M4: quando la voce è una sola! Ma il Comitato Argonne-Susa non ci sta.

Nei giorni scorsi sono usciti degli articoli su Corriere e Repubblica in cui si riprendeva una Conferenza Stampa di Maran e della Bisconti a proposito di M4. In toni trionfalistici inneggiavano ad un accordo tra il Comune ed i Comitati. Intanto proprio oggi hanno iniziato, nell'assoluta ignoranza da parte di MM, la posa delle cesate definitive, in barba al processo partecipato sul perimetro di cantiere ed alla richiesta del Comitato di limitare il cantiere alla sola area di ispezione per la bonifica ordigni bellici (BOB) che nel suo iter richiederà tre mesi ed impegnerà solo le aree di scavo.
Ecco la risposta del Comitato Argonne-Susa.
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I 170 alberi salvati e quel che ancora rischia di morire invano...

Come stanno le cose: il punto di vista del Comitato.

Ascoltando le dichiarazioni degli Assessori Maran e Bisconti di giovedì e, ancor più ascoltando la radio e leggendo i giornali di ieri mattina (venerdì), sembra che sia già tutto fatto, che siano tutti d'accordo, che i Comitati siano stati ascoltati, i problemi risolti... quando invece sappiamo bene che tutto è ancora da fare e che questo è solo l'inizio di un percorso (che ci auguriamo le istituzioni siano determinate a percorrere fino in fondo).

Riguardo al progetto e alla realizzazione di M4, non bisognerebbe mai dimenticare che la “questione alberi” è solo una delle tante gravi questioni che le istituzioni sono tenute ad affrontare con responsabilità, nella tutela dell'interesse pubblico.  

I 170 sono un segnale positivo, se sono il primo passo, ma non possiamo "accontentarci". Tutte le altre inutili e gravi perdite devono essere evitate!

Già, perché va ricordato che, per risparmiare i 170, non è stato cambiato il tracciato, ma solo rivisto il progetto di cantierizzazione. I 170, insomma, sarebbero stati tagli che una buona progettazione non avrebbe previsto già da principio. Sarebbero morti invano...

Già, perché non si sta chiedendo di non realizzare l’opera, ma si sta chiedendo che quest’opera si faccia bene, possibilmente nel migliore dei modi. Come dovrebbe essere del tutto normale, in fondo...

Le associazioni e i comitati, con grande impegno, questo stanno chiedendo.

Qualcuno ieri ha parlato di “accordo raggiunto con i comitati”. Ma quale accordo?

L’unico a cui possiamo pensare è l’accordo che le istituzioni stipulano, alla loro origine, con i cittadini sulla garanzia ad operare nell’interesse della collettività. Sarebbe meglio dire, allora: “accordo rispettato”.

Nelle città europee, le grandi opere, i grandi cantieri, sono spesso l’occasione di sperimentazione tecnica, messa in campo di professionalità e competenze di eccellenza, occasione di riqualificazione del territorio, elaborazione di nuovi sistemi gestionali e organizzazione del lavoro e dei cantieri.

Un progetto nato male e portato avanti con una vicenda, approdato in un’epoca di recessione economica, non è una buona premessa. Le responsabilità sono molte nel passato e nel presente.

Ma una cosa è certa, oggi va fatto tutto il possibile.

Gli aspetti da considerare sono molti

• per salvare da inutile morte pezzi di spazio pubblico e le funzioni che ospitano;

• per ripensare fasi delle lavorazioni che consentano limitarne l’impatto sulla vita del quartiere (come in parte è stato fatto, suspinta dei comitati);

• con un’organizzazione del cantiere che non ne faccia un luogo di degrado, ma di qualità e che garantisca alcune funzioni essenziali per la vita del quartiere;

• con la scelta di soluzioni viabilistiche più sostenibili;

• con il recupero e l’allestimento immediato di nuove aree pubbliche che compensino quelle che saranno inevitabilmente cancellate per anni dagli scavi;

• con la redazione di un progetto di spazio pubblico per il dopo lavori di grande qualità

E poi andranno garantiti l’informazione ai cittadini, il rispetto dei tempi, il conrollo dei costi, della qualità (della sicurezza del lavoro, la qualità delle opere, il decoro delle aree di cantiere).

Tante sono le questioni che è doveroso vengano affrontate e risolte da Amministrazione, MM ed M4, per il ruolo che queste istituzioni coprono e non per magnanimità o “concessione” ai cittadini.

Cittadini che, in questo momento, uniti in associazioni e i comitati stanno mettendo a disposizione delle istituzioni e della collettività il proprio tempo e le proprie professionalità.

Non lasciamo confondere le acque dalle dichiarazioni trionfalistiche delle istituzioni, dai megafoni spesso purtroppo acritici e superficiali della stampa, c’è ancora tanto lavoro da fare!


il Comitato Argonne-Susa


In allegato l'articolo di Repubblica e del Corriere

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Re: M4: quando la voce è una sola! Ma il Comitato Argonne-Susa non ci sta.
15/05/2015 Associazione MetroxMilano
Dovrebbero essere recinzioni ancora provvisorie, necessarie ad effettuare lo spostamento sottoservizi,i quali vanno toccati anche oltre l'area di cantiere.

Un tubo della fogna, ad esempio, per essere spostato necessità di giunti che si trovano fuori dall'area di scavo. La presenza di New Jersey è ovviamente per questioni di sicurezza anche vista la delicata posizione. Le cesate finali, sono quelle in corso di definizione nel workshop.

Capisco che non sia necessario sapere come si effettuano questi lavori, ma creare allarmismo ogni volta che si muove una foglia è scorretto e, alla lunga, indebolisce anche le richieste legittime.


Re: M4: quando la voce è una sola! Ma il Comitato Argonne-Susa non ci sta.
15/05/2015 Emanuele Breveglieri
Eh, ma purtroppo ci sono leggi, regolamenti e disposizioni da rispettare o vogliamo fare tutto in deroga come Expo? Ieri, per esempio, hanno iniziato la cantierizzazione di viale Argonne e già ci siamo accorti di quanto siano cialtroni:
1: rispetto ai progetti pubblicati sul proprio sito da M4 i New Jersey (da Largo Porto di Classe a via Negroli) hanno occupato almeno 40 metri lineari in più e sono avanzati sulla superficie ad autobloccanti riservata ai posti auto. Intanto, contemporaneamente, hanno chiuso una parte di via Negroli Risultato? 250 posti auto in meno dalla mattina alla sera.
2: Non hanno rispettato le disposizioni della Sovraintendenza in merito alla protezione delle piante incluse nel cantiere (obbligatorie, non suggerimenti) e alla distanza minima dai tronchi dei manufatti dei cantieri stessi (hanno messo i New Jersey sulle radici esposte).
3: alla richiesta: "scusate dov'è il responsabile del cantiere" non c'è stata nessuna risposta da parte degli operai: nessuno di loro comprendeva l'italiano. Interpellato telefonicamente il responsabile comunicazioni di MM, il RUP e il segretario di Maran o non c'è stata risposta o sono "caduti dal pero"

Questo è l'inizio. Io la M4 la voglio, non voglio imprese di cialtroni e illegalità nel realizzarla, tutto qui.


Re: M4: quando la voce è una sola! Ma il Comitato Argonne-Susa non ci sta.
12/05/2015 Associazione MetroxMilano
Chiedere il rispetto dei tempi e, parallelamente, pretendere continui rinvii è un giochetto che sta stfando. Gli 88 mesi sono partiti a gennaio 2015. Non c'è stato nessun fermo del cronometro e si stanno utilizzando preziosi mesi che erano stati previsti per eventuali ritardi nella realizzazione. Qua i soldi sono in larga parte frutto di mutui e le banche non perdoneranno ritardi nell'apertura non giustificati (e tali sono quelli in atto ora). Alla fine avremo la metro 4 ancora più tardi e ci toccherà pure pagare. Tutti soldi che si possono invece investire nella qualità finale dell'opera, se proprio vanno aggiunti.
Assurdo anche pretendere che dopo il lavoro di cesello sulle 170 piante in meno (parliamo di piante, incluse picccoli arbusti, e non di soli "alberi secolari")si chieda ancora una diminuzione, l'opera DEVE essere realizzata e la si deve fare in SICUREZZA!

E non citate l'Europa, a Berlino, ricordiamo per la 100° volta, stanno realizzando la U5 sotto il loro celeberrimo viale Unter Der Linden, dove i "linden" sono alberi che sono stati in parte tagliati per far spazio ai cantieri. Ancora peggio nell'Alexander Platz dove l'ecatombe è stata gigatesca, con l'aggravante che i lavori hanno sforato drammaticamente tutti i cronoprogrammi fatti. Ma gli esempi sono moltissimi in tutta Europa. Dalla verde Vienna a Budapest, gli alberi si tagliano, si costruisce e si ripianto anche in misura maggiore.


 
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