Dalle ortiche alle biciclette….

Pubblichiamo una storia, piccola, vera. Una storia di Lambrate, un quartiere periferico forse, ma vivo e che vanta con orgoglio una forte identità e una bella e ricca storia di condivisione e partecipazione. Una storia in cui molti “lambratesi” si riconoscono, ma che probabilmente i politici che sobillano divisioni e insofferenza non conoscono affatto. ()
via Conte Rosso
Accade che esperienze che facciamo o che ci sfiorano per periodi più o meno lunghi, mettano un seme in noi, che riposa sul fondo tranquillo della coscienza, fino a quando un vento nuovo, acque di quotidianità ormai sedimentate, un’occhiata di sole di entusiasmo che ci scuote dal sonno e… il seme preme per uscire e creare qualcosa di nuovo. 

Era un seme di ortica.

E così, più o meno consciamente le ortiche hanno messo radici a Lambrate; sembravano morte con Anny e poi con Sauro, e invece no.

Un po’ di tempo fa, per quelli che c’erano e se lo ricordano, all’angolo tra via Conte Rosso, Saccardo e via dei Canzi, un crocicchio di vie con un occhio al campanile e uno ai circoli, ai sindacati e alla Cappelletta, c’erano due o tre vetrine senza troppe pretese, di libri: “Alle Ortiche” diceva l’insegna e forse anche “Circolo culturale Anny P. Parodi” se la memoria non mi inganna.

Una sorta di libreria, spazio culturale aperto, di lettura, ricerca e non solo. Soprattutto uno spazio aperto in cui entrare e, perché no, bere qualcosa, fumare una sigaretta (ancora si poteva farlo) sfogliare un libro o chiacchierare con Anny, Sauro o con altri che via via entravano lì.

E poi, a seconda dell’ora, poteva essere sede di incontro per il giornale di zona che pubblicavano allora, Milano 12, o un luogo dove si parlava, si rideva, si litigava e anche si faceva cabaret…

Chi se la ricorda quella scala che serviva a Sauro, che molto alto non era, a prendere i libri negli scaffali? Ebbene, quando ci saliva sopra Liborio, detto “Libba”, che basso proprio non era, e cominciava i suoi show fatti di imitazioni, battute, canzoni.. per gli altri era da morir dal ridere!

Una sorta di “punto rosso” a Lambrate, dove ci si trovava anche per poi uscire fuori nella notte, ad attacchinare qualche manifesto o a vedere cosa era successo al Leoncavallo o in zone più calde.

Quando verso sera uscivi dal lavoro, prima di tornare a casa era una tappa fissa, c’era sempre qualcuno con cui parlare, potevi scoprire dei testi di cui tutti ignoravano l’esistenza, ma che la profonda cultura di Sauro o di Giuseppe ti spiegavano come se fossero favole, si facevano incontri interessanti. Poi sono passati gli anni, cambiati i tempi, Anny ci ha lasciati, e poi anche Sauro ha deciso di chiudere.

Mi rimane il rimpianto di un posto così, che a Lambrate non c’è mai più stato.

Così, quando Leonetto, che all’epoca delle Ortiche era poco più che un ragazzino, ha aperto “Mirna Cicli” di fronte all’edicola della Viviana, tra Conte Rosso e Rimembranze, la prima cosa che ho pensato è stata che stavano per spuntare le ortiche, sì, perché, apparentemente non c’è nesso fra le due cose, ma chi ci conosce sente che è una sorta di eredità.

Infatti, le biciclette sono importanti, ma quello che c’è davvero li dentro è la voglia di dare un’opportunità a chi ci passa per parlare, raccontare di se, insegnare quello che una vita di lavoro può aver lasciato, piangere o ridere di gusto, sporcarsi le mani, ed essere contenti per quello che si è creato… È la voglia di dedicare del tempo a cercare un mozzo in giro per le valli della Liguria, o per rompere i coglioni a tutti i vecchi ciclisti perché ci regalino un segreto. E ci si ferma volentieri, dopo il lavoro o il sabato mattina a vedere semplicemente chi c’è li dentro, con il pretesto della bici bucata.

E non è forse questo che semplicemente andiamo cercando?

Grazie Leo.


Commenta

 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha