle vicinanze di Crema. In una bella villa di campagna si consuma l’attrazione fisica tra Elio, un ragazzino saputello di diciassette anni, e Oliver, un ragazzone palestrato proveniente dal New England, sensuale come un blocco di marmo, in Italia per una vacanza-studio.

Nella noia solare di giornate tutte uguali a se stesse, in attesa che l’estate finisca, si logorano, tra un bagno nel fiume, corse in bicicletta, colazioni e cene, piccoli amori estivi che culminano in una improbabile attrazione fatale che lascia qualche segno nella fragile ricerca di se stesso del ragazzo più giovane.

All’origine dell’opera un romanzo omonimo di André Aciman e una sceneggiatura originale del veterano (classe 1928) James Ivory su cui Luca Guadagnino, di cui dicono non essere profeta in patria, costruisce un ennesimo racconto di borghesia illuminata quanto annoiata.

La bella ambientazione nella campagna padana non assolve la banalità e la superficialità dell’approccio al tema dell’attrazione sentimentale che qui è coniugata decisamente più nei suoi aspetti sessuali. 132 minuti in cui accade poco o nulla, con lunghe pause di noia pura.

Qua e là, nel racconto qualche anacronismo e molte incongruenze. Qualcuno spieghi come faccia un giovane americano appena giunto nel nostro paese a sedersi a un tavolo di osteria per giocare a scopa con i vecchietti del luogo, oppure cosa c’entri nel 1983 il compromesso storico, rievocato durante un pranzo, quando, correttamente invece, viene commentato il primo governo Craxi.

E ancora, il giovanotto, per altro ben interpretato da un sensibile Thimothée Chalamet, candidato all’Oscar, regala a una sua amica un libro di poesie di Antonia Pozzi che, nel 1983, non conosceva pressoché nessuno (anche se è vero che il suo volume “Parole. Diario di poesia 1930-1938” usci da Mondadori in prima edizione nel 1943). E così divagando.

Restano da segnalare musiche d’annata un po’ stucchevoli e il coming out del padre di Elio che avrebbe voluto tanto avere anche lui da giovane un’avventura come quella del figlio.

Si può anche non vedere.



In programmazione all’Arcobaleno Film Center


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Re: Chiamami col tuo nome
02/02/2018 Bruno Ambrosi
Commento un po' tanto severo, ma tutto sommato condivisibile! Film molto pompato dalla critica, specie USA.


 
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