Il Parlamento Europeo riconosce l'acqua un diritto e un bene comune

Approvata dal Parlamento Europeo una risoluzione a seguito della campagna lanciata dai movimenti dell'acqua pubblica. L'acqua è un diritto e non può essere considerata una merce da mettere sul mercato.

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chiare acque

Nell'ottobre del 2012 avevamo dato l'annuncio ( articolo)  della campagna promossa in Europa dai movimenti per l'acqua pubblica e in Italia dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua per chiedere il riconoscimento politico dell'acqua come bene comune in quanto essenziale alla vita.

Una campagna basata sull'ECI – European Citizens Initiative –o ICE - Iniziativa dei Cittadini Europei -, lo strumento previsto per attuare una partecipazione democratica alla vita pubblica a livello europeo. Questa sull'acqua (RightWater2- ICE 2014/2239) è la prima iniziativa ad avere soddisfatto i requisiti stabiliti dal regolamento europeo in materia, nonché la prima a essere stata presentata in un'audizione al Parlamento, dopo aver ricevuto il sostegno di quasi 1,9 milioni di firme.

La risoluzione non ha valore legislativo, ma impegna la Commissione Europea, ossia il governo europeo e gli stati membri, a tener conto delle richieste formulate dai cittadini emanando norme e direttive che rendano effettivo il rispetto del diritto all'acqua come bene universale, anche rivedendo la Direttiva Europea sull'Acqua (Direttiva 2000/60/EC) attualmente in vigore.

La risoluzione approvata, di cui era relatrice una giovane parlamentare irlandese, Lynn Boylan, del gruppo GUE NGL, richiama il governo europeo e gli stati membri al rispetto di una numerosa serie di principi e condizioni per rendere effettivo e concreto il diritto all'acqua bene comune, tra i quali si cita:

- un'adeguata e trasparente informazione su questa Iniziativa dei Cittadini Europei per il diritto all'acqua e sulle azioni che verranno messe in atto per affermare questo diritto

- l'esclusione dei servizi idrici e igienico-sanitari dalle direttiva sulle concessioni in quanto servizi di interesse generale, che devono essere gestiti tutelando la proprietà pubblica e garantendo il diritto all'acqua a tutte le fasce di popolazione, a prescindere dal reddito

- l'esclusione dei servizi idrici in modo permanente da qualsiasi accordo commerciale, garantendo che tali servizi siano forniti a prezzi accessibili e gestiti sotto il profilo tecnico, finanziario e amministrativo in modo efficiente, efficace e trasparente, favorendo il ricorso a modelli di gestione pubblica della risorsa acqua, non solo relativi all'erogazione di acqua potabile, ma anche agli usi irrigui, al trattamento delle acque urbane e delle acque di scarico

In particolare ricordando che l'acqua non può essere considerata merce di scambio, a risoluzione invita la Commissione Europea a escludere in modo giuridicamente vincolante i servizi idrici dai negoziati in corso tra Europa e Stati Uniti sugli accordi di libero scambio (TTIP) e sugli accordi per i servizi (TISA), facilitando invece il livello di partecipazione pubblica alla gestione delle risorse idriche a tutela dell'interesse dei consumatori. La piena attuazione del diritto all'acqua, al suo uso razionale ed efficiente, allo sviluppo dei trattamenti delle acque di scarico per una miglior salvaguardia dell'ambiente, richiederà che vengano messi a disposizione ingenti finanziamenti e la risoluzione auspica che vengano utilizzati partenariati pubblico-pubblico o pubblico-privato, sviluppando cooperazioni tra gli operatori del settore senza scopo di lucro, favorendo lo sviluppo sociale e le opportunità di lavoro in base a criteri di trasparenza, assunzione di responsabilità e partecipazione quali strumenti per migliorare le prestazioni, la sostenibilità e il rapporto costi-benefici dei servizi idrici.

Qualcuno mi chiederà: come mai questa attenzione dedicata ad una risoluzione europea, di cui nessuno ha dato notizia, invece che agli avvenimenti e alle notizie della zona 3 di Milano di cui siamo soliti occuparci?

Innanzitutto perché nessuno ne parla. Il successo di un'iniziativa popolare europea a favore dell'acqua pubblica mi sembra un evento da segnalare, significativo dell'importanza crescente che la partecipazione dei cittadini a tutela dei beni comuni sta assumendo con sempre maggior evidenza, nel vuoto di attenzione che la classe politica riserva all'interesse concreto dei cittadini.

Poi perché il Parlamento Europeo ha accolto una risoluzione che invita a rivedere totalmente le scelte della politica europea in materia di servizi pubblici. Il criterio della privatizzazione, imposto dalla troika e tuttora perseguito come unica soluzione che l'austerità impone a paesi,  messo in discussione e rifiutato. In effetti è assodato il fatto che le privatizzazioni non hanno mai portato alcun vantaggio agli utenti in termini di costi, efficienza e sostenibilità dei servizi. Sono fortemente caldeggiate e promosse dalle lobbies degli operatori privati, in vista degli ingenti profitti attesi quando si può operare in condizioni di assoluto monopolio, ossia in totale contraddizione con le regole del libero mercato, sempre invocate quando si parla di privatizzazioni.

Poi perché il nostro premier si fa paladino in materia di servizi pubblici dei dettami della troika e dell'austerità e temo che se non sarà la cittadinanza ad opporsi attivamente con petizioni, mobilitazioni, richiami all'osservanza delle indicazioni espresse anche in sede europea, il bene comune e l'interesse dei cittadini verrà ben poco rispettato.


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