Il Calcio per tutti


Una società sportiva, la As.P.E.S asd, che ha sede e palestre in Lambrate, ha avviato, ormai da anni pratiche di gioco di squadra che favoriscono una sana e stimolante integrazione fra persone con e senza handicap
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Lo sport collettivo in generale è sicuramente l’ambito in cui si possono più facilmente trovare occasioni di integrazione. il calcio soprattutto, si è mostrato in questi anni l’ideale perché più conosciuto, più facilmente assimilabile e non dispendioso economicamente.

Finora, le ripetute esperienze fatte e le numerose manifestazioni svolte con il coinvolgimento delle istituzioni (CdZ 14, 4, 3, 9, 1) e di associazioni del mondo dell’handicap e dello sport, erano state tutte positive, anzi entusiasmanti, ma indipendenti fra loro. Da quest’anno, però le associazioni promotrici, la As.P.E.S.asd di Lambrate e il Circolo Culturale Giovanile di Porta Romana onlus, vogliono qualcosa di più. Vogliono renderle permanenti ed organizzate.

Il progetto per la costruzione permanente di un circuito che coaguli tutte quelle situazioni che vivono lo sport del calcio come puro divertimento, con spirito agonistico, senza il quale lo sport muore, con capacità di accogliere le diversità e integrarle nel rettangolo di gioco attraverso la formula già ampiamente sperimentata del 5+3.

Un impegno consistente, ma ne vale davvero la pena visto che la formula del gioco integrato si è mostrata proficua sia per i giovani con handicap, sia per quelli senza giovani che hanno potuto trovare un ambiente ludico-sportivo-agonistico, capace di offrire gare in cui ognuno di loro si è espresso secondo le sue possibilità, in un ambiente positivo e capace di offrire relazioni interpersonali belle e stimolanti per tutti.

L’idea di base non è quella del “normodotato” che accoglie l’handicappato, ma quella di un rapporto in cui entrambi sono disposti a perdere qualcosa di sé per incontrarsi in un punto dove trovare vantaggi reciproci che di solito si traducono in una riduzione del conflitto interpersonale, in un piacere emotivo-corporeo nella pratica sportiva, in un confronto agonistico non aspro, in una esperienza di dialogo in cui le diversità sono meno rilevanti. 

Ma “Non si fa finta di giocare. Si gioca davvero!” ed è per questo che ci si diverte. È chiaro ci devono essere regole ben calibrate: lo spazio non deve essere troppo ampio, la squadra non può essere di 11 giocatori e deve esserci al suo interno un equilibrio di forze fra persone con e senza handicap. Ci sono regole specifiche, ma non facilitazioni per “i più deboli”.

Dopodiché, si gioca. Si gioca davvero e ci si diverte.





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