Francesca Balzani risponde a Z3xMi

L'intervista a Francesca Balzani, candidata sindaco alle primarie del Centro sinistra per le prossime elezioni amministrative a Milano.

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Copia di F Balzani 1
Francesca Balzani, 49 anni, nata a Genova, vive a Milano, sposata con tre figli. Laureata in legge ha lavorato come avvocato in un importante studio legale per 9 anni, dal 2007 è stata assessore al bilancio al Comune di Genova. Eletta nel 2009 al Parlamento europeo, ha fatto parte delle commissioni Bilancio, Controllo Bilancio e Commercio Internazionale, Trasporti.
È stata la relatrice generale del bilancio europeo 2012. Dal 2013 ricopre l'incarico di assessore al bilancio al Comune di Milano e dal luglio 2015 quello di vicesindaco. Presiede la commissione Finanza Locale di Anci, l’associazione nazionale dei Comuni italiani.

Una domanda di attualità: come pensa di affrontare il problema dello smog a Milano? 

Non possiamo pensare di risolvere il problema dello smog con interventi dettati dall'emergenza, come è successo in questi giorni, con il divieto di circolazione per le auto più inquinanti, o il blocco del traffico domenicale o le targhe alterne. Occorre pianificare una serie di azioni e d’interventi per ridurre drasticamente le due principali fonti d’inquinamento atmosferico cittadino: il traffico automobilistico e il riscaldamento degli edifici. Serve quindi potenziare il trasporto pubblico e limitare l'afflusso delle 600mila auto che ogni giorno entrano in Milano attraverso la creazione di grandi aree attrezzate dove parcheggiare per servirsi dei mezzi pubblici, estendere l'Area C ad altre zone, promuovere l'utilizzo di vetture elettriche per il car sharing, dotare di auto elettriche quei servizi pubblici che hanno necessità di circolare frequentemente in città. 

E per le emergenze dobbiamo avere piani ben definiti, con misure d’intensità crescente da attuare prima che i danni alla salute si siano prodotti. Penso che la salvaguardia dell'ambiente richieda anche di limitare il consumo di suolo incrementando le aree verdi e quelle destinate a usi agricoli. Inoltre la riqualificazione energetica degli edifici è una priorità e va incentivato l'ammodernamento dei sistemi di riscaldamento, con impianti più puliti ed efficienti.

Come reperire i fondi per attuare questi interventi? 

Bisogna favorire la riedificazione degli edifici privati azzerando gli oneri di urbanizzazione, se rispetteranno precisi criteri di riqualificazione energetica. Per quelli pubblici, Milano dovrebbe essere tra le prime città ad utilizzare il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (Fesr) mediante il Fondo di Sviluppo Urbano (Fus) con azioni integrate per lo sviluppo urbano sostenibile, attivando anche forme di collaborazione con i privati.

La macchina comunale soffre di un eccesso di burocrazia. E' vero? Se è vero quale antidoto occorre? 

È vero che la burocrazia soffre di regole farraginose, che la suddivisione in senso verticale delle competenze crea malfunzionamenti, che qualche funzionario può essere impreparato, ma devo dire che l'esperienza vissuta in questi anni mi ha fatto riconoscere che nel pubblico ci sono grandi competenze, preparazione e dedizione al proprio lavoro. Il problema viene dalla politica: quando la politica è incompetente, la burocrazia deve sopperire in qualche modo e ciò crea difficoltà. La burocrazia blocca la politica quando la politica è debole. Penso che occorra comunque snellire le procedure burocratiche, istituendo un responsabile unico in grado di coordinare all'interno dell'amministrazione i vari uffici, evitando così al cittadino di doversi rapportare a tante funzioni diverse per una stessa pratica.

Dopo la recente esperienza di bilancio partecipativo pensa che iniziative di questo tipo siano una risposta adatta a soddisfare le richieste di partecipazione dei cittadini? 

Sicuramente sì. I cittadini milanesi hanno dimostrato di avere un forte desiderio di partecipazione e di mettere in gioco le proprie competenze e la propria conoscenza del territorio. Il bilancio partecipativo è stata una prima, importante, esperienza di condivisione delle decisioni. Sicuramente ci sono aspetti da migliorare, nel percorso e nel coinvolgimento dei diversi livelli amministrativi, ma Milano è stata la prima tra le grandi città italiane a sperimentare il bilancio partecipativo, e lo ha fatto mettendo a disposizione una cifra importante, 9 milioni di euro, un milione per ogni zona.

Questa esperienza è stata anche una bella occasione per spiegare ai cittadini come funziona il bilancio della città, come vengono spese le risorse pubbliche e quali sono i vincoli per poter fare le cose. Insomma, una bella occasione di conoscenza reciproca e un’esperienza da replicare e riproporre anche in altri ambiti.

La partecipazione non significa semplicemente fare tavoli di discussione e di confronto ma significa definire obiettivi, percorso e punto di arrivo; significa lavorare insieme, amministrazione e cittadini, e monitorare i progressi fatti strada facendo, tenendo presente che a un certo punto il percorso si deve concludere, e si deve concludere con una decisione. Vogliamo prendere la strada del “dibattito pubblico” anche per le decisioni che riguardano l’uso degli ex scali ferroviari, le aree di Expo e, in generale le scelte infrastrutturali più rilevanti.

Partecipazione è anche capacità di chi amministra di “cedere” parte delle proprie prerogative, ricordandosi però del proprio ruolo di decisore.

La Città Metropolitana apre una nuova sfida per l'area milanese, sia in relazione alla dimensione allargata ai comuni che ne fanno parte, sia in relazione al necessario decentramento amministrativo di Milano. Quali idee ha in proposito?

La città metropolitana è una grande sfida e una grande opportunità per i suoi cittadini, milanesi e non. Se dotata di giusti strumenti può consentire una gestione migliore, oltre che più efficiente, di servizi importanti come rifiuti e trasporto pubblico, contribuendo in questo modo alla naturale integrazione del territorio.

Parlando di trasporto, è necessario lavorare sull’integrazione delle tariffe e sul rilancio dei parcheggi d’interscambio - soprattutto fuori Milano - sia per ridurre il flusso di auto, sia per migliorare i servizi destinati ai pendolari.

Con la città metropolitana si può davvero ripensare il ruolo delle “periferie”, che diventano davvero nuovi centri, proiettati non più solo verso il centro di Milano, ma anche verso la città metropolitana. Fondamentale sarà anche valorizzare le aree cerniera, quelle che stanno a metà tra Milano e la città metropolitana e che oggi sono spesso abbandonate o poco considerate.

In zona 3 il problema della destinazione dell'area Expo ha aperto due questioni rilevanti, le prospettive di sviluppo futuro del polo universitario di Città Studi e del polo ospedaliero (per così dire) che comprende l'INT e il Besta. Cosa ne pensa?

Sicuramente è una questione importante per l’area di Città studi, che rischia di uscire “impoverita” dallo spostamento di due realtà che, oltre ad essere un servizio importante, sono centrali per la vitalità e l’economia del quartiere.

Ma sul futuro dell’area, come sul futuro del sito di Expo, è necessario coinvolgere tutti gli interlocutori e i soggetti interessati, come ho detto con un “dibattito pubblico” ordinato e ben organizzato, sul modello adottato con successo in Francia.

Milano è a tutti gli effetti una città universitaria e occorre valorizzare gli atenei milanesi. Farlo significa anche sostenere gli studenti che scelgono Milano come città della propria formazione e che contribuiscono a creare identità e valore nei quartieri dove studiano e risiedono.

Questo deve essere un punto fermo nel ragionare sul futuro di Città Studi.

Giuseppe Sala ha dichiarato che per soddisfare le esigenze di bilancio pensa di ricorrere alla privatizzazione di SEA e/o A2A. E' d'accordo?

No, non penso che la privatizzazione dei servizi pubblici sia la strada da percorrere per alleggerire il bilancio comunale. Le privatizzazioni vanno valutate caso per caso e devono avere obiettivi di politica industriale e di concorrenza. Privatizzare dei monopoli significa trasferire rendite ai privati a danno dei cittadini. Intanto A2a è una partecipata che contribuisce in maniera positiva al bilancio comunale e Sea gestisce due aeroporti strategici per l’area metropolitana milanese. Bisogna rifletterci bene prima di dire vendiamo tutto per fare un po’ di cassa. 

Ritengo necessaria una riforma della fiscalità locale, una riforma che concretamente metta ordine alle varie Imu, Tasi, Tari che creano evidenti problemi di governabilità. Non dimentichiamo che una grossa percentuale dell'Imu va allo Stato, viene sottratta all'ente locale senza alcuna compensazione. La nuova “local tax” deve servire a finanziare adeguatamente gli enti locali e mi impegnerò attivamente come presidente della Commissione Finanza locale di Anci a chiedere la riformare in questo senso della local tax. Ma vorrei anche che una quota prefissata dei dividendi derivanti da partecipate come Sea e A2a venissero versati in un Fondo di sviluppo sociale del Comune, per vincolarli a specifici progetti sociali.

Pierfrancesco Majorino ha proposto nel suo programma l'istituzione di un reddito minimo garantito. E' d'accordo?

Non è prevista oggi alcuna forma di sostegno di questo tipo in sede nazionale e non ritengo che questa sia una proposta sostenibile in ambito locale. Ci vuole un reddito minimo o un sussidio di disoccupazione omogeneo a livello europeo, finanziato da un più ampio bilancio della Commissione. Penso che le esigenze di chi richiede un supporto al reddito a Milano e nella città metropolitana debbano essere valutate semplificando e ampliando i criteri con cui venire incontro ai bisogni e che questo si possa fare anche coinvolgendo in maggior misura il terzo settore. Milano è ricca di tantissime organizzazioni no profit e attraverso la loro collaborazione si potrebbe ampliare il modo virtuoso il contributo pubblico mettendo a maggior profitto quello privato.


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