COP 21, a Parigi la conferenza mondiale sul clima, le solite dichiarazioni d'obbligo o qualcosa di più?

Si terrà nei prossimi giorni COP 21, la conferenza annuale sotto l'egida delle Nazioni Unite per discutere le misure da attuare a salvaguardia del clima. Intanto a Roma, Milano e in molte altre capitali nel mondo i cittadini si mobilitano il prossimo 29 novembre per chiedere che i governi prendano decisioni e non annuncino solo proclami.

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firmaCOP21

L'appuntamento è a Parigi, dal 30 novembre all'11 dicembre 2015, per COP 21, la conferenza che riunisce i delegati delle nazioni che hanno sottoscritto nel 1992 a Rio de Janeiro la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Dopo l'entrata in vigore del trattato dal 1995 ogni anno si riuniscono per decidere i provvedimenti da attuare per la riduzione dei gas serra, ossia le emissioni di anidride carbonica, metano, ossidi di azoto e altri gas responsabili dell'effetto serra, gas che nell'ultimo secolo sono stati emessi in quantitativi mai raggiunti nel corso dei millenni passati, se non in occasione di eventi assolutamente straordinari, tali da sconvolgere il pianeta.

Nel 1997 a Kyoto venne concluso un protocollo che stabiliva livelli obbligatori di riduzione della CO2 e degli altri gas da raggiungere nel corso degli anni sino al 2014, che vietava l'impiego di alcuni gas particolarmente nocivi (i clorofluorocarburi usati nei cicli frigoriferi) e nel contempo però istituiva una specie di “mercato delle emissioni”. Le nazioni industrializzate poco virtuose possono ottenere “crediti” da quelle più virtuose o da quelle in via di sviluppo in cui promuovono interventi atti ad ottenere benefici ambientali, in modo da non dover in effetti tagliare sostanzialmente le proprie. Un meccanismo che permette in pratica di aggirare gli obiettivi stessi prefissati.

Questo accordo è stato certo importante e ha senz'altro dato un forte impulso all'impiego delle fonti di energia alternative, fonti che si stima oggi coprano il 40% della produzione di energia elettrica in Europa. Non si sono però registrati significativi progressi nelle varie conferenze annuali dopo Kyoto, sopratutto per l'opposizione degli Stati Uniti, della Russia, della Cina, ossia dei maggiori inquinatori mondiali e non pare che da questa COP 21 possiamo aspettarci decisioni importanti.

Probabilmente la solita corposa dichiarazione d'intenti in cui si delineano scenari percorribili partendo dalla constatazione dell'attuale degrado ambientale, in cui si profilano percorsi necessari per risolvere i problemi, si danno indicazioni sulle azioni da intraprendere, ma non si stabiliscono regole, norme e limiti da rispettare per conseguire realisticamente traguardi possibili e misurabili. Poco in effetti, anche perché il cambiamento climatico è innanzitutto conseguenza del degrado ambientale dovuto al consumo sfrenato delle risorse, acqua, aria, suolo, consumo a cui non vengono posti ostacoli, nonostante il degrado dell'ambiente in cui viviamo, e quindi del clima, sia ben evidente a tutti.

E non si tratta di allarmismo eccessivo. Le conferenze sul clima, i forum sullo sviluppo sostenibile, i congressi internazionali a difesa dell'ambiente non hanno prodotto alcuna svolta significativa nell'uso e nello sfruttamento delle risorse, mentre sono molto attive le lobbies che difendono gli interessi dei principali utilizzatori di queste risorse.

Basti qualche esempio. I delegati degli Stati Uniti arriveranno alla conferenza parigina dopo che nei giorni scorsi il senato americano ha votato una risoluzione che blocca l'entrata in vigore di nuovi limiti alle emissioni dalle centrali di produzione dell'energia elettrica, limiti di cui discutono da anni, voluti dall'amministrazione del presidente Obama. Le centrali americane usano estensivamente il carbone e costituiscono la maggior fonte di emissioni di CO2 del paese. I senatori repubblicani hanno dichiarato di voler difendere così gli interessi dei “Middle Class Americans” che godono di buoni stipendi lavorando in queste centrali. Ma certamente hanno anche difeso gli interessi delle grandi corporazioni che possiedono miniere e giacimenti petroliferi e che spingono per l'estrazione del metano con le tecniche di fracking delle rocce nel sottosuolo.

Le tecnologie per la produzione di energie alternative stanno facendo rapidi progressi, le ricerche per lo stoccaggio dell'energia prodotta dal solare e dall'eolico permetteranno tra non molto di produrre da queste fonti la maggior parte dell'energia necessaria, e occorreranno quindi investimenti e tecnici per attuare questa transizione, d'altra parte già in atto. Fissare la quota di energia dalle fonti rinnovabili da raggiungere a livello internazionale entro un determinato tempo sarebbe un obiettivo ragionevole, se venisse seriamente valutato e sottoscritto dai protagonisti delle conferenze sul clima.

Non citiamo per brevità la questione delle emissioni dalle auto e dai mezzi di trasporto. Dopo lo scandalo dei controlli truccati durante i test, i limiti attuali sono stati ridotti in quanto non potrebbero venir rispettati se le prove fossero condotte nelle reali condizioni di impiego delle auto.

Citiamo invece il fatto, meno noto al pubblico, che oltre al comparto energetico un altro settore incide in misura preponderante sulle emissioni, quello della produzione di fertilizzanti. Se tutto sommato Expo è stato più uno spettacolo sul cibo e l'alimentazione che altro, è comunque servito ad aprire dibattiti e discussioni sull'industria agroalimentare, sulle conseguenze derivanti dallo sfruttamento intensivo dei terreni agricoli e sull'impatto che l'industrializzazione dell'agricoltura ha sulla biosfera e quindi sul clima.

E' significativo che sia stata recentemente costituita tra i principali produttori mondiali di fertilizzanti un'associazione, la Global Alliance for Climate Smart Agricolture, per giustificare e promuovere l'impiego dei fertilizzanti, di fronte alle crescenti evidenze che il loro uso indiscriminato sta impoverendo e rendendo sterili i terreni agricoli. Il massiccio impiego di fertilizzanti, spinto dalle multinazionali che dominano questo mercato, appoggiate da quelle che producono sementi OGM e pesticidi, genera in USA emissioni di gas serra superiori a quelle derivanti dall'intero traffico automobilistico del paese, secondo studi condotti localmente.

Il business agroalimentare delle multinazionali viene proposto come modello “smart” di sviluppo in quanto moderno, efficiente, in grado di risolvere i problemi di alimentazione della popolazione mondiale, trascurando tutti gli impatti negativi sul clima. Il modello “smart” deve anche contrastare la crescente attenzione dedicata ai modelli di agricoltura non intensiva, biologica che evita l'impiego di fertilizzanti, che si basa sulla biodiversità e crea occupazione per i piccoli agricoltori, localmente sul territorio.

Queste multinazionali non solo cercano di influenzare l'opinione pubblica parlando di sostenibilità, di convenienza e di progresso, ma operano anche su altri fronti per imporre dietro il paravento del libero mercato (vedi i negoziati per il TTIP) norme e regole meno restrittive di quelle necessarie e applicabili per la salvaguardia del clima, la sicurezza alimentare, la protezione della salute.

La salvaguardia del clima è ovviamente una questione di scelta politica, di modello di sviluppo che si vuole perseguire, quello neoliberista delle multinazionali o quello che antepone il benessere e la qualità della vita degli abitanti del pianeta all'accumulazione del profitto, prescindendo dal riconoscimento del giusto guadagno e dalla giusta remunerazione degli investimenti, modello quest'ultimo che a un certo punto, forse, dovremo essere obbligati a scegliere per cause di forza maggiore.

Queste sono le ragioni per cui è stata indetta una mobilitazione mondiale la prossima domenica. Dubito però che l'opinione pubblica percepisca le buone ragioni della protesta.


 A Milano la mobilitazione per chiedere ai politici di impegnarsi per salvare il pianeta e le città in cui viviamo si terrà domenica 29 novembre alla Darsena, in piazza XXIV Maggio davanti al mercato comunale.


PROGRAMMA DELLA GIORNATA

11.00-15.30 Raccolta firme petizione "energia 100% pulita"

16.00 FOTO IN DARSENA, che sarà mandata ad Avaaz e mostrata ai capi di stato di 196 nazioni al summit di Parigi

17.00 Aperitivo Climatico @Agharti, Via Vigevano 1

Nel pomeriggio trucco bambini e giochi con i palloncini, spettacolo di Capoeira (tempo permettendo) e Flashmob



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