Come salvare (forse) Città Studi

Il nuovo campus universitario nell'area Expo sembra proprio che si farà, con l'intervento decisivo del Governo. Per Città Studi si apre una fase critica. A meno che non si preveda la nuova sede del Besta sugli adiacenti terreni liberati in Via Celoria. Con forti risparmi di denaro pubblico sul faraonico progetto della Città della Salute a Sesto. E una Città Studi che quindi manterrebbe la sua vocazione.
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I giochi sembrano (quasi) fatti. Entro il 31 ottobre, la fatidica data di chiusura dell’Expo, tutti (Comune di Milano, Regione Lombardia, Fondazione Fiera e soprattutto il Governo) vogliono alla cerimonia di chiusura l’annuncio del dopo Expo. Il progetto operativo per trasformare quel milione di metri quadri super-attrezzati di Rho in un grande campus scientifico e tecnologico, evitando il disastro di un’area disabitata, e poi in rovina, tipo olimpiadi invernali di Torino.

Non poco è stato già fatto. In luglio Cassa Depositi e Prestiti e Demanio hanno presentato un progetto, con cifre e grafici. Ancora prima, in febbraio, il rettore della Statale, Gianluca Vago, aveva per primo lanciato l’idea di trasportare le facoltà scientifiche dell’ateneo (Fisica, Chimica, Biologia, Agraria, Veterinaria, Informatica, Scienze naturali e Matematica) da Città Studi nell’area Expo. Una proposta salutata con entusiasmo da Assolombarda, interessata a un connesso parco tecnologico e a un sistema di incubatori di nuove imprese. Tutto recepito nel piano di Cdp, salvo un punto. Che nella società responsabile dell’area, l’Arexpo, non siede il governo, ma solo il Comune, la Regione, la Fondazione Fiera e altri soggetti pubblici minori. Ma il piano da un miliardo (venuti meno gli investimenti privati sulle aree) ha bisogno di un regista forte, di un “dominus”, come l’ha chiamato il sindaco di Milano Giuliano Pisapia.

Nei prossimi giorni, così, si deciderà l’entrata in Arexpo dei rappresentati governativi, quasi certamente del ministero dell’Economia e della Cdp. E subito dopo sarà la volta di un protocollo operativo tra Arexpo e l’Università Statale di Milano. A quel punto l’annuncio per il 31 sarà possibile e credibile. E il progetto potrà decollare, con 500 milioni di investimenti sul polo universitario e oltre 200 sull’area tecnologica, oltre ai 300 necessari per le strutture aggiuntive (agenzie pubbliche, aree residenziali e sportive) del nuovo campus.

Tutto bene? Si e no. Si se consideriamo che l’abbandono al degrado dell’area Expo sarebbe stata una ferita gravissima per Milano e l’Italia. E un danno economico per centinaia di milioni (375) per il Comune e la Regione (che hanno comprato a fin troppo caro prezzo quelle aree da Cabassi, spinte dalla solita emergenza).

Si perché la realizzazione, se ben fatta e gestita (ripeto, se ben fatta e gestita), del nuovo campus di ricerca e innovazione potrebbe divenire un polo finalmente attrattivo per tanti giovani qualificati costretti a emigrare.

No, se guardiamo a ciò che questa operazione lascia dietro di sé. Ovvero l’abbandono di Città Studi, con un’area svuotata di dipartimenti e studenti valutata dalla Cdp in 180 milioni.

Eppure qui basterebbe usare la logica per trovare una soluzione. Città Studi, oltre che dalla migrazione della sue facoltà scientifiche, è oggi oggetto di un’altra migrazione. Quella che passa sotto il nome di Città della Salute. Ovvero il trasferimento di due istituti sanitari di rilievo internazionale, il neurologico Besta e l’Istituto Nazionale dei Tumori (Int), in una nuova sede comune, dopo varie vicissitudini individuata dalla Regione Lombardia nell’area Falck di Sesto S. Giovanni.

Qui tutti gli esperti, però, convengono su un punto. L’Int non ha quasi nessuna necessità di muoversi dalla sua sede attuale (la sua maggiore criticità è il controllo della falda freatica sottostante) e ha strutture moderne. Chi ha davvero bisogno di una nuova sede è il vetusto fabbricato del Besta.

Ma, guarda caso, con la migrazione all’Expo della Statale si apre davanti a lui, sul marciapiede opposto di via Celoria, un grande spazio libero, che arriverà fino a Via Venezian, ai muri dell’Int.

La città della Salute, secondo il progetto di Renzo Piano a Sesto, dovrebbe costare la bellezza di mezzo miliardo di euri di danaro pubblico. Quanto invece costerebbe la nascita di una nuova sede del Besta sull’altro lato di Via Celoria? 80-100 milioni? Duecento metri di trasferimento contro 30 chilometri fanno la differenza. E l’area di Via Celoria potrebbe sì divenire una vera città della salute, con nuovi ambulatori dell’Int, e centri di ricerca nelle neuroscienze.

Non solo. Il Politecnico potrebbe fare la sua parte, con la sua nuova possibile aula magna e altre strutture. Alla fine avremmo una Città Studi non snaturata, senza ipermercati o cemento residenziale, con un campus più grande e una rafforzata vocazione sulle scienze della vita.


Il progetto del nuovo campus sull'area Expo


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Re: Come salvare (forse) Città Studi
20/11/2015 Beppe
Grazie del tuo commento Lorenzo, fai bene a ripercorrere una storia, ormai abbastanza lunga, di promesse mancate e intanto furti con destrezza. Aggiungo qualcosa. Come la maggiore operazione immobiliare oggi in corso per il duo Comunione e Liberazione più Sistema Sesto. Ovvero la grande area Falck, dove la città della Salute sarà il volano per una successiva valanga di cemento, con decine di grattacieli e palazzoni vari. Il tutto innescato dall'immotivato trasferimento dell'Int e del Besta. Quindi paga Città Studi.
E il dopo Expo? Spendono per l'area 7-10 volte il prezzo di mercato e poi la loro successiva gara ai privati, per la rivendita dell'area, va deserta. Panico. No, niente paura, c'è ancora Città Studi a pagare, con il trasferimento delle facoltà scientifiche della Statale. Sarà divertente vedere e ascoltare qualche politico ciellino nella prossima campagna elettorale in un incontro pubblico in zona (se ne avrà il coraggio). E sarà anche divertente ascoltare qualche protagonista dell'acquisto di quell'area di Rho, magari candidato sindaco.


Re: Come salvare (forse) Città Studi
19/11/2015 lorenzo
Non so se la zona est di Milano ha fatto qualcosa di male ai politici: avevano cominciato a promettere la città del gusto al posto dell ex macello, ma scherzavano. Poi avevano promesso la biblioteca europea a pta Vittoria, naturalmenete era uno scherzo. Anzichè aggiungere i servizi sono iniziate le chiusure: chiuso il ciack, chiuso l'istituto di arti grafiche. Chiusa la mensa del poli, via il Besta via l'IT (*) oi ora se ne va la statale e (siccome mancava la cicliegina sulla torta) Boeri ha proposto di portare a Rho anche la città metropolitana. Consiglio i cittadini di legare bene le biciclette la sera, altrimenti Maroni, Pisapia o Boeri le portano a Rho,
*= c'è un grande ospedale pubblico a ovst (SCarlo) uno a sud (SPaolo) due a Nord (Niguarda e Sacco). A Est niente. Quindi è ogico portar via TUTTE le cliliche che ci sono: via il Besta e il IT, sempre più vuota la Mangiagalli, il Monzino al CERBA... Intano la zona 3 è piena di servizi che sarebbero vergogna a Bankok (l'ortomercato) e zone dismesse (rubattino, ex maserati ecc). La destinazione dell'area di Rho ha più dignità di quelle delle altre aree urbane abbandonate da decenni?


Re: Come salvare (forse) Città Studi
29/10/2015 Paolo Morandi
Segnalo questo evento che si terrà presso il COnsiglio di Zona 3 in via Sansovino 9 il 6/11 alle 20.45

Ciclo di incontri su DopoExpo e Zona 3
Quale futuro per Città Studi?

Prendendo spunto dal raffronto Esposizione Internazionale 1906 ed Expo2015, l'occasione anche per ragionare sul futuro di Città Studi interessata dal dopo-expo per il trasferimento della Statale su quelle aree.
Intervengono:

Stefano Boeri....... Architetto
Gabriele Mariani...Pres.Comm.Urbanistica Zona 3
Franco Sala......... Ideatore della mostra "Expo 1906"

Modera:
Silvia Botti.............Direttrice della rivista ABITARE

in contemporanea sarà esposta la mostra "Expo 1906" a cura di Franco Sala / Acli Lambrate
---

Si vuole ragionare insieme ad esperti e cittadini su quali saranno i possibili scenari futuri del proprio territorio a seguito del trasferimento presso le aree di Expo delle facoltà dell’Università Statale attualmente dentro Città Studi.

Molto si sta discutendo su quale possa essere la migliore strategia per valorizzare le aree di Expo 2015 a Rho.
Poco invece si è ancora detto sui possibili destini di queste aree dentro il cuore della città che potrebbero vedersi in parte svuotate da importanti attività.
Unico soggetto istituzionale che indirettamente è entrato nel merito della questione è CDP (Cassa Depositi e Prestiti) che ne prefigura l’intera valorizzazione immobiliare evidenziando però le criticità per il buon esito dell’operazione determinate dalla presenza sugli immobili in Città Studi di un vincolo del MIBACT (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo).

Primo incontro : Expo 1906 - 2015 a confronto.
Nei successivi incontri si vorrà ragionare più in dettaglio su cosa è Città Studi oggi e cosa sarà domani, in particolare le aree interessate dal possibile trasferimento di funzioni.


Re: Come salvare (forse) Città Studi
29/10/2015 Vittorio Colaneri
Dateci ua mano?
Per me, non ci sono dubbi!
Saluti.


Re: Come salvare (forse) Città Studi
28/10/2015 Beppe Caravita
Caro Vittorio,

Noi di Z3xmi condividiamo l'idea di una partecipazione attiva sulla questione Città Studi. Soprattutto ora che le scelte sono in corso. Per questo ci faremo parte attiva per la costruzione di un comitato di persone autorevoli della zona. E vi terremo informati. Dateci una mano!
Beppe Caravita


Re: Come salvare (forse) Città Studi
28/10/2015 Paolo Burgio
Non mi risulta che sia ancora stato costituito alcun comitato di cittadini come Erika suggerisce.
La questione è di rilevante importanza cittadina e coinvolge le amministrazioni milanese, di Sesto San Giovanni e della Regione Lombardia.
Credo sia assolutamente importante che i cittadini abbiano modo di chiedere un confronto serio e proficuo con le amministrazioni coinvolte e che un comitato di scopo presenti un assoluto valore per la comunità. Invito quanti abbiano interesse all'argomento a segnalarlo su queste pagine. Grazie.


Re: Come salvare (forse) Città Studi
28/10/2015 Erika
Buongiorno, qualcuno è a conoscenza di un eventuale comitato della zona che si occupa di far sentire la voce di quei residenti che ritengono assurdo spostare INT e Besta nel momento in cui si libererà lo "spazio" della Statale?
grazie


Re: Come salvare (forse) Città Studi
27/10/2015 Vittorio Colaneri
Mi sono rifatto un giro del Politecnico: è immenso. Secondo me, l'80% degli studenti in zona è composto da studenti di ingegneria ed architettura del Politecnico( più medicina ). Quindi, il grande problema, invece, è l'I.N.T. ed il Besta. Quest'ultimo, potrebbe sfruttare gli spazi lasciati liberi dalla Statale, mentre per l'I.N.T. non si capisce la scelta: ha bisogno solo di qualche aggiustamento. Che senso ha spostare queste strutture in periferia?? Non si pongono il problema logistico dei parenti di pazienti spesso lungodegenti ?? Qui ci sono centinaia di alberghi, case di accoglienza convenzionate etc... Mah....


Re: Come salvare (forse) Città Studi
27/10/2015 valeria casacci
Evviva l'idea di una mobilitazione pacifica ma forte per far sentire il nostro parere. O vogliamo ridurre la città al "quadrilatero della moda"? In questo quartiere, già degradato da trent'anni in qua, resta un unico vanto: legioni di studenti che rallegrano il cuore, e due mostri sacri di competenza ed efficienza, quali il Besta e l'Int. Vogliamo che tutti i milioni di utenti girino per la provincia, si sobbarchino ulteriori trasferimenti lasciando qui per anni il vuoto in attesa di qualche bella invenzione commerciale? Io al Besta ci ho studiato come medico, all'Int sono entrata come paziente, a 300 metri ci vivo. Per me, e per tanti, sono orgoglio e motivo di vanto. Ditemi cosa bisogna fare.


Re: Come salvare (forse) Città Studi
25/10/2015 Isabella
In effetti potrebbe essere un'idea "riunificare il Politecnico" e riportare i pezzi ora in Bovisa (non Bicocca) al Polo Leonardo. Da Bovisa è già quest'anno "migrata" una parte di Architettura tornando in Leonardo perchè gli affitti degli edifici in Bovisa non erano più sostenibili. Ora in Bovisa lato via Durando (Ingegneria è dall'altra parte della ferrovia) è rimasta solo la Facoltà del Design relegata in una parte del Campus ridotta, senza Aula Magna e con un ingresso secondario su cui non è più neanche scritto Politecnico. Il Campus è stato letteralmente "tagliato in due" con transenne di ferro e un'aria davvero triste.
Sarebbe dunque interessante pensare di far convergere la Facoltà del Design in Piazza Leonardo ad occupare edifici lasciati dalle facoltà Scientifiche della Statale.

Ma che tempi avrà tutto questo? Saremo ancora vivi?


Re: Come salvare (forse) Città Studi
18/10/2015 Vittorio Colaneri
Ma resterà anche il CNR di via Ampere e di via Celoria?


Re: Come salvare (forse) Città Studi
15/10/2015 Vittorio Colaneri
Ottima idea. Aggiungo, per il Polo di Sesto l'assurdità di una spesa del genere in tempi in cui ci chiedono continui sacrifici. Poi, l'Int ha solo bisogno di pochi interventi e, non ultimo, c'è da considerare la logistica per i parenti dei pazienti, e Sesto non mi sembra all'altezza rispetto a città studi.


Re: Come salvare (forse) Città Studi
15/10/2015 Alessandro Baldini
L'ipotesi prospettata mi sembra buona.Voorei aggiungere qualche considerazione rispetto al Poli; da pochi anni è stato sviluppato un nuovo polo alla Bicocca. Concettualmente non male ma troppo limitato dalla ferrovia. Gli studenti (mio figlio ha preso la triennale in quella sede) sono tenuti in capannoni parzialmente attrezzati, con aule molto grandi (come è nella tradizione) ma poste su un unico piano orizzontale (difficile visione dell'insegnante) ed in un contesto abbastanza squallidino e privo di servizi adatti ai numerosi studenti.
Perchè no riaccorpare il Poli in un'unica sede: quella dicui si sta trattando nell'articolo; non saprei dire se per architettura non potrebbe valere la stessa ipotesi.
Comunque l'ipotesi della Città della salute in questa zona mi convince di più di quella di spostarla a Sesto.
Piano sarà pur bravo, le sue ipotesi saranno anche giuste ma assai costose .......


Re: Come salvare (forse) Città Studi
15/10/2015 Alessandro Baldo
L'ipotesi prospettata mi sembra buona.Voorei aggiungere qualche considerazione rispetto al Poli; da pochi anni è stato sviluppato un nuovo polo alla Bicocca. Concettualmente non male ma troppo limitato dalla ferrovia. Gli studenti (mio figlio ha preso la triennale in quella sede) sono tenuti in capannoni parzialmente attrezzati, con aule molto grandi (come è nella tradizione) ma poste su un unico piano orizzontale (difficile visione dell'insegnante) ed in un contesto abbastanza squallidino e privo di servizi adatti ai numerosi studenti.
Perchè no riaccorpare il Poli in un'unica sede: quella dicui si sta trattando nell'articolo; non saprei dire se per architettura non potrebbe valere la stessa ipotesi.
Comunque l'ipotesi della Città della salute in questa zona mi convince di più di quella di spostarla a Sesto.
Piano sarà pur bravo, le sue ipotesi saranno anche giuste ma assai costose .......


Re: Come salvare (forse) Città Studi
13/10/2015 Vittorio Colaneri
La zona con Medicina e Politecnico resterà comunque ricca di studenti, quindi,se non ho capito male,la zona perderà un numero limitato di ragazzi. Ditemi se ho capito male.
Gravissima è la perdita di Besta e Itn, ma non pensavo avessero già deciso.
Occorrerà mobilitarsi.


Re: Come salvare (forse) Città Studi
13/10/2015 Beppe Caravita
A Città Studi, confermo rimarrano Poli e medicina. Ma tutta Scienze, oltre a Besta e Int andranno via per decisioni dall'alto. Non è un po' troppo.

Aspettiamo comunque l'ufficializzazione dell'operazione sulla Statale. Poi si potrà avviare l'iniziativa.


Re: Come salvare (forse) Città Studi
13/10/2015 Vittorio Colaneri
È vero che a Città Studi rimarrà, comunque, Medicina e tutto il Politecnico?


Re: Come salvare (forse) Città Studi
12/10/2015 Vittorio Colaneri
Z3xMi,rendiamoci visibili anche noi comuni mortali: raccolte di firme,mobilitazione pacifica ( non c'è bisogno di dirlo ), e tutto quanto serve per non rendere la nostra Zona più buia.


Re: Come salvare (forse) Città Studi
12/10/2015 Vittorio Colaneri
Assurdo.
Milano sempre più giù. Investimenti inutili e dannosi destinati a lasciare la città periferia della periferia.
Una zona prestigiosa della città abbandonata e studenti in batteria di allevamento contentrati in quel di Rho. Mi auguro che i politici di turno ci ripensino, se non vogliono voti 0 alle prossime elezioni. Il mio, sicuramente sarà vincolato all'esito di questa vicend. Invito tutti i redidenti ad una mobilizzazione pacifica ma ferma, come è stato per gli alberi di Piazza Aspromonte.
Soprattutto, chiediamo l'ausilio delle tante persone " visibili " che vivono a ridosso di Piazza L. da Vinci.


Re: Come salvare (forse) Città Studi
10/10/2015 Valeria Milani
Un altro passo per spopolare le citta' insieme ai centri commerciali anche le università vengono costruiti nel mezzo di niente.Oltre al danno economico x una zona della ciitta'dove con l'allontanamento degli studenti l'indotto crollelra ,bar affitti case e tutto quanto gira intorno agli studenti non esisterebbe piu'o,creando gravi danni economici in questa zona.Perdita di contatti con la città' per gli studenti.


 
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