Coltiviamo la città. MILANO UNO E MEZZO
(Thomas Giglio)23/03/2016
Appena passato il ponte di via Feltre la città sparisce, restano solo campi, cascine e cimiteri. Non a caso qui un tempo erano i Corpi Santi, la fascia attorno alla città in cui si coltivavano gli ortaggi per i vivi e si seppellivano i morti.
Terra di mezzo tra il Lambro e il fontanile Matto che da sempre segna il confine con Segrate che ora è parte della stessa grande città metropolitana, ma che per secoli ha significato un’altra pieve, un altro feudo, un altro mondo.
Terra sospesa, di qua la grande Milano coi palazzi tronfi e ridondanti del quartiere Feltre, di là i palazzi civettuoli di Milano due; due modi diversi ma inquietantemente simili di interpretare la modernità. In mezzo la Storia, quella di una grangia medievale restata sostanzialmente immutata negli ultimi 800 anni. Appunto, Milano uno e mezzo.
Siamo stati comunità agricola indivisa di proprietà dell’Ospedale del Brolo prima, dell’Ospedale Maggiore poi. Siamo stati comune autonomo, San Gregorio Vecchio, annesso solo a fine ‘800 al comune di Lambrate.
Siamo stati la dimora prediletta di un uomo che con la sua grandezza ha dominato un secolo, quel Federico Borromeo che non a caso diventa la figura scelta dal Manzoni per convertire l’Innominato nei Promessi Sposi. Quel Federico Borromeo che quattrocento anni fa ebbe l’intuizione di creare una grande biblioteca pubblica, una delle prime al mondo ad essere aperta a tutti. Essendo uomo capace di guardare al futuro volle lasciare in testamento la sua dimora di campagna tanto amata (al punto da dedicarle un libro) alla sua Biblioteca altrettanto amata, perché coi proventi dei campi si potessero mantenere le attività pubbliche. Ecco perché ormai da quattrocento anni ci chiamiamo Cascina Biblioteca.
Ora la proprietà è cambiata - il Comune di Milano ci ha comprato assieme a tutte le altre cascine del Parco Lambro che assieme a noi costituivano la Grangia di San Gregorio – ma non è cambiata la missione, quella di dare gambe ai sogni di chi vuole guardare avanti, oltre il proprio orizzonte.
Oggi Cascina Biblioteca è un posto dove vivere stabilmente, lavorare nel settore educativo, nella formazione e in campo ambientale. È un luogo accogliente dove ogni giorno si incontrano stabilmente più di cento persone che hanno voglia di trasformare idee in progetti. Professionisti, cittadini più fragili, volontari che collaborano per poter offrire al territorio nuove opportunità di partecipazione.
Cascina Biblioteca è un luogo dalle grandi opportunità da condividere a partire dalla propria capacità di aggregare realtà diverse: una cooperativa sociale, una fondazione, un’associazione di famigliari, un consorzio di imprese sociali, un’associazione di volontariato, un club rotariano: il Sistema Cascina Biblioteca.
Abbiamo aggregato realtà diverse, abbiamo condiviso un’idea, abbiamo generato azioni capaci di sostenersi nel tempo.
Oggi, in Cascina Biblioteca, puoi abitare, lavorare, studiare per imparare un lavoro, cavalcare, giocare, visitare il museo etnografico, invitare amici per una festa, grigliare, partecipare ad eventi animativi e culturali, fare sport, discutere, coltivare un orto comunitario, riparare la bicicletta, fare volontariato, divertirti, visitare la city farm, portare un contributo. In una parola: vivere.
Guardiamo al presente perché il futuro non ci spaventa.