I 42 piccoli cancellati dalla città metropolitana

Il Cam, Centro di assistenza minori di via Pusiano, eccellenza della tradizione ambrosiana, rischia di essere chiuso o malamente privatizzato. Dimenticato dalla legge Delrio nel passaggio alla città metropolitana. Ma la mobilitazione del personale, e delle educatrici, finora ha ottenuto un anno di proroga parziale per evitare ai bambini ulteriori traumi. L'obbiettivo però è mantenere pubblico il centro, con i suoi alti livelli di servizio. Richiesti da tutta Italia.
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42 bambini piccoli, da zero a sei anni, con alle spalle il disastro, per alcuni l’inferno. Abbandonati, maltrattati, vittime di dinamiche familiari patologiche. Nelle “casette” di via Pusiano, trovano però un nuovo inizio. La fine di un incubo che si stava indelebilmente imprimendo nella loro mente profonda. Con l’accoglienza da parte di 39 nuove mamme, le “tate educatrici”, di psicologi e pedagoghi. Fino a risanare danni che altrimenti rischiavano di divenire indelebili. Con una genitorialità finalizzata a ridare loro fiducia negli adulti, nel calore umano e nella vita. Infine, una volta conclusasi la permanenza nella comunità la disposizione del Tribunale dei minori verso un affido, un’adozione, o nei casi migliori il ritorno “gestito” in famiglia.  Da  40 anni il Centro Assistenza minori di Via Pusiano lavora così. Un’eccellenza verso cui convergono richieste non solo da Milano e Hinterland, ma anche da varie provincie italiane. Con una permanente lista d'attesa oltre i posti disponibili.

Eccellenza autentica, il Cam è figlio diretto di un orfanotrofio ambrosiano dei primi del 900. Di un tradizione umanitaria che ha fatto grande la metropoli lombarda.

Eppure oggi questo sogno rischia di svanire. Il Cam, centro gestito dalla Provincia di Milano, non sembra avere più alcun posto nella Città Metropolitana. La legge Delrio, che le istiuisce, non contempla servizi alla persona. Quindi, in un secco comunicato stampa del 12 ottobre 2015, l’Ente Città Metropolitana di Milano (il successore diretto della Provincia) ha annunciato la chiusura del Cam a fine anno. Determinando un accorato appello persino del presidente del Tribunale dei Minori Mario Zevola, disposto a rinunciare ai fondi per il restauro del suo palazzo pur di far vivere Il Cam.

Un’anno triste quello vissuto dalle Tate e dal personale del Cam. Prima il mancato reintegro del personale in uscita, con la conseguente chiusura di due casette. Poi  la sospensione degli ingressi dei minori, nonostante una corposa lista d’attesa. E 20 bambini respinti, dallo scorso aprile in cui è iniziato il percorso di dismisssione.

E il Comune di Milano, unico titolato nei servizi alla persona, che si è rifiutato di assorbire il Cam. Per decisione di Piercarlo Majorino. Che ha optato per la linea di privatizzarlo.

Privatizzazione? Forse metà delle 39 tate-educatrici (quasi una per bambino) mandate a fare le segretarie in qualche remoto ufficio pubblico. Oppure mandate a casa? Addio corsi di formazione per educatrici su casi critici. Addio piccola università di Via Pusiano. Costi inferiori, certo, ma a quale prezzo per uno storico bene pubblico di Milano?

E poi le conseguenze di una possibile privatizzazione. Un alto dirgente sanitario lombardo, un po' per scherzo e un po' no, ha ricordato loro la potenza delle cooperative sanitarie di Comunione e Liberazione. Come dire: anche voi nella grande famiglia?

Uno stallo che ha comunque portato i rappresentanti del personale del centro ad attivarsi, fino a ottenere un’audizione nella Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza. Di qui l’avvio di un emendamento sulla legge di Stabilità, per ottenere i fondi quantomeno per l’anno prossimo, evitando traumatici trasferimenti dei bambini in altre strutture (il centro è focalizzato sui bimbi da 0 a 3 anni e sui portatori di handicap, anche gravi).

Anche Regione Lombardia, Città Metropolitana di Milano e Comune di Milano appaiono intenzionati a sostenere la “proroga” del Cam nel 2016. Lo scorso 13 novembre un comunicato congiunto ha dichiarato l’impegno a sostenere i bambini del centro fino al loro affido. E l’11 dicemmbre si è tenuta una seconda riunione tra i tre enti per definire i reciproci conferimenti economici.

Certo, è qualcosa. Ma alle 43 educatrici del centro non basta affatto. Sul piatto delle decisioni politiche c’è la privatizzazione del Cam. E Molte di loro dovranno radicalmente cambiare mestiere. Dopo anni di pedagogia infantile (il Cam ha anche una consistente attività di formazione) la prospettiva di divenire segretarie o persino entrare nel portale per il personale in sovrannumero della ex-Provincia appare quantomai dura.

“Attualmente Città Metropolitana sta già disponendo un piano per il graduale spostamento del personale. _ dice Rita, una delle educatrici _   Nell'eventuale chiusura del Centro Assistenza Minori o della sua privatizzazione, non saranno solo i bambini accolti e i loro operatori ad uscirne sconfitti, ma anche le Istituzioni che avranno privilegiato, ancora una volta, una logica del risparmio, a scapito delle fasce più deboli>.    La Regione Lombardia e tutta Italia perderebbero un Centro che è stato, ed è all'avanguardia nella tutela dei piccoli, nel supporto alla genitorialità e nella formazione di personale qualificato.

"Chiediamo che  il nostro Centro – conclude un comunicato del personale Cam -rimanga un servizio pubblico di eccellenza affinchè continui a essere un'istituzione pilota pronta a rispondere alle emergenze sociali di oggi e di domani".

 


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Re: I 42 piccoli cancellati dalla città metropolitana
04/07/2019 marco
il centro spazio neutro di milano via pusiano in mano alla mafia degli spicologi e responsabili del centro educatrici.
una sorte di associazione a delinquere


Re: I 42 piccoli cancellati dalla città metropolitana
24/12/2015 Beppe Caravita
La notizia chiave, ovvero il rifiuto da parte del Comune di Milano di farsi carico del Cam è ampiamente verificata. Sull'altro punto ti dò ragione e ho modificato il pezzo in modo che (spero) non emerga alcun accostamento improprio tra Majorino e Cl.


Re: I 42 piccoli cancellati dalla città metropolitana
24/12/2015 Adalberto
La prcisazione mi sembra opportuna, Beppe, ma non spetta a me verificare la fondatezza della notizia. Comunque spero concorderai sul fatto che l'accostamento del nome di Majorino all'area di Comunione e liberazione sia impropria e fuorviante.


Re: I 42 piccoli cancellati dalla città metropolitana
24/12/2015 Beppe Caravita
Fai bene Adalberto a verificare la storia che le educatrici mi hanno raccontato, e che per ben comprensibili motivi, non hanno voluto essere citate.
La prospettiva di un esito su una cooperativa Ciellina non viene invece da Majorino (nel pezzo non è tirato in ballo) ma dall'interno del mondo sanitario lombardo. Come più probabile conseguenza della dismissione.
Majorino, come è spiegato nel pezzo, si sta adoperando, con la Regione, a trovare i fondi per accompagnare il Cam nel 2016, fino all'affido dei piccoli.
Non vedo alcuno scandalo intorno a lui. Il Comune, dopo i tagli del 2015, non ha le risorse per accollarsi il Cam, centro pubblico eccellente ma indubbiamente costoso. E' una questione politica e di bilancio, senza buoni o cattivi. Non vedo nemmeno la necessità di una risposta di Majorino.


Re: I 42 piccoli cancellati dalla città metropolitana
24/12/2015 Adalberto
Stasera ho incontrato per caso l'assessore Majorino (per la precisione all'uscita da un cinema, dove era andato con suo figlio) e gli ho chiesto se era vero che "per sua decisione" il Comune di Milano "si è rifiutato di assorbire il CAM di via Pusiano" mettendo a rischio i poveri piccoli che vi sono assistiti. Majorino ha negato, sostenendo che non è il Comune ma la Città Metropolitana (questo strano fantasma, aggiungo io) che avrebbe dovuto farsene carico. E che il problema risiede nella mancanza di fondi. Non so su quali basi il nostro redattore Giuseppe Caravita dia per certa l'informazione di una espressa volontà in tal senso proprio di Majorino. E, se devo essere sincero, il generico collegamento che si fa nell'articolo tra l'assessore alle Politiche Sociali della Giunta Pisapia e qualche "onnipresente cooperativa sociale" facente capo a Comunione e Liberazione mi sembra più un'illazione che una notizia. Majorino mi ha accennato a don Rigoldi, semmai (anche se ovviamente nemmeno questo è il punto). E che dire del vago riferimento a una possibile cattiva privatizzazione? Personalmente vorrei vederci più chiaro. Ho pregato Majorino di rispondere pubblicamente, anche su queste colonne, se lo ritiene opportuno. Conosce Z3, mi ha detto, e spero proprio che lo faccia. Perchè se questa notizia fosse verificata getterebbe un'ombra abbastanza sinistra su quello che personalmente ritengo un ottimo candidato a Palazzo Marino. Però, allo stato, la notizia verificata non mi sembra. Mi auguro che lo sia presto, a beneficio dei lettori e della verità.


Re: I 42 piccoli cancellati dalla città metropolitana
16/12/2015 Silvia
Sono dell'idea che una struttura così all'avanguardia non bisogna distruggerla, per qualche interesse politico o la mediocrità dei nostri politici affaristi, ma farne tesoro ed esportarla quale esempio nel resto d'Italia.
Ricordiamoci che la parte debole sono i minori da tutelare e supportare.


 
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