La via della desolazione
Il povero Roberto Ardigò, prete spretato, psicologo, filosofo, pedagogista, massimo esponente del positivismo italiano, scomunicato per le sue idee dalla Chiesa cattolica, morto suicida a 92 anni nel 1920, sfortunato in vita, continua a essere sfortunato in morte.
La via commemorativa che la toponomastica milanese gli ha riservata, posta a congiungimento del viale Corsica con il cavalcavia Buccari lungo una massicciata ferroviaria, è sempre stata un luogo di estremo degrado della periferia urbana, strada mai completata e divenuta negli anni passati campo di sopravvivenza per poveri nomadi senza fissa dimora, stretto tra la ferrovia a est e il muro di confine della proprietà dell’Istituto pei Figli della Divina Provvidenza (Pratone compreso) a ovest, con due cancelli, a nord e a sud, quasi a chiudere un lager.
Oggi, primo maggio, in via Roberto Ardigò si sarebbe dovuta inaugurare la nuova stazione ferroviaria Forlanini FS, quella che attraverso il Passante dovrebbe portare a Expo i visitatori che sbarcano a Linate. L’inaugurazione non ha avuto luogo, perché le cose non erano pronte; slitterà di qualche giorno, dicono al 7 maggio. Slittasse pure quanto vuole!
Nessuno rimpiangerà questa mancata inaugurazione.
La realizzazione della nuova stazione doveva essere l’occasione per riqualificare non solo la via ma un intero quartiere; è invece stato realizzato uno spazio pubblico di pessima qualità, che trasformerà la via Ardigò, almeno nel suo tratto iniziale, in un luogo di desolazione, presagio di nuovo e futuro degrado, con angoli che sembrano congegnati apposta per divenir pisciatoi maschili all’aperto, per non parlar poi della sicurezza di chi si trova a passare per un luogo così fatto nelle ore serali.
Il resto della via Ardigò, quello che va dalla nuova stazione ferroviaria all’uscita verso il cavalcavia Buccari, è e resterà per sette lunghi anni pista a servizio del cantiere che M4 ha da tempo aperto al Pratone. Nulla è dato sapere di come questo tratto di strada verrà sistemato al termine dei lavori. Il timore che continuerà a essere terra di nessuno non è infondato, visto come vanno le cose nella Pubblica Amministrazione. Nessun progetto prevede infatti la sua sistemazione.
La speranza è che la via Ardigò, al termine dei lavori per la costruzione di M4, venga sistemata lungo tutta la sua lunghezza con un progetto di riqualificazione degno di questo nome; la speranza è che i pubblici amministratori abbiano un sussulto di dignità e assumano un impegno al riguardo; la speranza è che essi presentino un progetto di sistemazione finale dell’area del Pratone (ferita tuttora aperta nel quartiere per la sua inutile distruzione), dell’area antistante le stazioni M4 e FS e dell’intera via Ardigò appunto, che da quelle aree non può prescindere, e lo presentino al più presto, così che i cittadini sappiano e possano dir la loro.
Validio Bertesaghi (Comitato Pratone)