Neruda

Film notturno e invernale, storia di una fuga in cui inseguitore e inseguito si attraggono e si respingono. Con passione. Momenti di buon cinema. ()
neruda immagine

Nel 1974, l’anno dopo la sua morte, uscì postumo il libro di memorie “Confesso che ho vissuto” in cui Pablo Neruda raccontava se stesso o, meglio ancora, la rappresentazione di se stesso.

Il buon film di Pablo Lorrain racconta un anno della vita dello scrittore cileno, premio Nobel 1971. Un anno fondamentale per raccordare passato, presente e futuro di un intellettuale dalle mille sfumature, poeta e polemista, diplomatico e politico, comunista dichiarato e acclamato (Premio Stalin per la pace 1953).

Nel 1948 Neruda (Luis Gnecco) è senatore e sostenitore pentito del presidente cileno Videla che, dopo la sua elezione nel 1946 sostenuta dalle sinistre unite, aveva compiuto un clamoroso voltafaccia istituendo un governo antidemocratico e filo USA.

Il film racconta quel fatidico anno tra storia e fantasia, mettendo al centro l’uomo Neruda che, per sfuggire alla persecuzione di Videla, si vede costretto all’esilio, protetto e aiutato dai militanti del Partito Comunista.

Sulle sue tracce si muove un emblematico poliziotto, Oscar Peluchonneau (Gael Garcia Bernal), che consuma, letteralmente, la sua vita per far sentire il suo fiato sul collo del poeta in fuga, in un rapporto di grande ed esemplare ambiguità, dove l’inseguitore subisce il fascino dell’inseguito e il fuggiasco è quanto meno attratto dal suo persecutore.

Il film racconta questo scontro/incontro a distanza nello scenario di un Cile povero e martoriato, in cui il poeta Neruda attinge a piene mani a ciò che gli offre, nel bene e nel male, la vita, affrontandone sia gli aspetti alti (gli ideali, l’utopia, la militanza, l’arte) che le esperienze basse (?) della sua prorompente umanità.

Il racconto si sofferma, persino con una certa divertita morbosità, sui rapporti del poeta con le donne e il mondo degli emarginati e dei reprobi, mettendo in campo tutte le contraddizioni dell’artista, al contempo rivoluzionario e borghese.

E riemerge allora, con assoluta credibilità, l’estrema confessione di avere vissuto intensamente la propria esistenza.

“In questo territorio,/dai tuoi piedi alla tua fonte,/ camminando, camminando, camminando,/ passerà la mia vita” (Pablo Neruda, da L’infinità in Canto general).


Neruda

di Pablo Larrain

con Luis Gnecco, Gael Garcia Bernal

Arg, Cile, Francia, Spagna 2016 107’


In programmazione all’Arcobaleno Film Center


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